Come tenere sotto controllo i costi del multi-cloud
Cloud e risparmio sui costi sono elementi che dovrebbero andare di pari passo. Il cloud elimina la necessità di investimenti iniziali, consentendo alle aziende di ottenere risultati migliori con meno risorse e di pagare solo in base al consumo effettivo. Per questo motivo, non sorprende che in un recente studio di IDG e Dell Technologies-VMware, i responsabili IT abbiano affermato che i vantaggi economici sono, insieme alla modernizzazione delle applicazioni, la priorità più comune quando si cerca di investire in soluzioni cloud.
E, in teoria, l’adozione di un modello multi-cloud può offrire un’ottimizzazione dei costi ancora maggiore. Comporta meno rischi in termini di vendor lock-in e lascia le organizzazioni libere di scegliere le risorse da acquistare in base alla specifica applicazione, promuovendo così l’agilità e la competitività a costi più contenuti.
Molte aziende che sono passate al cloud spinte anche da un ottimistico spirito di attenzione ai costi, sono però state comunque travolte da spiacevoli sorprese su questo fronte. Perché?
Secondo una ricerca condotta da Enterprise Strategy Group per conto di Dell Technologies, circa il 54% delle aziende in Europa Occidentale ritiene che l’esecuzione di alcuni carichi di lavoro nel public cloud abbia un costo maggiore rispetto alle soluzioni on-premise, e il 58% afferma che alcuni carichi di lavoro nel public cloud stanno generando costi superiori alle previsioni. Il cloud non sta quindi apportando vantaggi economici? La risposta è sì, ma il tentativo dei CIO di sfruttarli appieno sta incontrando ostacoli durante il percorso.
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Complessità del cloud relative a costi e visibilità
Oltre la metà dei CIO crede che eseguire più carichi di lavoro in più servizi cloud, spesso in complesse implementazioni in ambienti hybrid cloud, possa far crescere i costi. Circa il 50% degli intervistati ritiene di avere un problema con la gestione dei cloud ibridi, mentre coloro che ritengono che gli ambienti siano sempre più complessi superano di sette a uno quelli che sostengono il contrario. Più la complessità aumenta e più vengono adottati modelli di IT self-service e Infrastructure-as-a Service (IaaS), più difficile diventa mantenere visione e controllo a livello complessivo.
Ciò porta ad una generale mancanza di visibilità rispetto alla reale situazione degli ambienti multi-cloud. Da un lato, può essere difficile tenere traccia dell’aumento dei costi quando i carichi di lavoro sono in esecuzione su piattaforme diverse gestite da più fornitori. Dall’altro, gestire fatture che possono contenere migliaia di voci è una sfida impegnativa per i CIO più impegnati, che diventano parte sempre più integrante nella trasformazione del business. Secondo la ricerca di ESG, il 52% dei CIO crede che l’utilizzo del public cloud abbia avuto un impatto neutro (né positivo, né negativo) sulla propria capacità di ottenere visibilità sull’ambiente IT. Solo il 48% ritiene che abbia avuto un impatto positivo.
La scarsa visibilità porta a dover gestire situazioni impreviste dovute al fatto che gli utenti aziendali che hanno lanciato servizi cloud per attivare applicazioni temporanee, finiscono poi spesso col dimenticare di disattivare le risorse, lasciando in funzione quelli che vengono definiti “servizi zombie”, che aggiungono costi senza portare alcun beneficio. Le applicazioni dimenticate e le iniziative abbandonate, spesso risultati dello Shadow IT, possono far crescere sensibilmente i costi. Le virtual machine di grandi dimensioni spesso sottoutilizzate non fanno che aggravare il problema.
Il cloud è diventato un business ampiamente concorrenziale e molte organizzazioni vengono attratte ingannevolmente da prezzi promozionali bassi. Solo dopo aver affrontato le complessità e le spese della migrazione, realizzano che lo scale-up può essere dispendioso e che ci sono spesso costi nascosti. Inoltre, il report State of the Cloud di Rightscale del 2019 ha evidenziato che, nonostante i costi del cloud siano una priorità per le aziende, molti intervistati non attuano neanche le iniziative di ottimizzazione più elementari. Molte aziende fanno poco uso dell’automazione per arrestare i carichi di lavoro inattivi o non sono in grado di sfruttare al meglio le opzioni di sconto offerte dai cloud provider. È emblematico che gli intervistati della survey stimino i costi sprecati legati al cloud al 27%, mentre gli autori stessi ritengono che lo sperpero effettivo sia del 35%.
Assumere il controllo dei costi
Cosa possono fare quindi le aziende per ridurre i costi del multi-cloud? Fino a un certo punto, è una questione di fare correttamente il proprio dovere, comprendendo bene le strutture dei prezzi e verificando i costi nascosti dei servizi nuovi ed esistenti. È altrettanto utile fare tutto ciò che è possibile per migliorare la visibilità dei carichi di lavoro, dei servizi e dei costi, usando tutti gli strumenti di gestione forniti dai provider e impiegando tag che indichino per quale scopo le singole risorse vengono utilizzate.
