Password, credenziali bancarie, carte di credito e dati personali sono un patrimonio che va protetto dai rischi digitali. Il crimine informatico è un pericolo percepito ma contro il quale gli italiani fanno ancora troppo poco, anche se cresce la propensione a dotarsi di sistemi di cyber security per una vita digitale protetta. Lo dice la prima edizione del Barometro Cyber & Digital Protection di Europ Assistance, indagine condotta in Europa ed USA su consapevolezza e percezione dei rischi digitali.

La ricerca rivela che il 55% degli italiani, contro una media europea del 47%, è interessato ai nuovi sistemi potenzialmente disponibili sul mercato per la protezione della propria impronta digitale. Un interesse che aumenta con la presenza di bambini e adolescenti in famiglia così come di anziani. Se le intenzioni di acquisto di uno di questi servizi a protezione dei propri dati risultano superiori rispetto a quelle del 2017 (49% molto interessato a fronte del 41% dell’anno precedente), gli italiani si dichiarano estremamente interessati a sistemi di prevenzione con una media tra le più alte d’Europa e sarebbero disposti a pagare per una copertura contro i rischi informatici. Dopo Austria e Spagna, l’Italia è tra i Paesi con una disponibilità di pagamento più alta (tra i 5 e i 10 euro al mese).

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La consapevolezza dei rischi di esposizione ai crimini informatici è alta in tutti i Paesi interessati dall’indagine, in particolare per quanto riguarda quelli legati a virus e malware. La consapevolezza di un rischio di furto di identità è elevata negli Stati Uniti e meno diffusa nei paesi europei, mentre il phishing e il ransomware sono rischi nel complesso meno noti. Gli Italiani, che dichiarano una certa familiarità con i rischi principali (virus e malware), sono però tra gli ultimi per quanto riguarda la conoscenza di adeguate contromisure. Solo il 32% (con una media EU del 37%) è informato su soluzioni di protezione. Impressionante come negli Stati Uniti si registri invece una media del 65% di consumatori attenti a questo genere di soluzioni.

La percezione dell’esposizione personale ai rischi informatici nel nostro Paese è tra le più alte d’Europa. Il 39% degli Italiani si dichiara infatti vulnerabile al pericolo di attacco informatico e furto d’identità a fronte di una media Europea del 30%, raggiungendo il dato USA.

Uno dei temi centrali della ricerca, sia in fatto di rischi che di possibili soluzioni, è quello del furto di identità, un timore concreto quando si parla di crimini informatici. L’attenzione degli italiani e la relativa preoccupazione di rimanere vittima di un furto d’identità è tra le più alte d’Europa (il 55% si dichiara da “abbastanza” a “molto preoccupato” di questa eventualità).

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Se la possibilità di un grave infortunio o il rischio di rimanere coinvolti in un incidente stradale rimangono principali preoccupazioni della vita reale, quello di essere vittime di un furto di identità online scala posizioni e, per quanto riguarda i consumatori italiani, è sensibilmente più alto rispetto alla media Europea, insieme al rischio di rimanere vittima di un attacco di cybercrime: 6.39 su una media Europea del 5.86 (in una scala da 0 a 10 dove 0 è ‘per nulla preoccupato’ e 10 ‘molto preoccupato’).

In relazione all’utilizzo di internet, gli italiani si allineano al dato degli Stati Uniti e sono per più della metà dei casi abbastanza o molto preoccupati dall’eventualità di furto d’identità nel quotidiano utilizzo del web. La violazione della privacy con relativo monitoraggio delle proprie abitudini di navigazione, di siti web visitati e acquisti effettuati online è un’apprensione superiore di otto punti rispetto alla media europea, mentre preoccupano, quasi allo stesso livello, l’attuazione di crimini online a proprio nome e con i propri dati personali, il reperimento delle informazioni per accedere all’abitazione e l’hackeraggio della propria email.

Se il rischio di utilizzo e vendita delle proprie informazioni in rete per fini criminosi scende rispetto al 2017 (dal 74 al 61% la percentuale di chi si dichiara da ‘abbastanza’ a ‘molto preoccupato’), gli italiani sono tra i più preoccupati in Europa rispetto ad acquisti e pagamenti online. Rispetto alla media Europea si registra un +5% di chi è preoccupato di un hackeraggio del proprio conto corrente online, +9% di chi teme un furto della carta di credito, +6% l’hackeraggio dei propri dati sulle più popolari piattaforme per l’acquisto di beni e servizi online.

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Un dato parzialmente positivo per l’Italia è quello che registra la minore sensazione di rischio rispetto al 2017 legato all’utilizzo di internet e alla propria attività in rete. Se nel 2017 il 48% si esprimeva con punteggi dall’abbastanza al “molto preoccupato”, il 2018 appare più fiducioso. La percentuale scende al 41%. Tra le principali ansie (con valori più alti della media europea) rispetto all’attività in rete ci sono ancora una volta quelle legate ai giovanissimi. Il 55% teme l’adescamento di un minore online da parte di malintenzionati, il 54% un attacco di cyberbullismo nei confronti dei propri figli e il 53% che qualcuno possa persuadere i propri figli a rilasciare online informazioni sensibili come il proprio indirizzo o numero di telefono.

Ma quando si tratta di protezione dei nostri dati, da chi si aspettano che questo genere di servizio venga offerto? Seppur con un indice di fiducia più basso rispetto alla media europea, sono banche e società di emissione di carte di credito quelle su cui gli italiani ripongono maggiore affidabilità. Sono anche quelle, le banche in particolare, da cui dichiarano di poter acquistare soluzioni di protezione contro il cybercrime, precedute solo dalle software house. Elevato l’apprezzamento nei confronti di servizi di monitoraggio (49% molto interessati), di alerting (60%) e la possibilità di poter contare su un servizio attivo 24/7 (58% chi si dichiara molto interessato a questo).