Le persone in cerca di lavoro che dimostrano di avere esperienza nel trattare i dati potrebbero presto superare nelle selezioni i candidati che si presentano con un titolo di studio specializzato in Scienze dei dati. Questo è ciò che emerge da un importante ricerca globale tra i responsabili delle decisioni aziendali, commissionato dalla società di dati e analytics Qlik nell’ambito del progetto di Data Literacy.

Quasi due terzi (59%) degli intervistati hanno classificato una precedente esperienza lavorativa o il superamento di un test in cui il candidato deve risolvere un problema aziendale per dimostrare le proprie capacità con i dati, come indicatore principale del livello di alfabetizzazione dei dati. Al contrario, solo il 18% considera una laurea o un master in scienze dei dati – o addirittura un dottorato di ricerca – come elemento decisivo per l’assunzione.

Ciò significa che le migliori prospettive di carriera associate all’alfabetizzazione dei dati non sono limitate a coloro che hanno alle spalle un percorso di studi specifico. Questo testimonia la tendenza identificata da Glassdoor secondo la quale un numero crescente di aziende tecnologiche non si fa più influenzare dalla laurea nella scelta dei candidati.

La maggior parte delle aziende (63%) è in grado di offrire buone opportunità ed è attivamente alla ricerca di persone in grado di dimostrare le proprie competenze nell’utilizzare, lavorare e analizzare i dati. In effetti, secondo IBM i candidati capaci di analisi dei dati rappresenteranno un terzo del mercato del lavoro, con 110.000 posizioni aperte entro il 2020 e un aumento del 14% dal 2015.

Questo certo non sorprende, data la grande opportunità di crescita per le aziende con esperienza nella gestione dei dati: secondo il Data Literacy Index queste hanno un valore aziendale superiore del 3-5% ($ 320- $ 534 milioni). Ma la posizioni nell’area DSA (Data Science and Analytics), che include data scientist, analisti di dati, analisti aziendali e responsabili del marketing esperti di dati, sono tra le più difficili da coprire e rimangono “aperte” generalmente per 45 giorni.

Solo il 24% degli intervistati si sente però sicuro delle proprie capacità di trattare i dati. La ricerca da parte delle aziende di queste figure le rende quindi preziose e appetibili per chi deve assumere, offrendo la possibilità a questi candidati di “rivendersi” bene sul mercato.

Mentre non tutti i leader aziendali intervistati erano a conoscenza di come la loro azienda remunerasse i dipendenti esperti di dati, il sondaggio di Qlik ha rivelato che il 75% di coloro che erano in grado di accelerare la politica della propria azienda ha riferito di pagare salari più alti ai dipendenti con la capacità di leggere, analizzare e discutere con i dati.

Pur riconoscendo il valore dell’esperienza sul posto di lavoro e le certificazioni in ambito dati, il 50% delle aziende ha dichiarato di non fornire formazione sull’alfabetizzazione dei dati ai propri dipendenti, con solo il 34% dei decisori che dichiarano di avere programmi in atto. Ciò nonostante, il 78% dei dipendenti globali afferma che sarebbero disposti a investire più tempo ed energie per migliorare il proprio set di competenze sui dati .

Le persone motivate a migliorarsi hanno l’opportunità di potenziare la propria carriera e sbloccare nuove opportunità, dal momento che i dati stanno diventando sempre più importanti per tutte le aziende. Solo il 18% dei responsabili delle decisioni aziendali ha affermato che una certificazione delle competenze sui dati rappresenta il miglior indicatore del livello di alfabetizzazione dei dati di un candidato e ha dimostrato le effettive capacità di utilizzare le tecniche di anali più richieste. Ciò significa che chiunque investa nel miglioramento delle proprie competenze sui dati, indipendentemente dalle qualifiche esistenti, può accedere a maggiori opportunità di carriera associate all’alfabetizzazione dei dati.

“I risultati dello studio sono inequivocabili: i benefici per la carriera associati all’alfabetizzazione dei dati sono un’opportunità universale”, sostiene Jordan Morrow, Head of Data Literacy di Qlik e Presidente del Data Literacy Project. “Le organizzazioni stanno comprendendo sempre di più che il vantaggio non sta nell’avere dati, ma nel trasformarli in valore per prendere decisioni migliori, il che si traduce in maggiori opportunità per gli individui alfabetizzati. La nostra speranza è che queste scoperte incoraggino le persone, in ogni fase della loro carriera, a intraprendere l’apprendimento o il miglioramento delle proprie capacità di dati”.