Ciò che i CIO e i CFO devono sapere sui costi del multi-cloud
La maggior parte dei team IT nelle aziende oggi gestisce più ambienti cloud diversi. In alcune aziende c’è una strategia chiara e coerente per orientare le scelte tra le diverse piattaforme cloud. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il multi-cloud si è sviluppato in modo frammentario, perché i dipartimenti IT e i responsabili delle linee di business hanno autorizzato implementazioni del cloud ad hoc su progetti specifici.
Indipendentemente dal fatto che il multi-cloud sia stato adottato in modo estemporaneo o sia invece stato accuratamente progettato, esso rappresenta spesso un modello in cui l’implementazione tecnologica punta ad adattarsi e rispondere a una situazione di squilibrio. I responsabili delle linee di business cercano soluzioni cloud che adatte alle proprie immediate e che offrano un livello di innovazione che le capacità e le risorse dei team IT interni non sono in grado di offrire.
Dal canto loro, i CIO implementano gli ambienti multi-cloud perché anch’essi riconoscono la necessità di fornire innovazione all’azienda e, al tempo stesso, di garantire che l’intera base tecnologica dell’organizzazione sia efficiente, economica, sicura e conforme.
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Ciò significa adottare diverse soluzioni di Infrastructure as-a-Service (IaaS), Platform as-a-Service (PaaS) e Software as-a-Service (SaaS) per carichi di lavoro e applicazioni differenti. Per raggiungere l’obiettivo, potrebbe inoltre essere necessario che alcuni dati e applicazioni risiedano sull’infrastruttura on-premises o nel cloud privato, mentre altri possono essere spostati nel cloud pubblico.
Se implementato e gestito adeguatamente, il multi-cloud offre alle organizzazioni la possibilità di modernizzare lo sviluppo delle applicazioni, semplificare la gestione dei dati, migliorare la sicurezza e la governance e risolvere problemi perenni quali il vendor lock-in e il downtime dei servizi aziendali. L’aspetto più interessante è che un simile approccio può essere adottato con un modello IT che abbia costi contenuti, sia scalabile e abbia costi basati sull’effettivo consumo.
Al contrario, se gestito in modo inadeguato, le aziende rischiano di replicare i silos di applicazioni e dati che hanno ostacolato tantissimi business, stavolta nel cloud invece che dentro i loro data center.
Identificare quali siano le applicazioni più appropriate da migrare nel cloud, riuscendo a mantenere ordinati e coerenti gli ambienti multi-cloud implementati un po’ a casaccio sono tra le sfide più complesse affrontate dai responsabili tecnologici aziendali nello scenario odierno.
Fortunatamente, i CIO, i CFO e i loro CEO iniziano da un buon punto di partenza. Desiderano ottenere vantaggi diretti in termini di efficienza aziendale e ci stanno riuscendo.
In media, gli intervistati della survey di IDG stanno riscontrando ritorni positivi con una crescita media stimata del 39% delle entrate attribuibili esclusivamente al cloud e una riduzione del 26 % dei costi operativi relativi alle implementazioni cloud. Per quanto riguarda le IT operations, sono stati riportati vantaggi in un’ampia gamma di attività, dall’implementazione della metodologia DevOps a una migliore esperienza del cliente.
L’impatto del cloud sugli obiettivi operativi
· Automazione e adozione Agile/DevOps (l’85% riscontra risultati straordinari o buoni)
· Sviluppo di nuove applicazioni native per il cloud (l’81% riscontra risultati straordinari o buoni)
· Mantenimento di un parco di applicazioni moderne (il 79% riscontra risultati straordinari o buoni)
· Miglioramento dell’esperienza utente/utente finale (il 77% riscontra risultati straordinari o buoni)
Garantire che questi vantaggi siano sostenibili e ripetibili rimane una sfida importante. Se le implementazioni multi-cloud non sono controllate e gestite in modo appropriato, i costi possono aumentare vertiginosamente, la sicurezza e la conformità possono essere compromesse e il vantaggio competitivo può avere breve durata.
