Pure Storage prende il volo e si prepara a conquistare cloud e Intelligenza Artificiale
A otto anni dalla sua fondazione Pure Storage ha superato nel 2017 la soglia del miliardo di dollari di fatturato, riuscendo a differenza di molti concorrenti a rimanere sul mercato come azienda indipendente, mentre altre aziende sono state oggetto di fusioni e acquisizioni. Secondo Mauro Bonfanti, country manager per l’Italia di Pure Storage, il merito è da ricercarsi in tre motivi principali:
- Una scommessa fatta alle origini, e vinta, su un’architettura all-flash come tier unico per lo storage, in contrasto con architetture ibride o che prevedono una gestione dinamica dei dati tra flash e dischi magneto-meccanici;
- L’ossessione per la semplicità. Data dalla gestione unificata su un unico livello, appunto, ma anche da software e servizi progettati per far funzionare i sistemi senza interruzioni (un esempio su tutti: gli array Pure Storage non hanno un pulsante di accensione o reset)
- Un livello di servizio differenziante, completamente erogato in remoto grazie alla citata semplicità di gestione, e basato su una assicurazione di servizio che comprende tutti gli aggiornamenti hardware e software.
L’azienda è cresciuta molto anche in Europa e in Italia, dove ai clienti nel settore finanziario, tecnologico e retail, si stanno aggiungendo anche i service provider e la pubblica amministrazione, che sta finalmente adattando i propri bandi eliminando i vincoli al “costo per gigabyte” calcolato sulla dimensione fisica dei dischi, e non su quella utile, che risultavano penalizzanti per le soluzioni flash.
Grazie all’estrema velocità di lettura e scrittura, infatti, i sistemi storage flash utilizzano diversi sistemi di deduplica e compressione lossless per archiviare una quantità di dati anche quattro o cinque volte superiore a quella nominale dei chip di memoria, ragion per cui è impossibile fare un confronto con i tradizionali sistemi di storage a dischi che sia basato sulla capacità fisica di archiviazione dei dati.
Questi fattori, oltre a considerazioni sui risparmi energetici e dovuti alla maggior semplicità di gestione, fanno sì che la scelta tra all-flash e storage tradizionale è diventata un fattore strategico. Non può più essere relegata a personale junior che aggiorna un foglio Excel, e deve tornare nelle mani del CIO.
Sul tema dello storage all-flash come asset strategico è disponibile su CWI un white paper gratuito dell’MIT Technology Review.
Banca Popolare di Sondrio: svolta all-flash
Le qualità degli array all-flash Pure Storage sono state confermate da Angelo Panizza, Responsabile Tlc e sistemi distribuiti di Banca Popolare di Sondrio, che ha introdotto i Flash Array come unico storage per gestire tutte le applicazioni business-critical, gli ambienti applicativi e gli ambienti dati.
Tra i vantaggi evidenziati, una semplificazione delle complessità di gestione, un tempo di accesso inferiore al millisecondo per tutti i dati, e una riduzione dell’impronta fisica nel data center (da tre armadi a tre unità rack) che si traduce anche in una minore impronta energetica, offrendo un risparmio del 70% dell’energia impiegata nell’alimentazione diretta e fino all’80% di quella necessaria per il raffrescamento.
Leggi anche il white paper gratuito di IDC: il ruolo degli array all-flash nello storage per il cloud ibrido
A determinare la decisione finale sono state però le garanzie offerte da Pure Storage per quanto riguarda la capacità necessaria a gestire le applicazioni, al netto di deduplica e compressione, e l’adeguamento tecnologico – hardware e software – incluso nel servizio Evergreen. Per fare un esempio, recentemente è stata aggiunta al software una funzionalità per creare cluster storage in high-availability, con pochi semplici comandi e senza interruzioni di servizio. Questa funzionalità è stata immediatamente resa disponibile gratuitamente a tutti i clienti che hanno un contratto di assistenza attivo.
È interessante notare che gli upgrade Evergreen includono anche il prossimo salto generazionale al protocollo di archiviazione NVME, che eliminerà quegli strati software e protocolli che oggi sono necessari per simulare il comportamento di un sistema di dischi tradizionale di fronte alle porte I/O. Con NVME, il controller host avrà accesso diretto alle celle di memoria in cui sono archiviati i dati richiesti, consentendo un enorme miglioramento delle prestazioni, spiega Alfredo Nulli, EMEA Cloud Architect di Pure Storage, aggiungendo che i controller Pure Storage attualmente in commercio sono già pronti per supportare NVME. L’effettiva disponibilità degli array arriverà quando i costi delle memorie scenderanno al di sotto del dollaro per gigabyte, valore che Pure Storage ha preso come soglia massima per lo sviluppo di nuovi prodotti.
Intelligenza Artificiale in scatola
Pure Storage ha anche presentato AIRI, un’infrastruttura convergente pensata per applicazioni di intelligenza artificiale e che integra lo storage FlashBlade di Pure Storage con quattro server NVIDIA DGX-1, che grazie alle GPU NVIDIA Tesla v100 sono in grado di sviluppare calcoli fino a 4 petaflop. Il tutto, racchiuso in dimensioni inferiori a mezzo rack.
Grazie alla scalabilità orizzontale e ai software GPU Cloud Deep Learning Stack di NVIDIA e AIRI Scaling Toolkit di Pure Storage, le due aziende promettono ai data scientist la capacità di avviare iniziative nel campo dell’Intelligenza Artificiale in poche ore.