Preservare le infrastrutture IT legacy nell’era del cloud
Complice la crisi economica iniziata nel 2007, gli investimenti in tecnologia e infrastrutture IT in Italia sono stati quasi congelati per dieci anni, e molte aziende si sono viste costrette a prolungare oltre misura la vita di sistemi ormai obsoleti da tempo.
La seppur timida ripresa e le agevolazioni fiscali che compongono il Piano Nazionale Impresa 4.0 da un lato, e la spinta alla trasformazione digitale dall’altro, hanno finalmente sbloccato gli investimenti in tecnologia nelle aziende di ogni settore e dimensione.
La consapevolezza che il business di questi anni richiede un’infrastruttura IT agile, robusta e sicura, in grado di erogare servizi digitali sempre più sofisticati, sta spingendo sempre più i CIO ad adottare architetture fortemente virtualizzate e a spostare i carichi di lavoro verso il cloud.
Anche molte tra le le grandi aziende stanno diventando cloud-first o addirittura cloud-only. Da un certo punto di vista, l’avere un’infrastruttura obsoleta può consentire alle imprese di fare un salto generazionale senza i vincoli derivanti da investimenti da ammortizzare.
Il problema dell’hardware legacy
In questo percorso verso la modernizzazione dell’infrastruttura IT, molti CIO incontrano però un ostacolo: la presenza nei data center di applicazioni critiche non sostituibili che girano su hardware ormai obsoleto. Potrà stupire qualcuno, ma in alcune organizzazioni sono ancora in attività sistemi operativi, processori e architetture nati negli anni ’70 e ’80, su cui vengono eseguite applicazioni che non possono essere migrate o terminate a cuor leggero.
Questi carichi di lavoro non possono essere immediatamente trasferiti nel cloud, impedendo o vanificando parte dei vantaggi derivanti da una migrazione ad ambienti cloud e virtualizzati, e in particolare:
- Rimanendo fuori dal cloud, queste macchine non possono essere inserite in una orchestrazione unificata delle risorse;
- Mantenere entrambe le strutture porta a problemi in termini di sicurezza e compliance (in caso di un audit a seguito di una violazione della sicurezza, la cui comunicazione pubblica è resa obbligatoria dal GDPR, i fari degli ispettori verrebbero subito puntati sulle macchine obsolete);
- Più a lungo viene mantenuto lo status quo, e più difficili diventano i compiti legati alla trasformazione del business.
Anche per chi non intende migrare al cloud, le macchine legacy più vecchie costituiscono un problema ed espongono a un rischio che può solo aumentare nel tempo:
- Un hardware che invecchia ha costi di manutenzione elevati, ed è più soggetto a guasti che possono provocare una interruzione del servizio;
- Il reperimento dei ricambi diventa ogni anno più difficile e costoso;
- Oltre all’hardware, anche le competenze su queste tecnologie risultano sempre più difficili da reperire sul mercato.
Tutti questi elementi comportano serie conseguenze per la profittabilità, la qualità del servizio offerto ai clienti interni o esterni, e – come abbiamo visto –alla sicurezza e alla compliance normativa.
“Il compito dei CIO è di innovare e garantire l’efficienza operativa da un lato, e di gestire i rischi e salvaguardare la sicurezza e la compliance delle proprie organizzazioni”, afferma John Prot, CEO di Stromasys, un’azienda specializzata nell’emulazione di hardware legacy, che prosegue: “Usando la tecnologia che sta alla base del cloud, la virtualizzazione, possiamo offrire la soluzione più economica, sicura e facilmente gestibile al problema dell’hardware legacy”.
La soluzione Stromasys
Stromasys offre un approccio innovativo alla messa in sicurezza dei sistemi basati su VAX, SPARC, processori Alpha e minicomputer HP3000 e PDP. Usando l’emulazione hardware, permette alle aziende di continuare a usare le proprie applicazioni, senza alcuna modifica, su sistemi standard x86 con Linux o Windows, su server “on-premises” oppure in cloud con Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure, Oracle Cloud e Rackspace.
L’emulazione hardware e la virtualizzazione dei sistemi obsoleti ha dimostrato di essere una soluzione pratica, sicura ed economica per aziende come Rolls-Royce, NASA, Nestle, il gigante della chimica Dow, Renesas Electronics Corporation e la siderurgica ArcelorMittal, ma è adatta anche ad aziende molto più piccole (qui è disponibile un elenco completo dei clienti).
Lionel Daniel, Design Authority di Thales Alenia Space (azienda partecipata dall’italiana Leonardo, ex Finmeccanica), offre un esempio che riassume le sfide che molte organizzazioni stanno affrontando e i benefici che si possono avere dalle soluzioni Stromasys. I satelliti artificiali e le apparecchiature che li governano devono subire lunghe e rigorose procedure di certificazione, e devono operare per decenni. Introdurre delle modifiche comporta il richiedere una nuova certificazione, ed espone a rischi e imprevisti irreparabili.
“La mia principale preoccupazione” dice Daniel “era di riuscire a mantenere in esercizio i nostri software per altri 20 anni. La transizione dall’hardware al software è stata fluida e lineare, sia in termini di esperienza utente che di potenza computazionale. La soluzione Stromasys Charon-SSP ha dimostrato di essere un ottimo rimpiazzo per le nostre wokstation SPARC che stavano invecchiando”. A questo link è possibile trovare altre storie di successo simili.
Per scoprire come Stromasys può aiutare nel mantenimento e nella virtualizzazione della propria infrastruttura IT esistente, fate clic qui per leggere il whitepaper ‘Tackling the Challenges of Legacy Hardware Failure’. In alternativa, potete cliccare qui per prendere appuntamento per una dimostrazione gratuita o parlare con i loro esperti di emulazione.