La survey sul cloud di IDG-Dell Technologies ha evidenziato che la gestione dei costi e l’integrazione rappresentano le complessità più significative segnalate dagli intervistati, con una media di sprechi legati al cloud del 25% per azienda. Con la crescita dell’IT decentralizzato e il maggiore coinvolgimento delle linee di business negli acquisti tecnologici, livelli simili di sperpero probabilmente non sono una sorpresa e sono proporzionati a quelli legati alle operazioni IT tradizionali.
Mike van Vliet di Dell afferma che avere un quadro chiaro dei costi del cloud e delle operation, così come dei dati e della sicurezza, è imprescindibile per comprendere come si inserisce il cloud in una strategia aziendale complessiva.
“Ogni volta che parlo con i dirigenti di alto livello, il loro obiettivo finale è ottenere un vantaggio competitivo attraverso l’innovazione. È la stessa cosa che, in accezione estrema, accade nelle competizioni di Formula 1, dove l’innovazione e il vantaggio competitivo sono un imperativo da conseguire un giorno sì e l’altro pure”.
Dell Technologies sponsorizza il team McLaren. Le loro auto hanno 12.000 componenti e durante ogni gara il team di ingegneri ha accesso a 20.000 parti di ricambio. Lo stesso team analizza costantemente i dati ricavati da questi 20.000 componenti per innovarli, testarli e decidere se utilizzarli o meno nella corsa successiva.
“Il lavoro del gruppo IT di McLaren è molto chiaro”, afferma van Vliet. “Consiste nel fornire agli ingegneri accesso ai dati e al software necessario in qualsiasi momento. Ed è esattamente questa la capacità da ricercare nei propri partner tecnologici, soprattutto nei cloud provider”.
van Vliet sostiene che, invece di considerare il cloud come un obiettivo finale, i CIO dovrebbero iniziare a concentrarsi sulle funzionalità. Per quanto riguarda le nuove applicazioni, ciò significa passare a nuove architetture basate su microservizi e container, o in alternativa acquisire una soluzione SaaS.
Per quanto riguarda le applicazioni esistenti, ciò significa avviare una valutazione del carico di lavoro per determinare l’idoneità al cloud delle applicazioni in portfolio, stabilendo dove ciascuna di esse debba risiedere: se in un ambiente Infrastructure as-a-Service, Container as-a-Service o Platform-as-a-Service. Tali servizi possono essere forniti da vendor di public cloud, da una implementazione private cloud o qualsiasi combinazione adeguata.
“Una volta stabilito quale sia il servizio cloud più adatto per un’applicazione, si può passare alle attività di riorganizzazione della piattaforma, riscrittura del codice, eliminazione o migrazione”, afferma van Vliet.
Gli elementi chiave di questo processo richiedono il pieno accordo da parte di CIO, CFO e responsabili delle linee di business. La standardizzazione delle applicazioni nell’intera azienda può incontrare resistenze interne. Tuttavia, questa elimina le funzionalità ridondanti, permette di liberare risorse interne e offre risparmi attraverso la riduzione dei costi delle licenze.
Anche automatizzare l’erogazione della maggior parte dei servizi IT permette di risparmiare notevolmente sulle attività a elevato impiego di manodopera e svincola i membri del team IT, affinché possano dedicarsi a incarichi più produttivi e ai progetti di innovazione.
Infine, distribuire sistemi self-service non solo libera le risorse interne, ma fornisce al business l’accesso ai dati e al software necessari, alla velocità desiderata.
Questo approccio garantisce che le giuste applicazioni risiedano sulle piattaforme più appropriate e siano disponibili in tempi appropriati per le risorse che più ne hanno bisogno. Offre inoltre a CIO e responsabili di alto livello la visibilità generale necessaria per controllare i costi e mantenere la sicurezza, promuovendo al contempo l’innovazione continua. L’aspetto più importante è che fornisce la piattaforma e le risorse indispensabili per promuovere l’innovazione e garantire il vantaggio competitivo dell’azienda.
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