Lavoro ibrido: manca la dimensione sociale dell’ufficio
Una recente indagine di Citrix commissionata all’istituto di ricerche OnePoll su un campione di 500 lavoratori italiani della conoscenza ha messo in luce che a prevalere nel prossimo futuro sarà un modello di lavoro ibrido, con il 32% degli intervistati che auspica una suddivisione che alterni al 50% lavoro da remoto e lavoro in ufficio. Se a questi si aggiunge un 8% che vorrebbe lavorare esclusivamente da remoto, un 9% che vorrebbe andare in ufficio solo quando necessario e un 5% che preferirebbe una completa flessibilità, vediamo che è ben il 54% a essere a favore di un modello di lavoro che alterni vita in ufficio e modalità da remoto.
Nonostante questo, però, sono ancora molte le attività che, secondo gli intervistati, richiedono la presenza in ufficio e, non a caso, per la maggior parte queste sono legate alla dimensione sociale, sicuramente quella di cui si è sofferta di più la mancanza nei lunghi mesi della pandemia.
Il 43% del campione vede infatti l’interazione con i colleghi il principale motivo per tornare in ufficio: in particolare, il 55% afferma che le riunioni di team dovrebbero essere fatte in presenza; il 53% pensa che i meeting di business richiedano la presenza in ufficio e un altro 53% crede che le attività di training siano migliori se svolte dal vivo. Il 72% ritiene infine che sia indispensabile che l’inserimento dei nuovi colleghi avvenga in ufficio e il 50% preferirebbe incontrare dal vivo i colleghi delle risorse umane.
“La pandemia ha accelerato una tendenza sicuramente già in atto e cioè una ridefinizione del concetto di luogo di lavoro, sempre più svincolato da un luogo fisico” ha affermato Fabio Luinetti, Country Manager di Citrix Italia “Questo non significa affatto eliminare la dimensione sociale del lavoro, che dovrà invece continuare a esistere e prosperare perché necessaria per il benessere mentale dei dipendenti e per tenere viva la loro creatività.”
Del resto, nemmeno l’ufficio come luogo fisico è destinato a sparire, piuttosto a evolversi nel segno della flessibilità. Il 29% degli intervistati pensa infatti che le aziende dedicheranno spazi più grandi proprio all’interazione sociale e il 37% crede che investiranno per adattare l’attuale ambiente a un modello di lavoro ibrido, con stanze progettate per favorire le riunioni virtuali e tutte le attrezzature necessarie. Il 27% pensa che verranno dedicati più spazi al coworking insieme ad altre aziende, mentre solo il 16% crede che gli spazi degli uffici verranno sostanzialmente ridotti, nonostante questo sia un argomento di conversazione piuttosto caldo.
In ogni caso, prima di pensare a innovazioni “out of the box” per quanto riguarda il futuro degli spazi di lavoro, gli intervistati si focalizzano sulle cose essenziali: il 39% del campione pensa infatti che la cosa più importante sia disporre di sale riunioni attrezzate per i meeting virtuali e il 28% mette al primo posto la flessibilità degli spazi di lavoro (per esempio la possibilità di ricavare una sala riunioni da stanze più piccole). Un altro 28% vorrebbe che l’arredamento potesse essere adattato alle diverse esigenze di chi lavora, con attrezzature capaci di rispondere a scopi diversi e il 29% crede comunque che sia importante avere spazi che stimolino la creatività con tecnologie, design, decorazioni e quanto altro. Innovazioni più spinte come realtà virtuale e eventi olografici sono desiderati solo rispettivamente dal 15% e dal 14% del campione.
In un contesto ibrido, e dopo un evento decisamente traumatico come si è rivelata l’esperienza della pandemia, il benessere mentale e fisico dei dipendenti dovrebbe essere al centro delle preoccupazioni delle aziende, o almeno questo è quanto pensa il 43% degli intervistati, con frequenti momenti di scambio tra colleghi e con il team HR.
“Nel paradigma del lavoro ibrido, spazio fisico e spazio digitale costituiscono un unico continuum” prosegue Luinetti “e le persone, come dimostra la ricerca, hanno capito che per cogliere tutte le opportunità che queste nuove forme di lavoro offrono loro devono avere a disposizione la tecnologia e gli strumenti adatti. Insieme al benessere fisico e mentale, esiste un benessere digitale, di cui non dobbiamo sottovalutare l’importanza.”
Anche la sostenibilità è un tema sempre più urgente e che spesso viene associato allo smart working, con un numero crescente di persone che si sta dimostrando sensibile a questa problematica. In particolare, emerge dal sondaggio che per il 41% del campione le aziende dovrebbero preoccuparsi di ridurre l’utilizzo di energia elettrica o comunque prediligere energia proveniente da fonti rinnovabili, mentre un’uguale percentuale pone l’accento sull’importanza di ridurre i rifiuti e utilizzare materiali riciclabili.
A fronte di questo, curiosamente, solo il 15% del campione pensa che la sostenibilità dovrebbe essere una priorità per le aziende nel prossimo futuro: nuovi modelli di lavoro (28%), digital transformation (22%) e benessere dei dipendenti (20%) sono quelle indicate dagli intervistati.
“La sostenibilità dovrà essere al centro delle priorità aziendali a partire da oggi stesso”, conclude Luinetti, “con l’emergenza climatica che stiamo vivendo, le aziende dovranno prendere tutte le misure necessarie affinché il loro operato sia realmente sostenibile. Lo smart working e il lavoro ibrido possono dare il loro contributo in questo contesto, aiutando a ridurre le emissioni, il numero di dispositivi necessari e il consumo di energia, migliorando al tempo stesso la produttività. Le aziende dovrebbero mettere al centro della loro agenda questa questione immediatamente, prima che sia troppo tardi per invertire il trend attuale.”