Istat, solo 2 imprese italiane su 10 sono digitalizzate ad alti livelli
Solo il 18% delle aziende italiane con almeno 10 addetti soddisfa più della metà dei 12 parametri tecnologici che compongono l’indice europeo di digitalizzazione delle imprese (Digital Intensity Index). Le quote di chi utilizza tecnologie di AI, Robot, analisi Big Data, e stampanti 3D sono tutte sotto il 10%. Solo quelle di chi usa servizi Cloud (59%), soluzioni Internet of Things (23%), o ha siti web evoluti (55%) sono in doppia cifra, mentre solo il 16% vende online.
Sono dati del report “Imprese e ICT 2020” dell’Istat, rilasciato da pochi giorni, e basato su un’indagine effettuata tra giugno e agosto 2020 su un campione di oltre 20mila imprese, cioè circa il 10% dell’universo delle realtà con più di 10 addetti attive in Italia.
Report che conferma lo scenario a luci e ombre della digitalizzazione in Italia, che ha numeri confortanti solo per le grandi imprese. L’effetto positivo della pandemia sugli investimenti ICT sembra essersi concretizzato solo per i servizi cloud, mentre l’adozione delle tecnologie più avanzate va a rilento, e in alcuni ambiti, come la formazione ICT ai dipendenti, e la presenza di speclalisti ICT interni, emergono sensibili passi indietro rispetto all’anno scorso.
I 12 parametri del Digital Intensity Index
Come gli anni scorsi, l’Istat ha utilizzato come riferimento i 12 parametri tecnologici che compongono il Digital Intensity Index, l’indice con cui l’Unione Europea misura la maturità digitale delle imprese nel rapporto DESI.
Quest’anno i 12 parametri sono: percentuale di addetti connessi superiore al 50%, velocità di connessione (download) di almeno 30 Mbps, presenza di sito web, uso di stampanti 3D, invio di fatture elettroniche, fatturato e-commerce di almeno l’1% del fatturato totale, presenza di addetti specialisti ICT, percentuale di addetti con device mobili superiore al 20%, presenza di sito web evoluto (con informazioni su prodotti e prezzi, o funzioni di personalizzazione dei prodotti, o dei contenuti, o tracking degli ordini), uso di servizi cloud evoluti, uso di robot, uso di soluzioni di analisi Big Data.
In generale, come anticipato, circa l’82% delle imprese italiane con almeno 10 addetti si colloca a un livello ‘basso’ o ‘molto basso’ di digitalizzazione, perché soddisfa al massimo 6 di questi parametri. Il restante 18% (percentuale che al Sud Italia scende al 13%) ne soddisfa invece almeno 7, posizionandosi su livelli ‘alti’ o ‘molto alti’ di digitalizzazione.
Come sempre, il livello di digitalizzazione cresce con la dimensione aziendale. Tra le imprese fino a 99 addetti la situazione più diffusa comprende al più la connessione di almeno 30 Mbps, l’invio di fatture elettroniche e il sito web evoluto. Mentre l’uso di servizi cloud evoluti, l’uso di device mobili da parte degli addetti, e la presenza di specialisti ICT sono più frequenti nelle imprese con almeno 100 addetti. L’uso delle tecnologie più innovative – robotica, analisi di big data e stampa 3D – si riscontra principalmente nelle imprese che soddisfano almeno altri 5 parametri, e che quindi hanno gradi di digitalizzazione alti e molto alti.
Connettività, buone performance nel Mezzogiorno
Il 97,5% delle imprese utilizza connessioni in banda larga fissa o mobile, e circa il 63% fornisce ai propri addetti dispositivi portatili per scopi lavorativi. Percentuale che nelle grandi imprese sale al 96%, e che è rimasta stabile rispetto al 2019, mentre è aumentata (dal 50% al 53,2%) quella degli addetti che usano un computer connesso per lavorare. Incremento probabilmente dovuto ai lockdown per la pandemia, così come il forte aumento di imprese che hanno arricchito il sito web con servizi e informazioni sui prodotti (dal 34% del 2019 al 55% del 2020) e di quelle che utilizzano servizi cloud (dal 23% del 2018 al 59% del 2020).
Tra le imprese connesse in banda larga fissa, la velocità massima di connessione cresce con la dimensione aziendale, mentre non si evidenziano particolari divari territoriali. A livello regionale anzi emerge una buona performance delle imprese del Mezzogiorno: Sicilia, Basilicata e Campania sono tra le prime cinque regioni per quota di imprese connesse con almeno 100 Mbps. La quota di imprese connesse con almeno 30 Mbps è di circa il 76% nel Mezzogiorno e nel Nord, e di circa il 73% al Centro.
