Le 10 parole IT più utilizzate in modo improprio
Ogni professione ha la propria raccolta di abbreviazioni, acronimi, buzzword, slogan e termini gergali che fungono da scorciatoia per tecniche e strumenti. L’IT non fa eccezione. Tuttavia, a differenza di altre discipline, il linguaggio dell’IT tende a diffondersi nell’azienda e nella società stessa. Ci sono annunci che esaltano il cloud computing e il processo decisionale basato sui dati. Aziende e società di sviluppo elogiano regolarmente le loro ultime app, confrontano le esperienze degli utenti e parlano di download e implementazioni. Ma onestamente, quando è stata l’ultima volta che qualcuno (al di fuori della finanza) ha condiviso i propri pensieri sull’ammortamento o l’allocazione degli asset?
Chiaramente, alle parsone piace parlare di tecnologia. Ma non sempre capiscono bene i suoi termini. Oppure li fraintendono o ne abusano. Spesso fino al punto in cui vengono confusi o perdono il loro vero significato. Abbiamo chiesto a responsabili IT quai sono, secondo loro, le parole più alla moda e utilizzate in modo improprio. Ecco le dieci buzzword che hanno indicato.
1. Trasformazione digitale
La trasformazione digitale è in cima alla lista come la parola d’ordine più usata in modo improprio, citata da più parti in assoluto. Ciò non dovrebbe sorprendere, poiché quasi tutti i cambiamenti (piccoli o grandi che siano) sembrano ora essere etichettati come trasformativi.
“E’ diventato un termine molto abusato, usato in modo ampio e applicato all’implementazione di qualsiasi capacità digitale”, afferma Ryan Smith, CIO di Intermountain Healthcare. “Il termine dovrebbe essere usato per riferirsi alla convergenza delle tecnologie digitali, per esempio la convergenza di dispositivi mobili, cloud, dati e dispositivi, per cambiare/innovare radicalmente un processo aziendale tradizionale che unisce esperienze digitali e fisiche o offre una pura alternativa digitale a quella tradizionale”.
“La vera trasformazione digitale”, aggiunge, “richiede in genere l’uso efficace della leadership, delle tecnologie digitali e della gestione del cambiamento operativo”.
2. Strategico
Anche la parola “strategico” merita un posto in questa lista, secondo George Westerman, docente presso la MIT Sloan School of Management e co-presidente del premio CIO del MIT Sloan CIO Symposium.
“Le persone pensano erroneamente di essere strategiche semplicemente perché hanno un obiettivo aziendale, lavorano verso un obiettivo specifico o, nel caso del CIO, riferiscono al CEO”, afferma Westerman. “Tutti vorremmo essere ‘strategici’, ma per esserlo davvero dobbiamo sapere dove stiamo andando e avere un piano per arrivarci” .
3. Agile
Le persone oggi non vogliono solo essere strategiche; piace anche pensare di essere anche agili. Ma può sorgere confusione poiché i lavoratori e i team IT in particolare parlano di essere agili. Stanno parlando di essere adattabili? O dello sviluppo di software che segue la metodologia Agile?
Jim A. Jorstad, CIO ad interim presso l’Università del Wisconsin-La Crosse, ritiene che il termine “agile” venga applicato a una serie di concetti, ma il business e l’IT aderiscono maggiormente all’uso del termine quando si parla in modo specifico di metodologia di sviluppo.
“Non si tratta solo di flessibilità, adattabilità o rapidità di cambiamento. Agile è più specifico di così”, dice Jorstad. “È una metodologia di lavoro, ma non credo che le persone sappiano davvero che ciò che significa“.
4. No-code/nessuna necessità dell’intervento dell’IT
Diversi CIO hanno citato questi termini come impropri, notando che, in primo luogo, tutto il software ha codice (anche se gli utenti possono programmare qualcosa senza dover effettivamente scrivere codice) e, in secondo luogo, le implementazioni software aziendali richiedono ancora il lavoro IT.
“Questa è una delle frasi più usate e abusate. Sono infastidito quando leggo sul sito web di un fornitore che per usare le sue soluzioni ‘non è richiesto l’intervento l’IT‘”, afferma Susan Snedaker, CIO di El Rio Health e membro dell’ISACA Emerging Trends Working Group.
E’ più di un problema linguistico.
“E’ un messaggio pubblicitario fuorviante per le organizzazioni e gli utenti finali, e crea un percorso di IT ombra potenzialmente pericoloso”, spiega Snedaker. “Anche se la soluzione di un fornitore non richiede un forte coinvolgimento dell’IT, richiede sempre un certo coinvolgimento dell’IT: dalla valutazione della sicurezza della soluzione (soprattutto per aziende che operano in settori regolamentati) alla garanzia che gli utenti siano adeguatamente formati, alla sicurezza dei dati aziendali”.
