Robotic Process Automation: un mercato da 5 miliardi di dollari
Valutato intorno ai 846 milioni di dollari a livello globale nel 2018, il mercato delle soluzioni di Robotic Process Automation (RPA) dovrebbe toccare i 5 miliardi di dollari entro il 2024, con un tasso di crescita medio per il periodo pari al 34%. Alla base della crescita molto elevata per questo mercato ancora nuovo, quelli che sono i grandi vantaggi offerti dal software che permette di automatizzare i processi aziendali:
- Maggiore efficienza ed accuratezza
- Maggiore produttività ed efficacia
- Accresciuta qualità del lavoro per il personale
- Migliore compliance alle norme
- Riduzione dei costi
È importante però considerate anche le problematiche che possono frenare l’adozione di soluzioni di automazione tramite robot software. Tra i problemi più frequenti incontrati dagli utenti, si segnalano i seguenti:
- Tempi lunghi richiesti per la messa in esercizio della robotic automation, progetti che a volte proseguono oltre i termini iniziali
- Richieste di manutenzione continua per garantirne il corretto funzionamento
- Rottura/mancato funzionamento dei bot
- Difficoltà legate all’utilizzo dei bot
Inoltre, è necessario prevedere la Sicurezza per le implementazioni RPA. A proposito di quest’ultimo punto, va segnalato che l’adozione della tecnologia RPA introduce una nuova superficie di attacco per le identità, sia umane sia non umane, esponendo l’azienda agli effetti dannosi di una violazione dei dati.
Gli esperti, tra cui quelli di The Innovation Group, hanno fornito una serie di raccomandazioni che possono aiutare le aziende ad avere successo nei propri sviluppi di Robotic Automation. Ecco le sei più importanti.
Non bisogna aspettarsi miracoli dalle soluzioni RPA
I sistemi applicativi aziendali sono un mondo molto complesso. Automatizzare e nel contempo ottimizzare e ridisegnare una serie di processi, che collegano sistemi interni ed esterni, lavoro umano e delle macchine, software standard e custom oltre ad app di terze parti, non è il compito dell’RPA: tradizionalmente si sono occupate di questo le piattaforme con software BPM. Quello che l’RPA fa bene è, nei confronti di UI legacy, l’automazione di attività ad alti volumi, bassa complessità e con regole molto ben definite. È probabile che questo non sia possibile se non per un set limitato di attività svolte negli uffici.
Implementazione graduale
Va considerato che le best practice raccomandano un’introduzione del RPA in step successivi: da una prima fase pilota (accompagnato con aspetti di formazione), a un PoC (con implementazioni limitate, di tipo tattico), fino a una terza fase in cui far crescere gli utilizzi dell’RPA, sempre partendo dal basso.
“Attended” versus “Unattended” RPA bot
I bot RPA possono operare in 2 modalità. La prima è Attended e si verifica quando i bot sono affiancati dall’operatore umano (come avviene tipicamente in processi di front office in cui non tutto può essere automatizzato). In queste situazioni l’azione dei bot è quella di attivarsi sulla base di eventi e fornire o ricevere informazioni dall’operatore umano, aiutandolo ad essere più preciso e produttivo nelle sue attività. C’è poi la modalità Unattended: questi bot operano in modo indipendente, senza coinvolgimento umano.
I bot Attended sono più veloci da implementare, aggiungono precisione al lavoro delle persone e rispondono in modo dinamico alle modifiche alle applicazioni. Servono ad automatizzare anche una piccola percentuale del lavoro in situazioni con molte persone (ad esempio, il 20% in un call center di 500 persone). Dove non serve l’input di un operatore umano, possono essere scelti bot Unattended, e questo comporta di solito il loro utilizzo per aspetti di integrazione applicativa (dove non sono già in uso delle API). Bisogna però stare attenti a questo utilizzo, perché se il processo diventa complesso, dinamico o molto frammentato, il costo di mantenimento di questi bot può superare il valore che comportano.
Una nuova superficie esposta ad attacchi informatici
La sicurezza per l’RPA è fondamentale. I bot software RPA richiedono un accesso privilegiato (“power access”) per eseguire le proprie mansioni, ma questa necessità di accesso costante spesso implica la codifica delle credenziali privilegiate direttamente nello script o nel processo basato su regole eseguito dal bot. Le credenziali RPA sono spesso condivise per essere utilizzate più e più volte.
Poiché restano uguali e senza protezione, questi account e queste credenziali possono essere trafugate da un hacker o, anche, le credenziali conservate in posizioni non protette possono essere recuperate da utenti dotati di privilegi amministrativi. Poiché sempre più spesso le aziende che si avvalgono dell’automazione robotizzata dei processi hanno molti bot in produzione, i rischi potenziali stanno diventando elevatissimi. Proteggere le credenziali privilegiate utilizzate da questa forza lavoro digitale emergente è un passaggio importante per la sicurezza dei flussi di lavoro RPA.
Il bisogno di collaborazione
Il Business e l’IT devono collaborare strettamente innanzi tutto per capire quali sono gli step individuali e le eccezioni di ogni processo, in modo da identificare puntualmente opportunità di automazione ed essere così in grado di eliminare task ripetitivi e spostamenti inutili di dati da una parte all’altra. Devono anche capire quali saranno i risultati, i vantaggi per l’azienda, ma anche la portata complessiva dell’investimento e le esigenze di manutenzione. Da tener presente che il ciclo di vita medio di un bot è di 2, 3 anni: anche un aggiornamento software può richiedere una revisione del bot.
Sostituzione nel mondo del lavoro
Secondo alcune stime il software RPA potrebbe sostituire 140 milioni di dipendenti full time nel mondo entro il 2024. L’introduzione dei robot software in azienda mette quindi i manager C-level (ma nel contempo, anche i manager IT e HR) nella situazione di dover controllare attentamente tutto il processo e i nuovi risultati del lavoro.