UltraRAM: il sogno di storage e RAM in un solo componente

UltraRAM: il sogno di storage e RAM in un solo componente
La tecnologia UltraRAM potrebbe rendere i dispositivi separati per l'archiviazione e la memoria del computer un lontano ricordo del passato.

Qual è la differenza tra RAM e storage? È una domanda che un po’ tutti i “pciisti” si sono posti almeno una volta nella vita e non è difficile rispondere nel modo giusto. Ma con la maggior parte dello storage standard che sta passando sempre più interamente a SSD ultraveloci, la domanda sta diventando molto più rilevante e la risposta non è più così scontata. A tal proposito alcuni fisici della Lancaster University sono convinti che potremmo essere vicini a combinare questi due elementi in un unico hardware denominato UltraRAM.

Sebbene sia vero che la memoria ad accesso casuale e gli SSD moderni utilizzano tipi simili di archiviazione (la memoria flash) sono comunque utilizzati in modi molto diversi. La RAM del computer richiede elettricità costante per mantenere i dati nella sua memoria e, se l’alimentazione si interrompe, i dati scompaiono. Quindi la RAM viene utilizzata per le informazioni necessarie rapidamente, ma non in modo permanente.

Lo storage flash per la registrazione dei dati (quello che viene ancora colloquialmente chiamato disco rigido) può invece mantenere i dati archiviati anche quando l’alimentazione è spenta. Lo stesso vale, ad esempio, per una scheda SD o un’unità di archiviazione USB. Questi due tipi di archiviazione sono detti volatili (richiedono alimentazione) e non volatili (archiviano cioè i dati anche in assenza di alimentazione).

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Sebbene sia possibile utilizzare l’archiviazione non volatile per lo stesso tipo di attività eseguite dalla RAM (i dischi di memoria virtuale e la memoria Optane di Intel sono due buoni esempi), la velocità inferiore lo rende uno scenario poco pratico per la maggior parte delle applicazioni. E così questo status quo è rimasto in vigore per decenni: storage e memoria sono due parti separate che svolgono funzioni separate, nonostante ora siano basate su hardware sostanzialmente simili.

Il documento pubblicato dal team di fisici della Lancaster University sottolinea come una nuova generazione di memoria non volatile e di lunga durata per l’archiviazione persistente dei dati, ma abbastanza veloce da essere utilizzata per attività di accesso casuale, potrebbe essere realizzata. Utilizzando una tecnologia di nuova applicazione chiamata InAs quantum wells and AlSb barriers, i ricercatori hanno proposto una teoria per questa “UltraRAM”, che potrebbe superare la fragilità e la debolezza dello storage persistente utilizzato per attività di lettura e scrittura rapide.

Ad essere sinceri, la fisica e la scienza dei materiali alla base del documento vanno ben oltre la comprensione dell’appassionato medio di computer, ma il succo è che l’applicazione di queste tecniche e principi alla produzione potrebbe creare dispositivi di archiviazione e memoria all-in-one, con il risultato di una produzione più semplice, economica e veloce per quasi ogni tipo di dispositivo computerizzato che utilizziamo oggi.

Sebbene il team della Lancaster University abbia eseguito alcuni esperimenti di base per dimostrare i principi in azione, al momento quello di UltraRAM rimane per lo più un concept teorico e non si parla ancora di produzione o applicazione su larga scala. È infatti impossibile prevedere quando o se qualcosa di simile potrebbe arrivare sui dispositivi consumer, ma è sicuramente un’idea intrigante e potenzialmente rivoluzionaria.

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Perché Intel, AMD e Nvidia non batteranno mai Apple

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Le aziende di chip possono pubblicizzare quanti benchmark vogliono, ma Apple ha un vantaggio che gli altri non hanno: decenni di ottimizzazione di macOS.

C’era un tempo in cui si poteva guardare la presentazione di uno dei principali produttori di chip per computer al mondo ed essere sicuri che nessun presentatore avrebbe mai pronunciato la parola Apple. Oggi le cose sono cambiate radicalmente. Con la transizione ad Apple Silicon ormai ben avviata e con il debutto dei potenti SoC M1 Pro e M1 Max la scorsa estate, i principali attori del mercato dei chip si stanno affrettando non solo a citare sempre più spesso Apple, ma a dimostrare quanto siano migliori i loro ultimi prodotti rispetto a quelli di Cupertino.

Il Consumer Electronics Show della scorsa settimana è stato un continuo susseguirsi di notizie per nomi del calibro di Intel, AMD e Nvidia, che con le rispettive novità in ambito SoC hanno voluto trasmettere un chiaro messaggio: Apple e i suoi chip M1 non fanno più paura.

