Sicurezza dei dati: come si comportano i dipendenti italiani?
A poco meno di un anno (25 maggio 2018) dall’entrata in vigore in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea del Regolamento Generale sulla protezione dei dati (GDPR), Kingston ha presentato i risultati di una ricerca commissionata all’istituto di ricerca One Poll per indagare sull’atteggiamento dei dipendenti delle aziende in Italia nei confronti della sicurezza dei dati.
Su un tema sempre attuale e a forte rischio come quello delle password, il 49% degli intervistati sceglie una password diversa per ogni dispositivo utilizzato (sia a livello personale che lavorativo), mentre il 32% sceglie solo due password differenti, una per l’attività lavorativa e una per la sfera personale.
Il lavoro da remoto e lo smart working, seppur rappresentino un aspetto molto positivo per certi versi, possono mettere a rischio le informazioni che portiamo con noi in dispositivi come PC, tablet, smartphone e chiavette USB. Secondo il 41% degli intervistati il metodo più sicuro di trasferire i dati è rappresentato da drive USB crittografati, mentre il 29% si affida ai servizi cloud. Poca la fiducia che invece viene accordata ai servizi online di trasferimento dati (11%) e alle normali chiavette USB (9%).
Sempre riguardo ai drive USB aziendali, il 41% dichiara di non utilizzarli mai per salvare i dati personali, mentre il 37% lo fa ma solo in casi di emergenza, mettendo comunque a rischio l’integrità del dispositivo. Vi è ancora un buon 22% che utilizza le chiavette aziendali per scopi personali senza porsi alcun problema.
Oltre all’hardware però c’è anche il software, ovvero l’aggiornamento dei propri dispositivi. Il 51% dichiara che solitamente procede con l’aggiornamento non appena riceve la relativa notifica, mentre il 10% rimanda continuamente l’avviso fino a quando sarà più libero; il 4% invece non esegue mai gli aggiornamenti.
Per quanto riguarda invece gli strumenti di sicurezza messi a disposizione dalle aziende come consulenza IT, training, toll sicuri per il trasferimento e lo storage di dati, il 62% si dice soddisfatto dell’impegno della propria azienda in questa direzione, mentre il 25% pensa che a livello centrale ci siano ancora molti passi da fare a favore della tutela dei dati.
Simili strumenti vanno però utilizzati e sfruttati nel modo giusto e su questo versante il comportamento dei dipendenti sembra andare nella giusta direzione. Il 48% di essi infatti segue scrupolosamente tutte le procedure IT richieste dall’azienda (il 36% ammette di osservarle quasi tutte), mentre il 9% non sa nemmeno quali siano queste direttive, forse a causa di mancanze comunicative da parte dell’azienda stessa o forse per la scarsa attenzione dei dipendenti.