SPID, raddoppiano gli utenti ma mancano ancora molti servizi della PA
Nel 2021 sono più che raddoppiate le identità SPID rilasciate alla popolazione, raggiungendo un totale di 26,1 milioni di utenze attive a fine ottobre (12,2 milioni a ottobre 2020), con oltre 431 milioni di accessi nel corso dell’anno (il triplo rispetto a un anno fa). Un maggiorenne su due possiede un’identità SPID, il 43% degli italiani. Un boom trainato dai recenti interventi normativi che hanno favorito lo switch-off dei metodi di identificazione obsoleti da parte della PA (INPS su tutti), dagli sforzi degli Identity Provider (IdP) e Service Provider (SP), da iniziative come il Cashback di Stato e dalla necessità di accedere al Green Pass, che sarà ulteriormente spinto dalla possibilità di scaricare gratuitamente 14 certificati dall’Anagrafe centrale.
La corsa alle identità digitali non riguarda solo SPID: il rapporto dell’Osservatorio Digital Identity afferma che il 99% degli utenti Internet italiani ha almeno un profilo identificativo per l’accesso online e il 97% possiede almeno un’identità certificata. Tra i sistemi di identità digitale più diffusi ci sono il social ID (posseduto dal 91%) e l’home banking (87%), 24,7 milioni di italiani sono in possesso della Carta di Identità Elettronica (CIE).
Nonostante la crescente diffusione, le identità digitali appaiono ancora sottoutilizzate: solo il 5% degli utenti usa la CIE più volte alla settimana e solo il 15% SPID, contro il 41% che usa l’home banking con la stessa frequenza. Una delle principali ragioni è un portafoglio di servizi accessibili ancora limitato, con le PA che hanno appena concluso lo switch off delle credenziali proprietarie imposto dal Decreto Legge Semplificazioni e le imprese private ancora più indietro: a fronte di 9.081 enti pubblici che hanno integrato SPID e 1.790 che hanno adottato CIE, sono solo 59 le aziende nel circuito SPID e 3 in CIE.
I numeri di SPID
SPID ha registrato la crescita maggiore tra i sistemi attivi nel panorama italiano con percentuali di diffusione diverse a seconda della fascia anagrafica e dell’area di residenza. Oltre l’87% dei giovani tra i 18 e i 24 anni è un utente SPID, ma lo è solo il 34% dei 65-74enni e appena il 14% degli over 75. Le regioni più virtuose sono Lombardia e Lazio, dove il 60% dei cittadini è registrato, mentre in Molise, Sardegna e Calabria si raggiunge il 41% di utenti.
Insieme al numero di identità digitali attivate, cresce anche l’effettivo uso di SPID. Nel primo semestre dell’anno l’incremento è stato pari al +10% mese su mese, +5% nel terzo trimestre, con il picco di 58,8 milioni di accessi in un solo mese raggiunto a ottobre. Nel 2021 ogni utente ha effettuato in media 17 accessi con SPID, contro i 9 accessi medi per utente del 2020, e i servizi maggiormente utilizzati sono stati quelli offerti da INPS, app IO e Agenzia delle Entrate.
Lo scenario europeo
In Europa, nel 2021 è cresciuta la diffusione di molti sistemi di identità digitale, alcuni già diffusi prima della pandemia e che nell’ultimo anno hanno coperto quasi tutta la popolazione. È il caso dell’Olanda, dove DigiD è utilizzato dal 95% dei cittadini, Svezia, dove BankID è stato attivato dall’83% della popolazione, e in Norvegia, dove BankID copre il 79% dei norvegesi.
Anche i sistemi di riconoscimento che a inizio 2020 apparivano ancora in fase di sviluppo hanno segnato una crescita notevole. Il sistema belga Itsme, ad esempio, ha quasi raddoppiato la sua penetrazione, passando dal 22% al 46% della popolazione coperta, così come il sistema francese FranceConnect, che è passato dal 28% al 45% di francesi registrati.
Il 3 giugno 2021, la Commissione europea ha diffuso una proposta di revisione del Regolamento eIDAS, il quale ad oggi fornisce una base normativa per i servizi fiduciari ed i mezzi di identificazione elettronica degli Stati Membri. L’obiettivo è di stabilire un quadro comunitario che supporti un’identità digitale europea, fornendo una base comune per interazioni elettroniche sicure e omogenee fra cittadini, imprese e amministrazioni pubbliche, in modo da migliorare l’efficacia dei servizi elettronici pubblici e privati, nonché dell’eBusiness e del commercio elettronico nell’UE insieme ad alcune raccomandazioni per lo sviluppo di un nuovo Digital Wallet europeo che riporterebbe all’utente il pieno controllo sui propri dati.
“Non possiamo aspettarci che la crescita dell’identità digitale in Italia continui con lo stesso ritmo sostenuto degli ultimi mesi senza trovare nuovi meccanismi di sviluppo – afferma Luca Gastaldi, Direttore dell’Osservatorio Digital Identity -. Per uscire dal mondo pubblico e diventare il passe-partout per ogni interazione digitale, serve una sistematica strategia di coinvolgimento e una chiara proposta di valore per il mondo privato. Fondamentale sarà costruire un’alternativa di identità digitale trasversale più conveniente rispetto ai sistemi proprietari, integrare ai dati basici degli utenti ulteriori attributi che ne facilitino il riconoscimento nell’accesso ai servizi in diversi ambiti, disegnare un’esperienza d’uso inclusiva per tutte le fasce di utenti e lavorare all’interoperabilità con altri sistemi internazionali”.