Smart City: solo Milano, Bologna e Padova raggiungono la sufficienza
Intel ha presentato i risultati della nuova ricerca “Italiani e Smart City”, condotta dalla società Pepe Research. I risultati dello studio hanno rivelato come il concetto di Smart City sia ancora oscuro alla metà della popolazione italiana. I più affini al concetto di smartness sono sicuramente i giovani, la cosiddetta Generazione Z.
Sostenibilità ambientale, sicurezza, efficienza energetica e mobilità intelligente sono i più importanti fattori nella definizione della città del futuro. Pensando alle Smart City, l’idea è immediatamente associata all’innovazione tecnologica che ci permette di migliorare l’interazione con la città e all’ecosostenibilità, che in particolare tra i giovani è considerata un elemento fondamentale (+10% rispetto alla media), i cittadini più maturi, invece, danno maggiore peso alla sicurezza rispetto ad altre problematiche.
La mobilità intelligente è importante per coloro che vivono in una grande città e devono fare i conti con i problemi di traffico su base quotidiana.
Le città italiane mostrano di dovere ancora compiere passi fondamentali nel loro percorso smart: alla richiesta di valutare il livello di “smartness” della propria città di riferimento, il campione ha dato una valutazione media di 5 su 10.
Solo il 13% dei cittadini ritiene di vivere già in una città “molto smart”; in cima alla classifica c’è Milano con una valutazione media di 6,2/10, seguita da Bologna e Padova con 6/10, seguono distaccate Napoli, Genova e Catania, chiude Roma, fanalino di coda, con una valutazione di 4,3/10.
In generale è maggiore la percentuale di cittadini che vorrebbe lasciare la propria città (37%) rispetto a chi intente trasferirvisi (27%). Guardando al futuro, gli italiani sono ottimisti. Il 68% del campione ritiene che la propria città di riferimento sarà notevolmente più smart fra 10 anni, resta il fatto che per alcune, la situazione di partenza viene percepita sconfortante e si fa fatica a pensare che nel giro di un decennio possa arrivare a prendere la sufficienza.
“Gli italiani sono legati al loro territorio, tuttavia l’idea della Smart City è effettivamente attraente, con un 60% di cittadini che si dichiara disposto a trasferirsi in una Smart City se si trovasse nella sua regione”, ha dichiarato Elena Salvi, Partner di Pepe Research. “Attualmente gli italiani riconoscono un livello di “smartness” alle loro città quando si tratta di economia locale, servizi e mobilità, ma sono convinti che sia necessario ancora parecchio lavoro per quanto riguarda l’ambiente e la cittadinanza attiva. Ora è il momento giusto per portare avanti piani di intervento intelligente sull’ambiente, un elemento fondamentale nel rendere più attrattive le nostre Smart City”.
Senza dubbio, c’è un generale desiderio di vedere le città evolvere in modo smart. Una Smart City è indicata da tutti i partecipanti al sondaggio, compresa la fascia più matura, come più attraente. Tuttavia, sono soprattutto le giovani coppie e i giovani in generale ad apprezzare maggiormente le città intelligenti e innovative.
La stragrande maggioranza degli italiani (l’87%) sarebbe disposta a trasferire le proprie attività – studio, lavoro, servizi, etc. – in una Smart City, se questa fosse a mezz’ora di distanza dalla loro località di residenza. Il 57% del campione ha indicato che sarebbe disposta a spostarsi quotidianamente verso una Smart City se questa fosse un’ora di distanza; il 29% sarebbe anche disponibile a una trasferta di due ore per accedere a uno stile di vita più “smart”.
Lo smartworking ha cambiato il rapporto con la città?
Strettamente legato al tema delle Smart City, e pratica ormai consolidata da due anni a questa parte, a seguito della pandemia, è lo smart working. Chi ha fatto questa esperienza ne dà una valutazione positiva: il 79% infatti apprezza lo smart working e vorrebbe continuare a lavorare in questa modalità. Più della metà delle persone che hanno fatto smart working è convinta che la pandemia abbia determinato una nuova normalità nella quale il lavoro da remoto appare come una realtà consolidata.
Nonostante l’entusiasmo, l’83% ritiene che molti aspetti potrebbero essere migliorati, per rendere questa pratica di lavoro veramente smart, molti lamentano una dotazione tecnologica non adeguata, nell’hardware (PC, webcam, stazioni di lavoro), nel software e soprattutto nella connettività.
Il bello dello smartworking è che permette agilità e flessibilità ma, dall’altra parte, 8 persone su 10 dicono che in Italia, a oggi, la connessione non è abbastanza performante per garantire un ottimale lavoro da remoto, non ovunque ci sono le infrastrutture tecnologiche per farlo.
“Le città moderne crescono rapidamente, con un 55% della popolazione mondiale che vive in una città e una crescita prevista del 13% entro il 2050. Le città vivono la sfida di fornire servizi di migliore qualità e più sostenibili, di migliorare la sicurezza pubblica, di affrontare problematiche ambientali e di promuovere l’economia locale. Per ottenere tutto questo si guarda a soluzioni tecnologiche”, ha commentato Andrea Toigo, EMEA IoT Manager di Intel. “Tecnologie quali la Internet of Things (IoT), l’intelligenza artificiale (AI) e il 5G possono sostenere le città nel migliorare i servizi, la sicurezza, l’ambiente e la pianificazione urbana. La portata e l’impatto sono ampi, ma ogni applicazione comporta un miglioramento nella qualità della vita dei cittadini”.
L’Italia non è così distante dalle Città Europee intelligenti, la sua crescita non viene pubblicizzata o non sempre si raccontano bene i suoi progressi. Abbiamo sul nostro territorio tre/quattro città dove ci sono trial, dove viene testata l’automazione della mobilità, il 5G, le strade intelligenti. C’è ancora una percezione sconfortante (e in alcuni casi un divario tecnologico all’interno del territorio) ma molte città stanno già mettendo in atto queste tecnologie.