Big Data, robot, AI tutti intorno all’8%
L’8,6% delle imprese con almeno 10 addetti dichiara di aver analizzato nel 2019 grandi quantità di informazioni (big data) ottenute da fonti di dati proprie o esterne attraverso tecniche, tecnologie o strumenti software. La percentuale sale a circa il 25% tra le grandi imprese, e scende al 6,2% nella fascia 10-49 addetti.
L’analisi avviene internamente nel 7,4% dei casi, mentre il 2,8% la affida all’esterno. I dati più analizzati internamente provengono da social media (46,5%), geolocalizzazione derivante da dispositivi portatili (45%) e da dispositivi smart e sensori (31%).
L’8,8% invece usa robot industriali multiuso e riprogrammabili che si muovono almeno su tre assi, o di servizio (8,7% nel 2018).
Percentuale analoga per l’intelligenza artificiale: circa l’8,1% dichiara di aver utilizzato strumenti di AI nel 2019, di cui il 7,9% delle PMI e il 26,3% delle grandi imprese.
Quanto all’IoT, queste soluzioni sono utilizzate dal 23,1% delle imprese con almeno 10 addetti, soprattutto per migliorare il servizio clienti (35,7%) e per ottimizzare il consumo di energia nei locali delle imprese (32,5%), mentre le imprese che hanno adottato la stampa 3D nei processi produttivi, direttamente o tramite servizi forniti dall’esterno, sono il 4,7% (4,4% nel 2018): si tratta soprattutto di imprese grandi (14,7% contro il 3,9% delle imprese più piccole) e manifatturiere.
La quota di fatturato via EDI rimane più alta di quella via web
La percentuale di imprese italiane con almeno 10 addetti che hanno venduto online nel 2019 continua a essere bassa (16,3%) sebbene in crescita del 2% rispetto a 12 mesi prima. La crescita è più forte nelle imprese con almeno 250 addetti (dal 35,6% al 40,2%) rispetto a quelle con 10-49 addetti (dal 12,8% al 15,2%).
La quota di fatturato online sul fatturato totale passa dall’11,5% al 12,7%: le imprese con 100 addetti e oltre fanno da traino (circa il 17%) rispetto a quelle di minore dimensione (5,6%).
Il canale web continua a essere preferito rispetto a quello degli scambi elettronici di dati in formato EDI, utilizzato dal 4,3% delle imprese con almeno 10 addetti (3,4% nel 2018). Tuttavia quest’ultimo canale, impiegato soprattutto nelle transazioni business-to-business, continua a generare ancora una quota di fatturato online superiore a quello derivante dalle vendite via web (rispettivamente 8,6% e 4% del fatturato totale).
Nel 2019, le imprese che hanno venduto beni e servizi via web l’hanno fatto nel 76,8% dei casi tramite siti web o app dell’impresa e nel 64,3% attraverso emarketplace o app di intermediari, ma l’84,4% delle vendite online proviene dal primo canale, e solo il 15,6% dal secondo. Tra le imprese che vendono online, l’uso di piattaforme digitali è particolarmente diffuso nel settore ristorazione (99,4%, era 62,9% nel 2018) e dei servizi ricettivi (97,6%, era 97,9% nel 2018).
Si riduce la quota di imprese con specialisti ICT interni
Si riduce anche la quota delle imprese con almeno 10 addetti che impiegano esperti ICT (dal 16% al 12,6%) ma nelle imprese con almeno 250 addetti il dato è molto maggiore e il calo più trascurabile (dal 73,1% al 72%).
Anche tra le imprese più grandi però scende la quota di quelle che nel 2019 hanno cercato di reperire specialisti ICT (dal 38,4% del 2018 al 36,3%): di queste, quasi la metà ha avuto difficoltà a coprire posti vacanti per questo tipo di addetti.
Il 63% delle imprese dichiara di aver utilizzato nel 2019 personale esterno per la gestione di attività ICT (manutenzione infrastrutture, supporto e sviluppo di software, gestione sicurezza), quota che sale al 79% per le imprese con almeno 250 addetti.
Passi indietro infine anche sulla formazione ICT: nel 2019 solo il 15,5% ha organizzato corsi per i propri addetti, contro il 19,4% nel 2018. E scende molto, dal 16,3% all’11,7%, anche la quota di chi ha svolto corsi di formazione informatica per il personale non ICT.