Nel 2020 il mercato delle tecnologie digitali in Italia nonostante la mazzata della pandemia calerà soltanto del 2% rispetto al 2019, scendendo a 70,5 miliardi di euro.

Sono attese flessioni moderate per Dispositivi e Sistemi (-1,9% sul 2019) e Software e Soluzioni ICT (-1,6%), per effetto delle esigenze emerse nel lockdown e per lo sviluppo della sicurezza e di nuove piattaforme di servizio online in tutti i settori. I Servizi ICT dovrebbero addirittura tenere (-0,1%), grazie alla crescita a due cifre dei servizi Cloud (+16%). Si confermeranno rispetto agli anni scorsi il calo nei Servizi di Rete (-5,9%) e la crescita per i Contenuti e la Pubblicità Digitale (+2,7%).

Sono i dati incoraggianti presentati ieri da Anitec-Assinform, elaborati insieme a NetConsulting cube, che oltretutto per il 2021 e 2022 prospettano una buona ripresa del mercato, con crescite rispettivamente del 3,4% e 3,3% annui.

“Nel primo semestre del 2020, nel pieno della prima ondata pandemica, il mercato digitale italiano ha limitato il calo al 2,9% rispetto al primo semestre del 2019. Quasi tutti i comparti hanno avuto una flessione dei ricavi, ma di gran lunga inferiore al resto dell’economia, a conferma della percezione del fabbisogno di digitalizzazione e del ruolo trainante delle tecnologie più innovative, i Digital Enabler, che comprendono, Cloud, Intelligenza Artificiale, Mobile Computing, Big data, IoT, Blockchain, Cybersecurity. Anche in un semestre difficile, la loro domanda ha continuato a crescere, innescando dinamiche che lasciano intravedere una sostanziale tenuta del mercato per fine 2020 e una buona ripresa nel 2021 e nel 2022”, ha commentato Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform.

Le previsioni per 2021 e 2022: tutti i dati

Anche tenendo in conto con la massima prudenza gli effetti del Recovery Fund, per il mercato digitale italiano Anitec-Assinform infatti prevede una crescita complessiva del 3,4%, nel 2021, a circa 73 miliardi di euro, e del 3,3% nel 2022, a più di 75 miliardi, con tutti i comparti tecnologici dell’IT in crescita. Più in particolare, per effetto della ripresa dei progetti di modernizzazione infrastrutturale, del riavvio dei progetti applicativi e degli acquisti consumer, le crescite stimate sono:

Dispositivi e Sistemi: +5,5% nel 2021 e +5,2%nel 2022;

Software e Soluzioni ICT: 7,6% nel 2021 e 6,4% nel 2022;

Servizi ICT: 7,8% nel 2021 e 7,2% nel 2022;

Contenuti e Pubblicità Digitale: 6,5% nel 2021 e 5,4% nel 2022.

Sempre nel biennio 2021-2022, si prevede una dinamica più forte per la componente business (+5,3% nel 2021 a circa 43,2 miliardi di euro, e +4,6% nel 2022) che per quella consumer (+ 0,9% nel 2021, a circa 29,7 miliardi, e +1,5% nel 2022).

In ambito business, i maggior aumenti di spesa ICT si avranno nei comparti Industria (+7,7% nel 2021 e +5,8% nel 2022), Distribuzione e Servizi (+5,4% nel 2021 e + 4,4% nel 2022), Banche (+4,6% nel 2021 e +3,5% nel 2022), Telecomunicazioni e Media (+4%, nel 2021 e +3,5% nel 2022), seguite da Assicurazioni e Finanza, Utility, Trasporti e Sanità. Buone crescite sono attese anche nella Pubblica Amministrazione, sia Centrale (+4,3% nel 2021 e +4,1% nel 2022) che Locale (+3,7% nel 2021 e +4,4% nel 2022).

Sono previsioni incoraggianti, ha detto Gay, soprattutto tenendo conto che in questi mesi il Governo concluderà l’elaborazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, PNRR: dei 209 miliardi di euro resi disponibili dalla UE tra prestiti e contributi a fondo perduto, tra 50 e 60 saranno da destinare agli investimenti per la modernizzazione digitale del Paese. “Abbiamo di fronte un’occasione unica per fare quel cambio di passo che è alla base della fiducia di investire da parte imprese di tutti i settori e nello stesso comparto ICT in Italia. Mai come oggi – ha concluso Gay – è urgente dotarsi di una politica industriale per il digitale all’altezza delle sfide e attuarla con un approccio di sistema”.

Le raccomandazioni al Governo, per la domanda e per il settore ICT

A quest’ultimo riguardo, Anitec-Assinform, tenendo conto degli sviluppi in corso al MISE, ha individuato più priorità di intervento, sia sul fronte della domanda digitale che del settore ICT.

Sul fronte della domanda si tratta di dare:

– alle imprese di tutti i settori la capacità finanziaria di proseguire anche in questa fase la trasformazione digitale, rafforzando l’incentivazione ed estendendone l’applicazione;

– alle infrastrutture a banda ultra-larga nuovo impulso realizzativo;

– alla PA la possibilità di contare su gare di minor complessità e durata;

– alla scuola strategie, infrastrutture e competenze specifiche alla didattica in digitale;

– alla sanità spinta alla digitalizzazione delle aree chiave, dalle banche dati per la prevenzione, alla diffusione totale del Fascicolo Sanitario Elettronico, alla telemedicina personalizzata, all’interoperabilità dei sistemi.

Sul fronte dell’offerta, e cioè dello stesso settore ICT, si tratta di:

– dare più consistenza e stabilità agli incentivi alla R&D digitale e concentrarli negli ambiti a maggiore potenzialità di industrializzazione e interazione con i poli scientifici.

– estendere il supporto alle startup, aggiungendo (a quanto già previsto dal Fondo Innovazione e dal Fondo Centrale di garanzia) strumenti per finanziarne la crescita (scale-up);

– rendere possibile il superamento di un gap di competenze digitali che interessa migliaia di posizioni e che limita le potenzialità del settore ICT, stimolando il sistema formativo pubblico.