L’era della globalizzazione è finita e stiamo passando alla deglobalizzazione…forse.

Se consideriamo fattori come l’ascesa del populismo in politica (che si oppone attivamente alla globalizzazione), i cambiamenti nelle normative, nel commercio e nella manifattura, nonché le crescenti restrizioni agli spostamenti delle persone in tutto il mondo, sembra che la nuova tendenza sia la deglobalizzazione – o un ritorno al nazionalismo.

La deglobalizzazione è un problema che riguarda la tecnologia: le aziende tecnologiche sembrano guidare la tendenza alla deglobalizzazione o sono lo strumento con cui i governi nazionali stanno effettuando il cambiamento.

Cosa sta succedendo? Per dirla con un ossimoro: il mondo sta diventando meno globale?

Il panico per il coronavirus diventa virale

Il coronavirus che ha avuto origine a Wuhan, in Cina, ha messo a nudo un fatto spiacevole sulla globalizzazione: un’infezione virale che emerge in un qualsiasi luogo può diffondersi ovunque. Per fermare un tale focolaio il miglior rimedio è una deglobalizzazione radicale, immediata e temporanea. Questa deglobalizzazione di contenimento sta davvero ostacolando l’industria tecnologica. E andrà molto peggio, prima che le cose inizino a migliorare.

L’impatto più immediato sono gli eventi tecnologici. Il più importante show dedicato al mobile, il Mobile World Congress, verrà annullato o vedrà una notevole riduzione delle presenze (l’evento di Barcellona dovrebbe iniziare il 24 febbraio). Giganti come LG ed Ericsson hanno già annunciato che non saranno presenti. Decine di fiere cinesi sono state completamente cancellate.

Il prossimo effetto saranno le vendite e la produzione. La fabbrica di Foxconn, dove vengono prodotti gli iPhone, è stata chiusa fino a data da stabilirsi. Almeno per quanto riguarda la produzione di dispositivi elettronici. Per ora, sono passati alla produzione di mascherine.

I venditori su Amazon si stanno preparando per la carenza di prodotti risultante da fabbriche chiuse a causa del coronavirus.

Per lo stesso motivo, i produttori di hardware presenti sulla piattaforma Kickstarter stanno iniziando a notificare agli utenti grandi ritardi.

Tesla ha chiuso la sua fabbrica cinese, interrompendo la produzione della Model 3.

Aziende come Google, Amazon, Facebook e Microsoft hanno chiuso i loro uffici in Cina o ridotto i viaggi verso il paese.

Starbucks ha chiuso 2000 punti vendita in Cina (esatto, considero Starbucks un’azienda tecnologica).

E il terzo effetto saranno i guadagni. La maggior parte delle società tecnologiche cinesi dovrebbe riporterà guadagni molto al di sotto delle aspettative.

L’epidemia è anche una delle maggiori fonti di notizie false e disinformazione sui social network, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha parlato di “infodemic”.

La politica ostacola il 5G di Huawei

Anche la politica internazionale sta guidando l’apparente tendenza alla deglobalizzazione. Per lo più utilizzando tecnologie e società tecnologiche per effettuare questi cambiamenti.

Per esempio, gli Stati Uniti sono determinati a bloccare il dominio di Huawei sulle future reti 5G, citando un rischio per la sicurezza, e la pressione sta mettendo a dura prova anche l’alleanza degli Stati Uniti con la Gran Bretagna.

Il bando degli Stati Uniti imposto a Huawei è stato esteso anche ad Android, spingendo la società a sviluppare il proprio sistema operativo HarmonyOS.

Le norme europee sula tecnologia stanno causando un’ulteriore deglobalizzazione. Le cosiddette leggi del “diritto all’oblio” stanno creando indici di ricerca differenti per gli utenti di Google Search all’interno e all’esterno dell’Eurozona. Le regole del GDPR rendono centinaia di fonti di notizie americane non disponibili per gli utenti europei. Le leggi e le proposte di legge europee che impongono ai motori di ricerca di pagare i siti di notizie per collegarsi a loro nei risultati di ricerca potrebbero essenzialmente tagliare le fonti di notizie europee dalle ricerche globali. A causa delle normative europee, le notizie online in Europa sono completamente diverse dalle notizie al di fuori dell’Europa.

La Cina è l’esempio da manuale per la deglobalizzazione di Internet. Il Grande Firewall della Cina, oltre a divieti sui social network stranieri e altre regole, rende l’Internet cinese più vicino a una rete isolata. La Russia e altri paesi stanno cercando di emulare il controllo cinese su ciò che gli utenti locali vedono online.

La sperimentazione della Russia di chiudere la sua Internet al mondo esterno, così come la sua richiesta alle società straniere di aggiungere spyware governativi ai telefoni, sta spingendo le società della Silicon Valley, tra cui Apple, ad abbandonare il mercato russo.

In altre parole, “internet” è stato sostituito con lo “splinternet”.