Le aziende devono anche fare tutto il possibile per ridurre gli sprechi, sia che si tratti di garantire che non stiano sovradimensionando le risorse del cloud rispetto alle effettive richieste dei carichi di lavoro, sia che si creino policy per controllare la proliferazione o per evitare la duplicazione dei dati. Anche trasformare i carichi di lavoro virtualizzati in carichi containerizzati può generare risparmi, poiché i secondi utilizzano meno risorse di storage e RAM. Gestire al meglio i carichi di lavoro esistenti basati su cloud e assumere il controllo di quelli futuri consente di razionalizzare con maggiore facilità, evitando di eseguire servizi inutili o di utilizzare risorse in eccesso.
Come indicato dal report di Rightscale, le organizzazioni possono inoltre fare un uso più intensivo dell’automazione, ricorrendo a strumenti per automatizzare la gestione cloud invece di affidarsi ai controlli manuali. Per esempio, si può scegliere di automatizzare la sospensione o l’arresto dei carichi di lavoro inattivi o sottoutilizzati in modo che non consumino risorse e non generino costi quando non sono in uso. Le risorse impiegate da carichi di lavoro non prioritari possono piuttosto essere impiegate per accelerare le attività aziendali cruciali. Allo stesso tempo un’orchestration più intelligente dei dati può contribuire a impedire la duplicazione o gli spostamenti non necessari di dataset di grandi dimensioni tra più cloud e server centrali, a condizione che ciò non influisca negativmente sulle prestazioni.
Comunicare i costi del cloud
I CIO attenti ai costi potrebbero anche voler rivedere il loro modo di rapportarsi a dipendenti e dirigenti senior. Può essere necessario aiutare i CFO, che si aspettano una maggiore riduzione dei costi IT, a comprendere che i risultati non sono necessariamente immediati, o fornire loro indicazioni sul funzionamento dei nuovi centri di costo. I team coinvolti nel lancio di nuove applicazioni e servizi potrebbero invece aver bisogno di un quadro più dettagliato dei costi totali correlati. Ciò non significa assumere un ruolo da guardiano o dire costantemente di no, ma piuttosto definire dei budget e mettere in chiaro che la libertà comporta anche delle responsabilità. I carichi di lavoro basati su cloud possono essere implementati e resi operativi in modo più veloce ed economico, ma comportano anche altri costi effettivi.
Anche le strategie di procurement possono richiedere una rielaborazione. Usufruire di sconti offerti dai provider di cloud per l’acquisto di istanze riservate potrebbe aiutare a ridurre i costi correnti, così come potrebbe essere utile lavorare con agenzie che si occupano di intermediazione e aggregazione di servizi multi-cloud. L’intermediario può acquistare grandi blocchi di risorse cloud a prezzi all’ingrosso e poi rivenderle all’azienda; nonostante il ricarico del broker, il costo dovrebbe essere comunque inferiore a quello negoziabile individualmente. Lavorare con un fornitore di servizi gestiti può anche contribuire a ridurre l’onere e i costi di gestione associati a contratti e accordi con più provider di cloud. Alcuni possono persino automatizzare lo spostamento dei carichi di lavoro e dei dati tra cloud diversi, per offrire le migliori prestazioni a costi più contenuti. Collaborare con un partner esperto, come Dell Technologies, mette a disposizione dell’azienda tutte le competenze necessarie per creare una piattaforma multi-cloud efficiente e coerente, che permetta di mantenere la visibilità, controllare i costi nascosti ed eliminare i rischi in modo più semplice.
I CIO possono inoltre usufruire di una gamma sempre più estesa di strumenti per il monitoraggio del cloud e l’ottimizzazione dei costi. Alcuni sono vincolati a vendor di cloud specifici, con strumenti progettati specificamente per gli ambienti AWS, VMware o Microsoft Azure. Altri sono compatibili con più cloud. Questi strumenti hanno prezzi e strutture di costi differenti, ma sono disponibili anche opzioni open source, come OneOps di Walmart, e altri prodotti superiori di livello enterprise. Tutti possono comunque contribuire a migliorare la visibilità sugli ambienti multi-cloud e ottimizzare i costi.
Passando al cloud, i CIO devono spesso affrontare complesse discussioni su costi e ritorno sull’investimento, ma adottare una nuova piattaforma multi-cloud più efficiente può essere un’opportunità per spostare l’attenzione della conversazione con il consiglio di amministrazione dal budget ai risultati di business. Tuttavia, il modo migliore per controllare i costi e fornire tali risultati di business è quello di smettere di tentare di gestire autonomamente e manualmente un complesso ambiente multi-cloud, e utilizzare invece una piattaforma che offra un approccio multi-cloud più coerente e facile da gestire. Se oltre a funzionalità essenziali per la gestione e l’automazione, anche integrazione, trasparenza dei costi e intermediazione fanno parte del servizio, è molto più facile eseguire le applicazioni in un ambiente cloud adeguato e con costi più contenuti.
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