Sviluppare app aziendali mobile: 5 errori comuni
L’aggiornamento di un portafoglio di app non è mai facile, ma se fatto bene può essere un vantaggio per un’azienda (o una scuola o un’altra organizzazione) promuovendo la produttività, l’impegno dei dipendenti e la soddisfazione del cliente. Mentre molte organizzazioni ora si concentrano regolarmente sullo sviluppo di app aziendali mobile, solitamente sviluppate per l’implementazione nel cloud, non tutti i tentativi vanno a buon fine.
A volte i dipendenti o i clienti rifiutano nuove applicazioni. In altri casi gli utenti decidono di aggirare le applicazioni aziendali in modo da poter svolgere le attività senza neppure usarle. Quando le iniziative alla base di un’applicazione falliscono, lo fanno solitamente per alcuni e precisi motivi e ne abbiamo scelti cinque che riteniamo essere i più comuni e importanti da segnalare.
Costruire invece di acquistare
Una dei più grandi idee sbagliate nella definizione di una strategia aziendale per l’impresa è pensare di dover costruire tutto internamente. La necessità di applicazioni personalizzate progettate per specifici processi interni proprietari è una visione a lungo termine. Per anni, se non decenni, questo livello di sviluppo interno non era una scelta, bensì una necessità.
Anche quando le soluzioni di terze parti erano parte dell’equazione, molti richiedevano un’ampia personalizzazione. Il risultato? Molte grandi organizzazioni sono convinte ancora oggi di dover sviluppare in casa le proprie applicazioni.
Non è così. Nell’attuale mondo mobile-centrico e cloud-based questo approccio è in gran parte obsoleto. Con servizi cloud altamente capaci e flessibili che offrono le proprie API e SDK, è facile prendere prodotti esistenti, collegarli e progettare soluzioni in tempi molto brevi. La principale necessità qui è di comprendere veramente i flussi di lavoro degli utenti.
Ci sono anche applicazioni che le aziende possono ora lanciare con una personalizzazione davvero minima. Concur, la soluzione per la gestione delle spese basate su cloud, ADP o addirittura la suite di strumenti di Google sono soluzioni complete che si inseriscono facilmente in una strategia di app mobile. Non c’è bisogno di sviluppare da zero quando gli strumenti giusti sono già disponibili e aggiornati regolarmente.
Partire troppo in grande
Quando si tratta di decidere quali applicazioni distribuire, pensate in piccolo. Ciò aiuta a evitare un grande errore, ovvero considerare il termine “grande” come la parola d’ordine. Come prima cosa molte organizzazioni cercano di spostare le loro applicazioni più importanti e più diffuse sul mobile (e sul cloud), o tentano di sviluppare troppe applicazioni contemporaneamente. Oppure fanno entrambe le cose.
Questo è un errore. L’importante infatti è iniziare dalle cose piccole e semplici. In questo modo gli sviluppatori, il team IT e gli utenti finali possono stare al passo con i cambiamenti fatti, imparare in corso d’opera e affrontare sfide in situazioni di piccole dimensioni, invece di trovarsi subito a fare i conti con sistemi mission-critical.
Non coinvolgere gli utenti
La tendenza alla consumerizzazione dell’IT implica che gli utenti utilizzino la tecnologia in prima persona per creare soluzioni e flussi di lavoro in autonomia. Ciò rende cruciale riconoscere che gli utenti finali delle applicazioni aziendali sono i principali azionisti di ogni progetto di app. La ragione è semplice: se un’applicazione non soddisfa le loro esigenze o offre un’esperienza utente non all’altezza, gli utenti non la utilizzeranno. Peggio ancora, troveranno soluzioni che potrebbero essere meno sicure e non in grado di integrarsi con altre soluzioni.
Incoraggiare gli utenti può essere semplice, anche perché basterebbe il più delle volte invitarli a una riunione o due. È necessario comprendere le loro funzioni di lavoro, i requisiti, i punti deboli (che dovreste cercare di risolvere) e i flussi di lavoro. Dando ascolto agli utenti per alcuni giorni o una settimana, facendo domande e impegnandovi a rispondere alle loro esigenze, potrete comprendere veramente cosa debba fare un’app.