Uber: una corsa selvaggia

Le startup nate sulla scia della sharing economy (o della gig economy) come Uber sembravano migliorare la globalizzazione. Potevi viaggiare ovunque e utilizzare la tua normale app Uber per avere un passaggio o ordinare del cibo. Ma Uber è stato espulso dai mercati nazionali dove un tempo dominava o avrebbero potuto dominare in futuro.

Uber ha liquidato e venduto la sua presenza in Cina a una società locale, Didi, nel 2016.

Allo stesso modo ha lasciato anche l’Indonesia e altri mercati. In Russia, Uber è finita in una joint venture con la russa Yandex.taxi, dove Yandex ha una quota di maggioranza.

Il mese scorso, in India, la controllata Uber Eats, che effettua consegne di cibo, è stata venduta alla rivale indiana Zomato. Ora il crescente mercato delle app per la consegna di cibo è controllato da due società indiane.

Uber non sarà mai un servizio globale. I ritiri di Ubers da alcuni dei più grandi mercati del mondo possono essere considerati come segnali di deglobalizzazione.

I social network stanno diventando antisociali

Per un po’ di tempo, sembrava che i social network avrebbero inaugurato una “piazza” globale dove tutti nel mondo potevano conversare con tutti. Ma questa tendenza, adesso, viene invertita in modo aggressivo.

I social network stessi stanno degloblizzando i social network attraverso gli algoritmi. Gli argomenti e i contenuti di tendenza, i “feed di notizie” e, in generale, la selezione predefinita dei contenuti, sono diversi per ogni Paese. E i governi locali impongono sempre più divieti su tipi specifici di contenuti per i propri paesi.

Siti come Facebook sono vietati in Cina, Iran, Siria e Corea del Nord. Gli Stati Uniti stanno cercando di vietare TikTok, che è già vietato in ambito militare. Le versioni specifiche per ogni paese, la censura e il divieto dei social network continueranno a crescere.

Una nuova spinta verso la globalizzazione?

Tutte queste tendenze e questi cambiamenti sembrano una grande inversione di tendenza rispetto alla globalizzazione, ma penso che sia illusorio. Economicamente, le nazioni stanno diventando più dipendenti l’una dall’altra. Per esempio, il campione di isolamento tecnologico, la Cina, dipende dalle esportazioni e dai contratti di produzione per la sua continua crescita. Man mano che la sua economia matura e la popolazione invecchia, la sua dipendenza dal mondo esterno non farà che crescere.

La tecnologia, infatti, non solo abilita sempre più i viaggi internazionali su una scala senza precedenti, ma consente stili di vita come il mio, in cui le persone possono vivere praticamente ovunque nel mondo e lavorare per un’azienda che si trova ovunque, o è essa stessa distribuita.

Molti dei fattori che sembrano essere la prova della deglobalizzazione guideranno un’ulteriore globalizzazione. Per esempio, la lezione del coronavirus e il suo effetto sulle aziende tecnologiche di tutto il mondo è che fare affidamento su un singolo paese per produzione, componenti e manodopera è rischioso. La risposta sarà una spinta crescente per diversificare la produzione a livello internazionale.

Anche i driver politici della deglobalizzazione – vale a dire nazionalismo, populismo e regolamenti – tendono a essere temporanei e ciclici. Il pendolo oscillerà nella direzione opposta, se la storia ci insegna qualcosa.

La regolamentazione aggressiva dell’Europa sulle società tecnologiche è divisiva, ma solo temporaneamente. In alcuni casi, come il GDPR, l’Europa è all’avanguardia e le sue normative saranno emulate. In altri, come i requisiti effettivi o proposti per i motori di ricerca, le normative probabilmente falliranno.

E nemmeno le forze che deglobalizzano i social network conteranno sul lungo periodo. Un’altra tendenza, guidata dagli utenti piuttosto che dai governi o dalle aziende, è la sostituzione dei giganteschi social network multiuso con altri più piccoli e personali. Questi cosiddetti “social network antisociali” sono il futuro.

Come interpretare questi trend

Forse il mondo non sta davvero andando verso la deglobalizzazione. Ma qualcosa sta succedendo. Il mondo sta diventando più complicato. Mentre le grandi aziende pianificano, è importante tenere presente questa crescente complessità. In breve, stiamo affrontando un futuro di crescente globalizzazione, ma anche di richieste e contesti locali in aumento.

Ciò significa che chi vende e chi compra deve intensificare la conoscenza locale in decine di paesi in tutto il mondo. È importante essere “ossessionati” da flessibilità, adattamento, personalizzazione locale e diversificazione.

E il coronavirus? Bene, ci sono notizie buone e cattive. La buona notizia è che la scienza sta diventando più veloce nello sviluppo di vaccini. La cattiva notizia è che questo tipo di epidemia si ripeterà ancora.

I virus si diffondono. La politica fa il suo gioco. Ma anche le aziende devono fare il loro. Quindi imparate da queste tendenze che creano l’illusione di una deglobalizzazione e adattatevi. La vostra azienda e la vostra carriera dipendono da questo.