IDC: cloud e software in forte crescita anche se ci sarà recessione

Nelle ultime settimane il rischio di una recessione economica mondiale è aumentato. Gli aumenti di prezzi dovuti a un’inflazione più alta e duratura delle attese hanno spinto i consumatori – già preoccupati per i noti fattori di incertezza, in primis guerra in Ucraina e pandemia – a ridurre le spese.
Ma se recessione sarà, non sarà paragonabile a quelle del 2001, del 2008 e del 2020. E il mercato mondiale dell’IT e delle tecnologie digitali ne risentirà in modo significativo solo sulla componente di spesa consumer in dispositivi (pc, tablet, smartphone, periferiche). Mentre la spesa IT enterprise manterrà invece, soprattutto nei servizi cloud e nel software, solidi tassi di crescita, che si ridurranno al massimo dell’1-2% rispetto alle previsioni di qualche mese fa.
Questa in sintesi la tesi del webinar “State of the Market Special Edition: Global Recession Scenario for IT Spending” di IDC, tenuto pochi giorni da Stephen Minton, VP Customer Insights & Analysis della società di ricerca, e basato sull’edizione di giugno 2022 dell’IDC Worldwide Black Book, un insieme di analisi e previsioni sulla spesa IT che viene aggiornato ogni mese.
Recessione economica non scontata, ma è lo scenario più probabile
“I rischi di una recessione trainata dal calo della spesa dei consumatori continuano ad aumentare”, ha detto Minton. “Gli aumenti dei prezzi sono il principale problema concreto in questo momento”.
In USA e nell’Europa occidentale infatti il tasso di inflazione atteso sfiora le due cifre nel 2022, e nel 2023 calerà al 3-5%. “Gli economisti si aspettavano un periodo di volatilità post covid, e di pressioni sulle supply chain, ma l’inflazione sta avendo impatti maggiori e più lunghi del previsto, per gli aumenti soprattutto dell’energia e degli alimentari dovute a componenti totalmente inaspettate fino a pochi mesi fa, come la guerra in Ucraina e i prolungati lockdown in Cina di quest’anno”.
Non è scontato che la recessione economica si verifichi, perché ci sono diversi fattori che spingono all’ottimismo, continua Minton. Tra questi, gli alti tassi di occupazione, specialmente in USA, che da sempre sono un segnale forte di alta propensione agli investimenti. E anche i segnali dalla Cina di stabilizzazione e di ritorno a una crescita almeno del 4-5%.
Tuttavia la recessione secondo IDC a questo punto è lo scenario più probabile, tanto che la società di ricerca ha aggiornato le sue previsioni sul mercato IT e sulle sue componenti alla luce di tale scenario.
“Non è un worst case scenario, è uno scenario realistico, secondo noi il più probabile nei prossimi 12 mesi: una recessione di lieve entità, trainata dalla flessione della spesa consumer e provocata dall’inflazione. Non vi aspettate recessioni come quelle del 2001 o del 2008 o del 2020 per il Covid: questa sarà un ‘soft landing’”.
Crescita della spesa IT nel 2022: dal 6% scende al 4%
Più precisamente, secondo gli ultimi aggiornamenti dell’IDC Worldwide Black Book, il PIL mondiale e il mercato IT perderanno circa 2 punti di crescita rispetto alle attese dei mesi scorsi. Il primo registrerà crescite 1%, zero e 2% negli anni 2022, 2023 e 2024, contro le precedenti previsioni +3%, +2% e +3%, mentre la spesa IT crescerà intorno al 4% sia quest’anno che l’anno prossimo, rispetto al +6% e +7% precedentemente previsti, ma recupererà con tassi molti alti (+7-8%) nel 2024 e seguenti.
“La quota di spesa IT che si può cancellare facilmente (discretionary spending) è sempre più bassa, 5 anni fa l’avevamo stimata intorno al 20%, oggi è sicuramente più bassa, per cui in una recessione come quella che riteeniamo probabile, il mercato IT può perdere un paio di punti percentuali di crescita”, ha spiegato Minton. “Rispetto alla nostra ultima previsione quindi pensiamo che in uno scenario di recessione “light” il mercato IT avrà una crescita intorno al 4%, sia quest’anno che nel prossimo”.
Se quindi l’economia rischia qualche trimestre a crescita zero o negativa, la spesa IT per ora mantiene prospettive di rilevante crescita, soprattutto per merito della componente business, con poche varianti per area geografica (vedi grafico qui sotto) con le eccezioni ovviamente dell’area Central & Eastern Europe (CEE), che comprende Russia e Ucraina, della Cina (PRC), e di Canada e Giappone per cui erano previste crescite basse anche prima (Jan: previsioni 2022 di gennaio, June: previsioni 2022 di giugno, Scenario: scenario di recessione).
