Cloud XaaS: un modello di cloud sostenibile per la crescita dell’Italia
Nel contesto odierno della Data Economy diventa sempre più importante per le imprese attuare dei processi di trasformazione digitale che permettano di gestire ed estrarre valore dai dati, una risorsa sempre più importante per la competitività di imprese e sistemi economici.
Lo studio La nuova generazione di Cloud basata su XaaS – Everything-as-a-Service – Nuovo modello sostenibile di Cloud per la competitività e la crescita dell’Italia, che The European House – Ambrosetti ha realizzato per Hewlett Packard Enterprise (HPE), indaga proprio su uno degli aspetti più importanti della trasformazione digitale, ovvero il cloud e, soprattutto, un suo nuovo modello sostenibile rappresentato dalla formula XaaS (Everything-as-a-Service).
“Il cloud di nuova generazione basato sul concetto di Everything-as-a-Service combina i vantaggi di cloud pubblico e cloud privato”, sottolinea Stefano Venturi, Presidente e Amministratore Delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia. “Questo studio dimostra che i benefici che la diffusione di questo cloud di nuova generazione può generare sono concreti e riguardano l’intero sistema-Paese, le aziende private e le pubbliche amministrazioni, con oltre 220 miliardi di euro di PIL cumulato nel prossimo quadriennio e un aumento della produttività media delle imprese fino al +2,3%. Nello stesso periodo, l’impatto diretto per gli attori della filiera ICT è stimato in circa 1,3 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi. Ciò significa che le nostre imprese ICT potranno continuare a operare e a crescere, portando un ulteriore contributo allo sviluppo dell’economia e delle competenze nel nostro Paese”.
“Bisogna individuare un nuovo modello di sviluppo del digitale che accompagni in maniera efficace ed efficiente il percorso di trasformazione di imprese e Pubblica Amministrazione. A tal fine, il nuovo modello di cloud basato su Everything-as-a-Service è in grado di favorire una maggiore adozione delle soluzioni tecnologiche avanzate che abilitano un aumento della produttività delle imprese e del sistema-Paese nella sua interezza. Inoltre, anche la Pubblica Amministrazione potrà beneficiare della diffusione di questo nuovo modello di cloud, ottenendo risparmi superiori a 650 milioni di Euro per la spesa ICT e riducendo del 90% le richieste di dati e informazioni alle aziende” ha dichiarato Valerio De Molli, CEO & Managing Partner di The European House – Ambrosetti.
Le prime evidenze raccolte dallo studio mostrano come la diffusione di investimenti in asset intangibili sia correlata con la crescita del PIL. Ciò è dimostrato anche dall’analisi delle valutazioni di borsa: ad oggi gli asset intangibili giustificano oltre il 90% del valore di borsa delle principali società statunitensi e oltre il 70% delle aziende europee. In tale contesto, il peso della Data Economy sulle economie europee sta crescendo, nonostante la quasi assenza di player rilevanti a livello internazionale. Sebbene l’Italia si trovi al quarto posto in UE27 + UK per valore complessivo della Data Economy (37,8 miliardi di Euro), si posiziona solamente in 17ª posizione considerando il peso della Data Economy sul PIL (2,3%), distante dalla media europea (3,0%) e da altri peer (UK, 4,0%; Germania, 3,6%; Spagna, 2,7%; Francia, 2,5%).
In un futuro sempre più Data-driven, la digitalizzazione di imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini gioca un ruolo chiave nell’abilitare la competitività del sistema-Paese. In tal senso, è stato elaborato un indicatore che ha messo in luce la digitalizzazione del sistema-Paese in base al livello di adozione degli strumenti digitali come connettività, cloud, intelligenza artificiale e robot industriali nei settori industriali. I risultati dell’indicatore posizionano l’Italia al nono posto in Europa ma al primo posto tra i principali Paesi benchmark. Seppur positivo come risultato, bisogna anche considerare gli elementi critici del sistema imprenditoriale italiano, tra cui le competenze considerate non idonee per governare la transizione digitale, la larga adozione di strumenti digitale di base dalla maggior parte delle imprese (in particolare piccole e medie) e le difficoltà manageriali nella gestione della transizione digitale.
Anche per la Pubblica Amministrazione la strada da percorrere è ancora lunga. Si consideri che soltanto il 21,8% degli uffici ha già assunto un Responsabile per la transizione digitale e solo il 16,2% della P.A. ha oggi un programma per aggiornare le competenze dei suoi dipendenti. Dallo studio sono emersi ulteriori fattori ostativi, ad esempio, relativi al modello di sourcing delle infrastrutture ICT ritenuto non adeguato a soddisfare le esigenze di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione oppure i modelli di contabilità pubblica e di bilancio pubblico che non permettono di gestire un modello ICT che prevede spese operative variabili in base all’utilizzo.
La diffusione del cloud di nuova generazione basato su Everything-as-a-Service permetterà di abilitare un aumento della produttività fino al 2,3% per le imprese che potranno utilizzare nuove infrastrutture ICT più avanzate e sempre aggiornate. Da ciò sarà possibile generare un aumento del PIL fino a 222 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni e un impatto diretto cumulato per la filiera ICT pari a 1,3 miliardi di Euro di nuovi ricavi.
Inoltre, per la Pubblica Amministrazione l’impiego di soluzioni cloud basate su Everything-as-a-Service potrà generare un risparmio di costi pari a oltre 650 milioni di Euro, equivalenti a una riduzione del 25% dei costi ICT. Inoltre, nel cloud di nuova generazione i dati non sono soggetti alla normativa americana, nota anche come Clarifying Lawful Overseas Use of Data (CLOUD) Act. HPE ha molto a cuore la sicurezza dei dati dei propri clienti e, con i suoi servizi, i dati sono al sicuro da possibili richieste di accesso da parte delle autorità americane. Nella soluzione, infatti, i clienti non perdono mai il controllo dei loro dati, che restano sempre in loro possesso, mentre HPE non ha la possibilità né il diritto di accedere a tali dati.
Il cloud di nuova generazione basato su Everything-as-a-Service quale abilitatore di una crescita diffusa sia a livello di sistema-Paese, sia per la singola impresa è dunque di estrema importanza se si vogliono affrontare e indirizzare con delle proposte di policy i fattori che oggi risultano essere ostativi alla digitalizzazione delle Pubbliche Amministrazioni e delle imprese. The European House – Ambrosetti e HPE ritengono necessario che le Pubbliche Amministrazioni adottino un nuovo modello di sourcing basato sulle logiche “as-a-Service”, così come risulta fondamentale la creazione di meccanismi di collaborazione tra più Enti Pubblici e il rafforzamento del ruolo delle in-house regionali. Al contempo, è fondamentale promuovere l’adozione delle soluzioni cloud più avanzate all’interno delle imprese italiane, istituire “obblighi” di formazione sulle tecnologie e sull’impiego del digitale per i dipendenti delle imprese (al pari di quanto previsto per la sicurezza sul lavoro) e, infine, e creare degli ecosistemi di dati a livello nazionale che rendano possibile una maggiore interoperabilità a livello di filiera.