Capgemini Invent ha pubblicato la quarta edizione del report che analizza lo stato dell’arte degli Open Data in Europa. Il report, dal titolo Open Data Maturity in Europe Report 2018: New horizons for Open Data Driven Transformation, mette in luce da un lato la discontinuità con cui i Paesi europei stanno abbracciando la trasformazione guidata dagli Open Data, dall’altro le diverse scale di priorità che ognuno di loro ha identificato per implementarla. Il report è stato commissionato dalla Commissione Europea nell’ambito dell’European Data Portal e coordinato da Capgemini Invent.

L’edizione 2018 del report fa affidamento su una metodologia superiore per misurare il grado di maturità degli Open Data in tutta Europa. Sono state infatti inserite due nuove variabili (impatto e qualità dei dati) che si aggiungono a policy e maturità dei portali, già presi in esame nel periodo 2015-2017. Grazie a questo aggiornamento, lo studio mira a valutare con maggiore meticolosità il grado di maturità degli Open Data, intercettando al meglio le diverse sfaccettature. Inoltre, il benchmark 2018 si è anche posto l’obiettivo di incentivare i governi nazionali a introdurre misure volte a incrementare gli sforzi in ambito Open Data nelle nuove aree strategiche.

Dal report, che evidenzia un tasso di maturità complessivo del 65%, emerge che l’Europa non ha ancora raggiunto il suo massimo potenziale. La valutazione delle quattro variabili mette in luce una certa disparità tra alcune aree in cui sono stati registrati buoni progressi –ad esempio “policy” – e altre in cui sono ancora necessarie azioni per far sì che i paesi proseguano verso gli obiettivi fissati a livello europeo.

«Possiamo notare la maturità nel cambio di velocità e di sfide che abbiamo valutato e misurato quest’anno» ha dichiarato Domenico Leone, Public Sector Director, Capgemini Business Unit Italy. «Questo è un esempio di come i Paesi europei stiano cercando di compiere importanti passi in avanti, ad esempio adottando la giusta policy e il portale più adatto, con l’obiettivo di ottenere un impatto coerente e sostenibile».

In termini di maturità della policy, nel 2018 i ventotto Stati Membri dell’Unione Europea hanno raggiunto un tasso complessivo dell’82%, che indica come questi abbiano sviluppato una solida base in termini di obiettivi strategici per gli Open Data. Alla luce di questi risultati, i Paesi si stanno ponendo ora nuovi obiettivi.

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Quelli meno maturi hanno scelto di compiere il passo successivo concentrandosi sull’ammodernamento dei propri portali nazionali, mentre i Paesi Open Data più avanzati hanno intrapreso azioni per migliorare la qualità della pubblicazione dei dati. Nei Paesi europei più performanti come Irlanda, Spagna e Francia, l’attenzione è focalizzata sul monitoraggio e la cattura dell’impatto derivante dal riutilizzo degli Open Data.

Il report si conclude sottolineando la necessità di un’azione più strategica per consentire progressi più rapidi a livello nazionale e l’urgenza di sviluppare una consapevolezza strategica sul riutilizzo e l’impatto degli Open Data. La dimostrazione di tale impatto rimarrà la sfida principale per i decision-maker nazionali in fatto di Open Data. Allo stesso tempo, dimostrare il loro impatto rimane fondamentale per supportare la leadership politica necessaria, consentendo una maggiore pubblicazione dei dati e favorendo un più intenso riutilizzo di quelli disponibili.

Questi i risultati emersi dal report per quanto riguarda l’Italia:

  • L’Italia è il 4° Paese in termini di maturità complessiva degli Open Data (80%) e rientra nel gruppo dei Paesi trend setter dopo Irlanda (88%), Spagna (87%) e Francia (83%). La media europea si attesta al 65%
  • Per quanto riguarda le quattro variabili considerate, l’Italia ha ottenuto un punteggio totale in termini di “policy” pari al 96% (contro l’82% della media europea), un “impatto” pari al 73% (50% media Europa), “maturità dei portali” pari al 70% (63% media Europa) e “qualità” pari al 80% (62% media Europa)
  • Le barriere alla pubblicazione e riuso dei dati in Italia sono:
    Mancanza di risorse per sviluppare un programma nazionale
    Mancanza di politiche esplicite sulla condivisione degli Open Data
    Scarsa consapevolezza a livello decisionale/politico verso gli Open Data
    Dubbi sulla protezione dei dati e sulla riservatezza
    Mancanza di una figura riconosciuta di data manager
    Documentazione, qualità dei dati e automazione sono insufficienti
    Mancato riconoscimento del valore degli asset informativi
    Insufficiente condivisione delle conoscenze
    Gli esempi di riutilizzo sono ancora scarsi
    Difficoltà di comprensione del potenziale degli Open Data

«I Paesi dell’Unione Europea devono migliorare la propria strategia per cogliere i benefici attesi dagli Open Data. Sarà fondamentale concentrarsi su alcuni settori prioritari per catturarne e dimostrarne l’impatto. Incentivare la pubblicazione di dati di alta qualità e capire come massimizzare il riutilizzo degli Open Data sarà inoltre cruciale per cogliere l’impatto su questi domini», conclude Leone.