In Campania nasce un Network per la PAD
Un nuovo percorso assistenziale che ha l’obiettivo di estrarre maggiore valore dagli ospedali campani per assistere i pazienti affetti da PAD (Peripheral Artery Disease, in italiano AOP Arteriopatia Obliterante Periferica).
Come spiegano in un intervento di Giovanni Esposito ed Eugenio Stabile, rispettivamente Presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE) e direttore della UOC di Cardiologia, Emodinamica e UTIC dell’AOU Federico II di Napoli, la PAD è una forma di aterosclerosi localizzata alle arterie delle gambe.
Viene definita anche come la “malattia delle vetrine” perché chi ne soffre tende a fermarsi spesso mentre cammina, con la scusa di guardare i negozi, ma in realtà solo per alleviare i dolori molto forti agli arti inferiori.
I danni del Covid
Nel mondo colpisce duecento milioni di persone, di cui quaranta milioni in Europa. In Italia colpisce circa il 10% nelle persone con più di 40 anni, ma è in crescita: + 23% nell’ultimo decennio, a causa dell’aumento del numero di pazienti diabetici e fumatori, nonché dell’invecchiamento della popolazione. Fumo, ipertensione, scarsa o nulla attività fisica sono alcuni dei principali fattori di rischio al quale va aggiunta la genetica che rimane uno degli elementi fondamentali.
Con il Covid la situazione è peggiorata. Uno studio pubblicato su Vascular Medicine condotto durante il primo lockdown in Campania, ha evidenziato un crollo del 50% delle ospedalizzazioni tra i pazienti colpiti dalla malattia al suo stadio più grave, e un aumento del 29% degli eventi più avversi della malattia, le amputazioni dell’arto colpito.
Per affrontare questa situazione è stato quindi deciso di mettere in campo un nuovo percorso assistenziale, nato per iniziativa del Dipartimento di Scienze biomediche avanzate dell’Università Federico II di Napoli.
È il Network per la PAD che mettendo in rete 16 ospedali campani che uniranno le loro competenze. Nel caso di questa malattia le più recenti linee guida prevedono la presa in carico del paziente sia gestita dal lavoro di un team multidisciplinare composto da un angiologo/medico vascolare, un chirurgo vascolare e un cardiologo/radiologo interventista.
Un gruppo di lavoro che ha il compito di definire il quadro clinico del paziente, la cui presa in carico all’ingresso in ospedale o nel setting ambulatoriale sarà definita nel Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (Pdta).
Il nuovo modo di operare dovrebbe permettere di ridurre le ospedalizzazioni di pazienti che soffrono per l’insorgenza di accidenti cardiovascolari acuti e aiuterà a ridurre l’impatto sociale delle invalidità, attraverso la prevenzione efficace delle amputazioni. Infine, creerà un modello terapeutico all’avanguardia in Campania che rappresenterà una best practice anche per altre regioni italiane.