La carenza di chip è reale, ma il COVID c’entra fino a un certo punto

Ormai avrete sentito a più riprese le notizie sulla carenza di chip, in particolare le lamentele dei gamer, che non riescono a trovare a prezzi umani le moderne GPU, e dei produttori di automobili, visto che le auto odierne sono un sorta di data center in movimento.
Il problema sta interessando anche l’IT aziendale, ma in modo diverso, e ci sono delle misure che potete adottare per affrontare il problema. Il primo passo, però, è la pazienza. Questa carenza non è dovuta a carenza di personale o a fabbriche fuori servizio, ma al fatto che la domanda è così alta che sta portando a tempi di consegna molto lunghi.
Questo ritardo può arrivare ad esempio a 36 settimane secondo Mario Morales, vicepresidente di IDC. Un fattore che contribuisce a questa situazione per i fornitori enterprise è che i produttori di chip stanno puntando su alcuni chip sfavorendo altri, secondo Vladimir Galabov, analista di Omdia. Ad esempio, una CPU che costa migliaia di dollari potrebbe avere la priorità nella coda di produzione rispetto a una CPU per un’auto o un laptop che costa 100 o 150 dollari. “Di conseguenza nella fascia più alta del mercato enterprise i carichi di lavoro dei data center sono stati privilegiati”, ha affermato Galabov.
Il risultato è che oggi è più facile ottenere server, apparecchiature di rete e array di storage, ma la sfida più grande rimane nello spazio client del mercato enterprise, con prodotti come laptop e PC desktop disponibili in quantità molto ridotte.
Molti report hanno affermato che le PMI avvertono maggiormente la carenza di chip perché i principali OEM favoriscono i loro clienti enterprise più grandi, ma secondo Ali Fenn, presidente di ITRenew, l’impatto si fa sentire anche nei più grandi colossi dell’IT. “Anche quando si parla di Dell, HP e Lenovo vediamo i principali clienti enterprise lamentarsi per ritardi sulle consegne che arrivano anche a sei mesi. Questa carenza non sta però colpendo i più grandi fornitori di servizi cloud”.
Domanda di fascia bassa
La ragione della carenza, sia consumer che corporate, è stata attribuita al COVID-19, ma questo è solo un fattore. Innanzitutto, questa non è una carenza nel senso tradizionale. Non è che un colosso come TSMC non riesca a produrre chip. Il problema è che la domanda è così grande che la capacità di produzione esistente non può tenere il passo. Prima che ci fosse la pandemia, la trasformazione digitale guidava le vendite. “C’è stato un movimento piuttosto ampio all’interno del settore enterprise verso una maggiore digitalizzazione”, ha affermato Morales. “Penso che la pandemia abbia solo accelerato questo processo”.
“Se poi pensiamo a tutte le cose connesse (città intelligenti, strade intelligenti, campus intelligenti, aeroporti intelligenti e tutta la IoT in generale) penso che questa carenza si sarebbe verificata comunque; è semplicemente accaduta più velocemente”.
Un altro problema è che colossi come Intel, TSMC, GlobalFoundries, Samsung e altri grandi produttori di chip stanno investendo fortemente in processi produttivi a 7 nm e 5 nm, di cui i frigoriferi e le auto intelligenti non hanno bisogno. Non investono certo in centri produttivi per chip a 40 nm o 28 nm. Quindi le vecchie fabbriche esistenti per questi processori continueranno a funzionare a pieno regime anche per il prossimo futuro, senza che ci siano all’orizzonte piani per costruirne altre.
Continuate a parlare con i fornitori
Quindi cosa possono fare le aziende per affrontare questa delicata situazione? “Per cominciare, siate più coinvolti nel processo degli ordini” ha affermato Gary Marks, presidente di Opengear. “Stiamo dicendo ai clienti e ai nostri venditori che più capiamo le loro esigenze, più possiamo gestire meglio le forniture”.
Marks sostiene che l’approvvigionamento just-in-time ha abituato fin troppo bene le aziende, ma le fabbriche di chip colpite dal COVID-19 e le navi rimaste bloccate nel Canale di Suez hanno gettato acqua fredda su questa nozione. “Penso che molte aziende abbiano dato per scontate la supply chain e la consegna di questo genere di prodotti”.
Bill Richter, CEO di Qumulo, che produce sistemi di archiviazione software per dati non strutturati, ha sentito parlare di ritardi dai fornitori di apparecchiature di rete fino a sei mesi. Il suo consiglio ai clienti? Inoltrare i loro ordini in anticipo. “Questo non è il momento di aspettare fino all’ultimo minuto, perché queste carenze sono reali”.
Secondo Richter inoltre ciò che sta colpendo duramente alcuni clienti è il fatto che siano bloccati con un unico fornitore. “Quando si verifica una carenza nella supply chain e vi rendete conto di essere legati a un unico fornitore, iniziate a capire il rischio di questi approcci legacy”. Anche per questo Qumulo diversifica i suoi fornitori e funziona su AWS, HPE, Dell, Quanta e Western Digital e si affida sia a Intel, sia ad AMD per quanto riguarda i processori.
Un’altra soluzione per l’hosting delle applicazioni è il cloud, poiché gli hyperscaler come AWS, Microsoft e Azure non stanno risentendo particolarmente di questa situazione. Se non riuscite a ottenere un array di archiviazione o un firewall di rete, state certi che i provider cloud li hanno. Il cloud può inoltre offrire flessibilità e una rapida soluzione alla domanda di hardware che la carenza di offerta sta creando.
Il consiglio di Morales per le aziende di medie dimensioni che hanno maggiori probabilità di avvertire la carenza di chip è di stare vicino al loro fornitore per capire esattamente quale domanda deve effettivamente affrontare. Inoltre, non bisogna esagerare con gli ordini nella speranza di incoraggiare una maggiore produzione, perché i fornitori sono consapevoli di tale strategia. Tornano dal cliente e dicono che prima di fornire i componenti richiesti, i clienti devono dimostrare di avere abbastanza domanda da assorbire l’aumento dell’offerta.
Galabov e Morales vedono una normalizzazione della supply chain non prima del prossimo anno, con un pieno ritorno alla normalità nel 2023. Fino ad allora, pianificate di conseguenza e optate per una visione a lungo termine.