Un altro modo per capirlo è guardare alle specifiche e ai requisiti della sua controparte desktop (se già esistente), in modo da ottenere una comprensione ancora più profonda di ciò che è necessario e da sviluppare un’applicazione in modo molto più efficace piuttosto che vedere semplicemente come lavorano gli utenti.
Tralasciare il discorso relativo all’infrastruttura
Questo errore viene spesso fatto con qualsiasi distribuzione di applicazioni, sia per il mobile, sia per l’ambiente desktop o per il web. A prescindere dai sistemi backend ai quali le vostre app si dovranno connettere (on premise, cloud privato, cloud pubblico, fornitore esterno ecc.), è necessario essere certi che il sistema scelto possa gestire il carico rappresentato dai nuovi utenti.
Inoltre bisogna essere sicuri che l’infrastruttura wireless sia abbastanza robusta per gestire ulteriormente il traffico generato da un’applicazione. Come per qualsiasi distribuzione, una delle opzioni migliori è un avvio graduale in cui i gruppi degli utenti ricevono l’accesso in periodi separati. Questo consente di visualizzare le esigenze del traffico e modificare l’infrastruttura in corso d’opera.
Non eseguire test su tutti i dispositivi
Questo errore rappresenta spesso una sfida molto particolare. Quando si sviluppa un’applicazione o si considera un prodotto esistente per la distribuzione, i test sono fondamentali. Nell’era del desktop questo era abbastanza facile. Si aveva infatti a disposizione un certo numero di workstation sulle quali l’IT aveva il controllo completo. Bastava testare sui desktop appropriati e si era a posto.
Mobile e BYOD hanno però trasformato tale approccio. Ora le aziende devono avere a che fare con una serie di dispositivi con diverse specifiche hardware, diverse dimensioni del display, diverse versioni del sistema operativo e applicazioni installate dall’utente. Nel caso di dispositivi BYOD e a uso misto è necessario confrontarsi anche con i dati personali presenti sui device e con il comportamento dell’utente. Ecco perché la fase di testing è diventata più critica.
Questo problema è particolarmente sentito con Android, che è uno dei motivi per cui iOS è più diffuso negli ambienti aziendali. La frammentazione del sistema operativo mobile di Google (si possono ancora trovare in azienda dispositivi con a bordo KitKat), nonché le personalizzazioni del produttore e un processo di aggiornamento piuttosto draconiano, complicano non poco le cose. Ciò significa che la vostra applicazione può funzionare perfettamente sui dispositivi più performanti come i Google Pixel o i più recenti Galaxy S di Samsung ma non su dispositivi più vecchi e meno potenti.
Da questo punto di vista iOS pone meno problemi perché esiste una serie limitata di dispositivi e Apple fornisce direttamente gli aggiornamenti del sistema operativo. Inoltre in ambiente iOS la frammentazione è quasi inesistente, tanto che alla WWDC 2017 di inizio giugno Apple ha annunciato che l’86% dei dispositivi iOS ha a bordo iOS 10. Tuttavia, possono esistere problemi con alcuni dispositivi Apple meno recenti a livello di hardware e di dimensioni del display.
Ci sono poi piattaforme mobile come Windows 10 Mobile o i tablet con a bordo Windows 10. Sebbene entrambe queste fasce di prodotti contino poco a livello numerico, testare software su di esse ha ancora senso.
L’hardware di prova dovrebbe includere idealmente ogni telefono di punta attuale e recente, una selezione dei più comuni dispositivi di fascia media dei maggiori produttori e, se possibile, un paio di dispositivi entry-level. Il mix dovrebbe includere una gamma di versioni OS datate negli ultimi tre anni e diverse configurazioni hardware.
Mettere tutto insieme
Le applicazioni enterprise sono una prospettiva emozionante e con enormi potenzialità per quasi tutte le organizzazioni. Offrono nuovi e migliori modi per svolgere attività, aumentare l’efficienza e la produttività e creare un impegno migliore per i dipendenti e per i clienti. Ma presentano una sfida. Se non funzionano bene o non soddisfano le esigenze degli utenti, rischiano di alienare dipendenti e dirigenti. Evitare questi cinque errori significa essere sulla strada giusta per una strategia di successo.