Codemotion Milan 2019: Voice assistants e altre intelligenze software
La particolare branca del situational design, interna all’intelligenza artificiale ma con una sua chiara specificità, è stata il vero punto di corda del Codemotion Milan 2019, tenutosi dal 22 al 25 ottobre, prima con i workshop e quindi con l’evento. In una congiuntura dedicata più all’integrazione di recenti paradigmi che alla fermentazione di novità inattese, sviluppare software per l’ecosistema vocale è stata la sezione più gettonata.
Architetture hardware e software come il cloud, i container e la loro orchestrazione da parte di developer più o meno serverless, DevOps e Cios hanno preso gran parte della proposta formativa di questa edizione. Il quadro generale è sembrato però più ampio.
Dal freelance alla dirigenza
Codemotion, senz’altro la più grande conferenza tecnica per professionisti dell’IT in Europa, ha condensato in due giorni oltre 100 momenti tra talk, workshop, laboratori hands-on, area Game Dev, area Kids con la ‘Mission to moon’, area Communities e coding challenge per oltre 2.500 partecipanti. A parte va citato il primo HR Meeting, un incontro a porte chiuse riservato a circa 40 professionisti tra HR Manager/Officer, Talent Acquisition Director e HR Business Partner, su best practices e ostacoli nell’IT recruiting, organizzato con Randstad.
Di anno in anno questo evento attrae un numero crescente di partner del mondo Ict, confermandosi una soluzione completa per l’intero ciclo aziendale, dallo sviluppatore freelance a quello dipendente, dal Cio alle risorse umane, per portare avanti l’intera attività nel modo più aggiornato. Tra le aziende non solo Ict partecipanti a questa edizione troviamo Generali, Mediolanum, DAZN, Airbnb, Sisal ed N26, oltre ad alcuni investor del mondo della finanza.
Sceneggiatori di interfacce
Nei molti incontri dedicati al recente paradigma vocale si comprende subito che il nuovo approccio somiglia più alla scrittura d’una sceneggiatura seguendo i dettami della scrittura creativa di John Truby o Dara Marks che allo sviluppo di codice eseguibile. “Basta con flowchart e nesting”, dice Andrea Muttoni di Amazon AlexaDevs; “ora si sviluppa con le situation cards”, precisando con linguaggio naturale le quattro specificità di utterance, situation, response e prompt. La Conversational AI, come la chiama Priyanka Vergadia di Google, coinvolge fortemente B2C, IoT e anche B2E: all’interno dell’enterprise l’approccio “conversazionale” può risolvere il trasferimento dell’ingresso delle nuove risorse, dell’help desk e della conoscenza organizzativa. Anche l’approccio geografico potrebbe quindi cambiare, come propone Here, l’ennesima reincarnazione del principio attivo di Navteq (poi Nokia). E ora che gli assistenti vocali si sono allontanati dal PC per andare altrove, per esempio in auto, ci sono le condizioni per lo sviluppo d’un intero ecosistema basato su hardware innovativo e molto software anche serverless.
Più competenza con dati e algoritmi
L’ambito generale nel quale l’approccio conversativo muove i suoi passi è il più generale quadro bell’intelligenza artificiale. In quest’ambito, dopo una prima fase di tool e algoritmi, ed una seconda di classificazione quasi integralista delle categorie di machine learning e deep learning, viviamo una fase di integrazione in un quadro più sfumato ma più pronto ad erogare soluzioni di medio periodo. “Avere molti dati non serve a nulla se non li comprendiamo in profondità”, ha spiegato Rafael Garcia-Dias, Research associate del King’s College London, “e cambiare alcuni parametri rivolta completamente l’affidabilità dei vari algoritmi”. Rafael usa il ML per modelli reali dall’astrofisica alle neuroscienze, e nel raccontare la sua esperienza cita The Lack of A Priori Distinctions Between Learning, un articolo pubblicato da David Wolper nel lontano 1996, ma ancora valido nelle conclusioni.
Spazio e IoT
Nonostante le molte citazioni di autori fantascientifici da Roddenberry ad Adams, poco rilevante è sembrato l’aggancio dell’evento con il cinquantennale della discesa sulla Luna, nonostante la presenza tra i keynotes di Don Eyles e Russ Olsen. Don è autore del codice con il quale il Lem, tra tanti problemi ed intuizioni dei piloti, allunò in quel 20 luglio 1969, cambiando per sempre la vita di molte persone, tra le quali anche Russ. Curiosa la coincidenza anche con il ventennale del crash del Mars Climate Orbiter, che mandò in fumo 300 milioni di dollari per un errore di codifica delle unità di misura (UK e non internazionali). Le procedure di controllo della Nasa non funzionarono, ma oggi l’adozione di standard come il JSR385 avrebbe eliminato qualsiasi problema. Proprio al JSR385 è stato dedicato un interessante talk di Thodoris Bais e Werner Keil: oggi il mondo IoT potrebbe trovarsi spesso in situazioni simili, per cui l’attenzione a standard come questo è sempre la via maestra.
Once upon a sprite
E parlando del passato ancora presente non si può non citare Once upon a sprite, il bel titolo di un riuscitissimo evento retrogaming organizzato ancora una volta da Andrea Ferlito, Cto di Codemotion. Questa edizione milanese arriva subito dopo il Codemotion, per una giornata divertente ed interessante.