La spesa IT per tipo di investitore
Analizzando la situazione per tipologia di investitori, la spesa consumer nell’IT infatti ha già dato segnali di rallentamento nel primo semestre 2022, ed è più probabile un ulteriore calo che una ripresa, a causa dell’aumento dei prezzi.
La spesa enterprise nell’IT sarà più stabile, specialmente per quanto riguarda le spese correnti (cloud, subscription, as a service), che incidono sempre di più nella spesa IT totale. Più vulnerabili le spese in conto capitale e l’avvio di nuovi progetti.
I service provider continueranno a investire in infrastrutture IT, essenziali per competere nei mercati in forte crescita. Le misure di taglio dei costi del lavoro, se ci saranno, si potrebbero focalizzare sulle aree di business che IDC definisce più speculative, in particolare quelle in cui gli abnormi tassi di crescita dell’epoca Covid non sono più sostenibili.
La spesa IT per area tecnologica e gli effetti dell’inflazione
Analizzando invece le prospettive del resto del 2022 per area tecnologica, nello scenario recessione tutti i device scenderanno più del previsto (soprattutto pc e tablet, mentre smartphone, periferiche e wearable che erano previsti in lieve crescita passeranno in terreno negativo), perché sono i primi a essere colpiti nei contingency plan delle aziende in un quadro di alta e perdurante inflazione, e anche sul fronte consumer in uno scenario come questo le persone sono portate naturalmente a rimandare l’acquisto di pc o smartphone, anche perché negli ultimi due anni la domanda è stata fortissima, e a questo punto i livelli di scorta sono alti.
Tutte le altre aree tecnologiche perderanno un 1-2% di crescita, anche IaaS, software, server/storage e servizi IT, che sono quelle più in salute. Non si tratta comunque di cali significativi – lo IaaS per esempio scenderebbe dal +30% al +29% annuo, vedi grafico sotto – anche perché, spiega Minton, è difficilissimo giustificare a questo punto un taglio degli investimenti in aree come la migrazione al cloud o lo sviluppo di applicazioni business critical, che producono ritorni piuttosto rapidi sulla competitività e sui risultati aziendali.
Nello specifico, l’impatto dell’inflazione sarà rilevante, ma in misura molto minore, anche nel caso dei servizi IT (soprattutto per l’aumento del costo del lavoro), e praticamente inesistente nel caso di infrastrutture e anche del software, almeno nel breve termine. Nelle infrastrutture gli investimenti di imprese e service provider non rallenteranno, e la domanda resta superiore all’offerta. Anche il comparto software è aiutato dalla fase di forte domanda, e dagli impatti immediati degli investimenti in software sulle strategie di risparmio dei costi, ma nel medio e lungo termine potrebbe risentire dell’aumento del costo del lavoro di risorse molto richieste come gli sviluppatori.
Software e servizi, i buyer IT temono aumenti ingiustificati
Al di là di questi impatti oggettivi dell’inflazione sull’offerta IT, il timore diffuso tra i buyer IT è che qualche vendor stia approfittando della situazione per introdurre aumenti sproporzionati.
IDC infatti riporta di preoccupazioni diffuse tra le aziende e organizzazioni che investono in IT per l’aumento dei prezzi, che mentre per l’hardware sono ritenuti comprensibili – per gli aumenti dei costi di componenti, supply chain, trasporti – nel caso del software e dei servizi sono ritenuti almeno in parte ingiustificati. Il 50% dei buyer, ha detto Minton, teme che gli aumenti possano impattare negativamente sui propri piani di spesa IT nel 2022: un terzo in particolare teme che gli investimenti software – sia on-premise che cloud – saranno negativamente influenzati dall’aumento dei prezzi.
Aziende e organizzazioni “proteggono” i budget IT
In conclusione, ha detto Minton, gran parte delle aziende e organizzazioni stanno “proteggendo” i loro budget IT per salvaguardare i piani di digital transformation, che ormai vedono come fondamentali per la loro stessa capacità di competere. Alcuni anzi hanno anche aumentato i budget IT per compensare almeno in parte gli aumenti di prezzi, ma questa è una tendenza solo di pochi, e non è sostenibile al di là del breve termine.
Per ora gli impatti negativi si concentrano solo sul comparto device, sia nella componente consumer che in quella business. Solo se la recessione continuerà, secondo IDC, nel 2023 sarà più probabile vedere tagli anche nelle spese in servizi IT e rinvii di progetti software sperimentali.