“L’IT dovrebbe sempre essere al tavolo come partner nel facilitare l’adozione delle soluzioni IT approvate dal management”, aggiunge.
5. Intelligenza artificiale, apprendimento automatico e tecnologie intelligenti
Forse le persone hanno riposto troppa fiducia nei film di fantascienza, ma i responsabili IT elencano l’intelligenza artificiale e diversi termini correlati come le parole più di moda e più fraintese.
“Lo spazio dell’apprendimento automatico è un’ottima fonte per l’attuale elenco di parole usate in modo improprio”, afferma Tammy Bilitzky, CIO del Data Conversion Laboratory. “Soprattutto c’è troppa enfasi sul potere predittivo dei modelli addestrati, perché anche i modelli accuratamente addestrati non danno risposte assolute, ma solo statisticamente probabili”.
6. Big data, data mining, actionable analytics
Bilitzky aggiunge all’elenco big data, data mining e actionable analytics, affermando che rimane un malinteso su ciò che significano e su ciò che effettivamente offrono.
“Questo trio di parole viene spesso ripetuto come un mantra e sovrapposto ad altri termini come intelligenza artificiale e machine learning”, dice. “L’implicazione è che siano evolute come funzionalità che si attivano premendo un pulsante, ma non è ancora così. È vero che con una potenza di elaborazione estensibile basata su cloud e capacità di conversione dei dati, quasi tutte le aziende di dimensioni significative hanno già implementato sistemi attorno ai big data. Le organizzazioni riconoscono sempre più il valore dei propri dati e le sfide associate a una loro efficace raccolta e armonizzazione da fonti diverse. Ma da qui in poi la strada è in salita. Nonostante tutti i prodotti di analisi sul mercato, gli ‘actionable analytics’ richiedono ancora competenza in materia e intelligenza umana per comprendere e interpretare i dati con tutte le loro sfumature, verificare le conclusioni e identificare accuratamente le aree problematiche in un modo chiaro che porta a una pianificazione praticabile”.
7. Microservizi
Rimanendo sulle tematiche tecniche Bilitzky cita anche i microservizi.
“I microservizi sono uno stile architetturale che abbraccia un gruppo di servizi liberamente accoppiato, ciascuno dei quali dovrebbe garantire funzionalità, essere facile da testare e indipendente l’uno dall’altro”, sottolinea. “Invece, il termine è usato per indicare qualsiasi sistema che utilizza più di un servizio web”.
8. Multicloud
Ken Piddington, vicepresidente e CIO di Silica, segnala l’uso improprio del termine multicloud. Preferisce quella che chiama la “definizione più vera“, ovvero la progettazione di “un singolo sistema con più componenti cloud di diversi provider o servizi cloud“.
Eppure molte persone pensano che il multicloud descriva un’impresa che ha un mix di fornitori di cloud e offerte di software-as-a-service.
“Questo termine è utilizzato male sia dal business che da alcuni tecnici”, afferma Piddington. “Non penso che sia la fine del mondo usarlo in modo sbagliato, ma personalmente mi infastidisce. Una volta che il termine viene compreso, si può avere un confronto migliore sulle sfide e le ragioni per adottarlo”.
9. Meta-qualsiasi cosa
In questa categoria possono essere raggruppati diversi termini, tecnologie e concetti. Tra questi ci sono metaverso, blockchain, criptovalute, gemelli digitali e NFT. Come spiega Ram Palaniappan, CTO di TEKsystems, il metaverso si basa “sulla creazione di un equivalente in un mondo virtuale”, ma è un concetto che non è ancora stato afferrato fino in fondo.
10. New normal
Questo è un altro termine criticato sia per il suo uso eccessivo che per la sua mancanza di qualsiasi significato reale.
“Nei miei oltre 20 anni nella tecnologia ho assistito a una serie di eventi che hanno accelerato il cambiamento: il crollo di dot.com nel 2001, la crisi finanziaria del 2008 e la recente pandemia”, afferma Dan O’Brien, vicepresidente senior dell’ingegneria delle soluzioni presso l’azienda tecnologica Presidio. “Mi sono reso conto che il cambiamento è costante, spesso in meglio, e in effetti è normale. È quando la tecnologia non sarà più utilizzata per consentire il cambiamento nelle nostre vite ed esperienze che sarò preoccupato e avrò paura della nuova normalità”.