La nuova sfida di Intel

Forse nessuno di questi tre produttori si è fatto sentire così rumorosamente come l’ultimo ex partner di Apple, Intel. L’azienda americana ha svelato la sua ultima serie di processori per laptop (Alder Lake), incluso un modello top di gamma descritto come “il processore mobile più veloce di sempre E, per dimostrarlo, Intel ha pubblicato dei benchmark nei quali il processore Core i9-12900HK supera leggermente l’M1 Max di Apple in alcuni test e più nettamente in altri.

Naturalmente, se prendessimo per valore nominale ogni benchmark di ogni produttore, non ne usciremmo più e, dato che questi chip probabilmente non entreranno mai in un Mac, il paragone prestazionale tra un Mac con architettura Apple Silicon e un PC Windows con Alder Lake lascia il tempo che trova.

In ogni caso c’è un fattore importante che emerge da uno dei grafici mostrati da Intel: per quanto impressionante possa essere il Core i9-12900HK a livello prestazionale, il suo consumo energetico è molto più alto di quello dell’M1 Max, partendo appena sotto i 35 W massimi del chip Apple e salendo fino a circa 75W (in pratica più del doppio). Mettere quel chip in un MacBook Pro significherebbe molti compromessi di design (pensiamo solo al discorso ventole) che Apple non sarebbe disposta a fare, anche in nome di una maggiore potenza.

Contenuti grafici

Ma le CPU non sono l’unico settore in cui i progressi di Apple stanno andando a gonfie vele. Uno degli aspetti più importanti e significativi dei SoC M1 Max e M1 Pro è infatti la loro performance grafica. In passato, Apple ha lavorato con i due principali produttori di schede grafiche, ovvero AMD e Nvidia. Quest’ultima, considerata il colosso da battere quando si parla di GPU, si è vantata durante il suo keynote al CES 2022 che i laptop con a bordo le sue nuove GPU RTX sono fino a sette volte più veloci di un MacBook Pro da 16 pollici con SoC M1 Max.

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Peccato solo che molti degli strumenti per i quali Nvidia fornisce benchmark hanno solo un supporto beta per l’esecuzione nativa sui SoC M1 o nessun supporto. Un altro benchmark come Blender Cycles, che ha mostrato le differenze più grandi, attualmente non supporta il framework grafico Metal di Apple e anche per questo si spiegano le differenze così abissali riportate da Nvidia.

AMD ha invece preso di mira l’efficienza energetica dei chip Apple, affermando che alcuni laptop che utilizzano i suoi nuovi chip Ryzen 6000 possono ottenere una durata della batteria fino a 24 ore, anche se questo dato è specifico per la riproduzione video e non per un utilizzo a tutto tondo del laptop.

Tuttavia, Apple non è l’unico concorrente per questi due pesi massimi della grafica. Quest’anno Intel ha infatti deciso di puntare sul business delle GPU, con una nuova serie di schede grafiche discrete chiamate Arc. Con Intel da una parte e Apple dall’altra, per non parlare dei continui problemi della supply chain che hanno reso molte schede grafiche praticamente introvabili (o acquistabili solo a prezzi folli), è probabile che quest’anno sia AMD, sia Nvidia risentiranno di una forte pressione.

La rivoluzione di Apple

Ma come è potuto succedere questo sconvolgimento del mercato dei chip da parte di Apple in così poco tempo? Per prima cosa sfatiamo il mito secondo cui questi progressi a livello di chip sono stati un colpo di fortuna o una magia “improvvisa” di Cupertino. Apple ha trascorso l’ultimo decennio progettando attentamente e migliorando continuamente i processori e i chip grafici per i suoi dispositivi mobile prima di implementare finalmente quella stessa tecnologia nei suoi computer desktop e laptop.

Nel corso degli anni ha acquisito società specializzate come PA Semi nel 2008 (mossa che ha gettato le basi per i processori Apple) e Dialog Semiconductor nel 2018, oltre ad aver investito molto in aziende di tecnologia grafica come Imagination Technologies. Con ormai 45 anni alle spalle, Apple è diventata una maestra nell’investire strategicamente in tecnologie chiave per poi coltivarle e ottimizzarle nel corso degli anni. Quindi quello che sembra un incredibile trucco magico (i SoC M1) è in realtà il risultato di un mix tra enormi investimenti, lungimiranza e lunghi periodi di duro lavoro.

Detto questo, non dimentichiamo che le prestazioni non sono l’unico motivo per cui le persone scelgono di utilizzare un Mac al posto di un PC. È improbabile che molti consumatori cambino casacca, non importa quanta potenza Apple possa offrire: il mercato gaming su Mac, ad esempio, non è mai stato paragonabile a quello su PC (e mai lo sarà). E anche se le prestazioni degli M1 saranno alla fine surclassate da Intel o AMD, ci saranno sempre quelli che semplicemente continueranno a preferire l’esperienza del Mac, non fosse altro che per i bassi consumi, l’assenza di ventole (o la loro estrema silenziosità) e l’ottimizzazione estrema tra SoC e sistema operativo.

Aziende:
AMD
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