Trademachines: ecco perché i robot non ci ruberanno il lavoro
“È evidente come l’asse della robotizzazione si sia notevolmente spostato a oriente sia per quanto riguarda la domanda che l’offerta. In Asia la richiesta di robot cresce tre volte più velocemente che nel resto del mondo e delle cinque aziende che producono i 4/5 del totale dei robot, tre sono Giapponesi. Inoltre il 70% degli automi venduti nel mondo è distribuito in Cina, Giappone, Corea del Sud, USA e Germania”.
È una delle conclusioni alla quale è giunta la ricerca Viva la Robolution realizzata da Trademachines, piattaforma B2B per l’e-commerce di macchinari industriali a agricoli usati. Lo scopo dello studio è di dimostrare come la robotizzazione all’interno della Industry 4.0 non faccia rima con disoccupazione, anzi tutt’altro.
In Germania, terzo mercato al mondo per la robotica, la disoccupazione è ad esempio calata del 37% dal 2009 al 2015, mentre nel solo mercato del lavoro dell’automotive americano i robot hanno creato 1,5 milioni di posti di lavoro. Tutto questo considerando che negli ultimi 15 anni il numero di automi venduti nel mondo è aumentato del 500% e, secondo la ricerca, nel 2099 il 70% dei lavoratori sarà automatizzato.
La ricerca passa anche in rassegna ai settori maggiormente interessati dall’automatizzazione. Circa l’80% del totale dei robot è impiegato in automotive (43%), elettronica (21%), metallo (9%) e chimica (7%). Presto però “i dispositivi automatici/robotizzati inizieranno a invadere la nostra vita anche in ambiti ben lontani dall’immaginario cyber come la sanità, i trasporti e perfino il mondo dell’arte: un’orchestra di robot ha già effettuato una performance a Manchester”.
Lo studio si chiude con uno sguardo al futuro, quando emergeranno sempre più preponderanti la collaborazione uomo-robot e l’avvento dei robot collaborativi (CoBots), che non lavoreranno più per gli uomini ma con gli uomini. “Le ultime frontiere del progresso informatico hanno dato fornito i robot di funzionalità sempre più complesse e sempre più simili a quelle dell’essere umano, come la capacità di percepire persone nello spazio circostante attraverso la tecnologia watch and learn”.