Stampa 3D: tante possibilità, ma anche rischi per le aziende
L’impatto potenziale della stampa 3D sull’economia è enorme, tanto che secondo il Wholers Report 2014 il giro d’affari totale della stampa 3D potrebbe generare 12,8 miliardi di dollari nel 2018 e superare addirittura i 21 miliardi nel 2020.
La crescita iniziale sarà stimolata dalla disponibilità di stampanti e scanner 3D a basso costo destinati ai consumatori, dispositivi che renderanno superflui l’uso di software specializzati e abilità di progettazione specifiche, prima indispensabili per creare un file pronto da stampare. In ogni modo, se consideriamo la quantità di opportunità per le imprese, anche nel settore dei prodotti di consumo e per qualunque azienda che tratta pezzi di scorta o di ricambio, la crescita finanziaria può essere sostanziale anche in questo campo.
Quindi, se da un lato la rivoluzione 3D apre una serie di prospettive stimolanti per le imprese, dall’altro pone un dilemma notevole, perché i titolari dei marchi sono ben consapevoli dell’impatto che tutto ciò potrebbe avere sui diritti di proprietà intellettuale. La natura stessa della tecnologia di stampa 3D, che permette la copia e la riproduzione di oggetti tridimensionali già esistenti, solleva numerosi interrogativi legati al rischio per la proprietà intellettuale, per i marchi commerciali, il copyright, i brevetti, i progetti depositati e il diritto di pubblicità.
“Ormai è chiaro che le aziende devono fare i conti con le ripercussioni della stampa 3D e le minacce reali di violazioni e furti di proprietà intellettuale a essa collegate. Se molti analisti hanno pubblicato previsioni positive per questa tendenza crescente, Gartner invece ha pronosticato che nel 2018 ci saranno mediamente 100 miliardi di dollari di perdite legate alla proprietà intellettuale causate dalla stampa 3D” ha dichiarato Ronda Majure, Vicepresidente di CompuMark.
Una delle fonti di rischio per i proprietari di marchi registrati sono i cosiddetti maker space, un fenomeno in crescita rappresentato da spazi fisici nei quali un consumatore può creare un proprio progetto e farlo poi stampare in un negozio o in un altro maker space online, oppure caricare i propri file 3D per farli stampare. Oltre ai maker space, esistono diversi siti di file sharing che permettono agli utenti di scambiarsi contenuti digitali, compresi file per la stampa 3D, spesso in modo anonimo.
Le aziende che creano prodotti con marchi molto conosciuti potrebbero essere quelle più a rischio. Per esempio, un utente può stampare un accessorio per un dispositivo mobile che reca il logo del dispositivo con cui deve essere utilizzato: questo fenomeno è sempre più frequente nei circoli legati alla stampa 3D e al mondo dei maker space.
I proprietari dei marchi devono essere consapevoli che oggi è possibile stampare oggetti che portano il loro logo, i quali però non hanno lo stesso livello di qualità del prodotto originale. Le ripercussioni sulla reputazione del marchio e sulla fiducia del consumatore in merito alla qualità del prodotto stesso sono potenzialmente significative.
Con tutte queste minacce che incombono sull’orizzonte della stampa 3D, cosa possono fare le aziende per proteggersi? Un buon inizio potrebbe essere costituire una task force interna per esplorare le principali aree di applicazione della stampa 3D, analizzando come potrebbe aiutare o danneggiare l’attività e come può l’azienda addentrarsi di più nel settore.
Un altro passo potrebbe essere quello di setacciare i maker space online in cerca di violazioni, come l’uso non autorizzato di un marchio o la sua contraffazione. Tuttavia, la rivendicazione dei diritti del marchio può essere impegnativa, in particolare perché è molto complesso rintracciare i contraffattori che utilizzano stampanti 3D di piccole dimensioni.
Un approccio più lungimirante per le aziende sarebbe considerare la stampa 3D come un’opportunità per adottare nuovi modelli di distribuzione e nuove strategie di coinvolgimento. Uno scenario realistico potrebbe essere quello in cui i proprietari di marchi offrono file di prodotti originali e autorizzati che i consumatori possono realizzare con le proprie stampanti 3D, rendendo effettivamente disponibili progetti digitali su una piattaforma web.
Alcuni dei più grandi marchi al mondo hanno già iniziato a lanciare le loro strategie di stampa 3D e, se questi sforzi precoci si dimostreranno efficaci, apriranno la strada perché altri marchi importanti seguano l’onda della stampa 3D con i propri modelli innovativi di marketing e distribuzione.