Sanità: la digitalizzazione come opportunità
La Sanità Digitale è stata al centro dell’intervento del Ministro per l’Innovazione Tecnologica Vittorio Colao, alla conferenza Stato-Regioni, dove ha presentato la strategia del governo per la digitalizzazione del Settore.
Grazie al PNRR, sono disponibili 2,5 miliardi dei quali 1,3 vanno a costituire un’infrastruttura dati (FSE) omogenea sul territorio nazionale, che raccolga tutta la storia clinica degli assistiti.
Un miliardo andrà alla telemedicina per erogare servizi sanitari di base, mentre sarà creata l’Agenzia per la Sanità Digitale in seno ad Agenas per garantire omogeneità a livello nazionale e efficienza nell’attuazione delle politiche di prevenzione e nell’erogazione dei servizi sanitari.
Frammentazione e disomogeneità
La situazione attuale, ha spiegato Colao, vede uno scenario caratterizzato da frammentazione e disomogeneità. I Fascicoli Sanitari Elettronici sono scarsamente alimentati, con l’80% delle regioni che ha meno del 50% dei documenti indicizzati.
Esiste poi una scarsa interoperabilità fra i Fascicoli e una bassa conoscenza da parte dei cittadini della loro esistenza.
Per quanto riguarda la telemedicina i servizi sono concentrati in poche regioni, hanno un basso livello di integrazione con le piattaforme esistenti e vi è poi una frammentazione delle esperienze a livello sub-regionale. Solo il 9% delle iniziative è istituzionalizzata a livello regionale.
Omogeneizzazione, portabilità e scala sono le parole d’ordine di qui al 2026 quando ci dovrà essere un’alimentazione dei Fascicoli vicina al 100%, standardizzazione dell’esperienza FSE tra Regioni, portabilità dei documenti tra le Regioni e il FSE come unico punto di accesso alla sanità online.
Per la telemedicina si va verso una piattaforma nazionale abilitante che dia accesso uniforme ai servizi, piattaforme e applicazioni regionali integrate, trasportabilità di servizi tra territori e servizi chiave sviluppati con televisita, teleconsulto, telemonitoraggio per patologia oltre all’integrazione con Spid/Cie, PagoPa, Fse.
Il Fascicolo sanitario elettronico
Il FSE di domani dovrà essere, ha proseguito Colao, un ecosistema di dati e servizi che per i cittadini rappresenterà l’interfaccia e un processo di erogazione omogeneo sul territorio nazionale.
Tutti i dati clinici rilevanti saranno caricati, inclusi immagini e dati generati dal paziente e il Fascicolo sarà l’unico punto di accesso a servizi sanitari digitali come telemedicina e medicina di precisione, oltre a pagamenti e prenotazioni.
Gli operatori potranno consultarli per avere la storia clinica del paziente, potranno utilizzare servizi di monitoraggio di aderenza alle cure oltre che servirsene come strumento di prevenzione primaria e secondaria.
Regioni, governo e ricerca potranno invece avere a disposizione i dati a servizio della prevenzione per migliorare outcome di cura e ridurre i costi e i dati pseudonimizzati per la ricerca.
Il Ministro ha accennato anche all’architettura del nuovo sistema che comprende un Registry nazionale, l’indice dei documenti, e poi un data repository centrale dedicato a raccogliere e gestire i dati sanitari strutturati relativi alla popolazione degli assistiti.
L’altro livello è costituito dalla Anagrafe nazionale degli assistiti e dal gateway per l’acquisizione e validazione di dati e documenti clinici direttamente dai sistemi produttori adottati da professionisti e strutture sanitarie.
La road map
Il progetto non parte da zero visto che nel settembre dello scorso anno è stata avviata la prima fase in collaborazione con quattro regioni (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Puglia).
In ottobre è stato invece avviato il pilota in sei regioni per rafforzare l’alimentazione (Basilicata, Campania, Piemonte) e favorire la portabilità (Emilia Romagna, Lombardia, Puglia).
A gennaio sono state approvate le linee guida di indirizzo che definiscono contenuti e servizi a tendere del nuovo Fse con l’approvazione del blueprint architetturale e l’ingaggio di Sogei per l’implementazione della nuova architettura centrale.
È stata predisposta anche una road map secondo la quale come prossimo passaggio entro il secondo quarter di quest’anno le regioni devono completare l’implementazione dei sistemi produttori ospedalieri dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta.
Sempre entro questo termine, le regioni hanno il compito di formare e supportare gli operatori sanitari con le competenze digitali necessarie per utilizzare e alimentare il Fascicolo sanitario elettronico. Il processo si concluderà entro il Q2 del 2026 con l’utilizzo del Fse in tutte le regioni e il varo dell’interoperabilità.
Entro aprile sarà adottato il documento che guida l’attuazione per ogni anno del Pnrr. Da lì in poi le regioni avranno tre mesi di tempo per adottare piani di adeguamento Fse e partire con i lavori del Pnrr.
Stessa scadenza per distribuire tra le regioni circa seicento milioni di euro destinati all’adeguamento tecnologico, formazione e change management ai fini del Fse.
L’ipotesi del criterio su come ripartire la somma è basata sulla popolazione delle regioni ma anche sullo stato di partenza in ottemperanza alla missione Pnrr di colmare il divario territoriale. Le somme saranno però erogate in base al raggiungimento di milestone e target.
A livello centrale è previsto la contrattualizzazione di un centinaio di persone che avranno il compito di assistere le regioni e saranno dislocate sul territorio.
Colao ha poi illustrato il capitolo riguardante la telemedicina per la cui erogazione è prevista la realizzazione di una piattaforma a livello nazionale con i servizi abilitanti.
In collaborazione con le amministrazioni regionali saranno poi individuate soluzioni verticali per l’abilitazione di servizi specifici di telemedicina come televisita, telecontrollo, teleconsuto e telemonitoraggio.
La gara per la scelta del fornitore della piattaforma è attuata da Agenas e dovrebbe concludersi entro novembre. Lombardia e Puglia sono le due regioni scelte per affiancare la componente centrale nell’elaborazione e messa a punto delle soluzioni verticali di telemedicina, mentre i fondi saranno erogati alle regioni che attiveranno servizi di telemedicina sviluppati in tal modo.
Questo non esclude che le amministrazioni possano attivare altri servizi di telemedicina in autonomia a patto che siano coerenti con la Piattaforma, in modo da consentire il riuso in altre Regioni.
Il tutto dovrà concludersi entro il Q4 del 2025 quando ci saranno circa duecentomila persone assistite tramite visite a distanza.