Uno dei punti fermi della campagna elettorale di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia è sempre stata la revisione e modifica del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). E ora che le elezioni le ha vinte cosa dovremmo aspettarci accada? Forse molto meno di quanto ci si poteva attendere.

Già alcuni giorni prima delle votazioni, Giorgia Meloni è sembrata voler attenuare la sua posizione. Nello speciale elezioni della trasmissione Porta a Porta andato in onda il 22 settembre ha dichiarato: “Io voglio fare solo un tagliando del PNRR per capire se questi soldi arrivano davvero. È aumentato il prezzo delle materie prime, ma i contratti e i bandi non sono stati rinegoziati. Così sta per accadere che i bandi andranno deserti perché alle aziende che erano pronte non convengono più. Se non si aggiornano i costi per i progetti che erano già stati approntati, quei soldi non si porteranno mai a terra”.

A supporto della sua affermazione, Giorgia Meloni ha sottolineato che “il PNRR è stato scritto prima della guerra in Ucraina. Serve verificare se dopo la guerra quel piano è ancora il migliore possibile. Perché dovrebbe bloccare i soldi dei progetti che ancora non sono partiti?”.

A tutti conviene spendere bene i soldi del PNRR

La leader di Fratelli d’Italia ha rafforzato la sua tesi citando il tema dell’energia: “Nel PNRR veniva stanziato il 5% delle risorse. Ora abbiamo oggettivamente un problema ma è anche una grande occasione. Nella tragedia, con un po’ di intelligenza, l’Italia può diventare l’hub di approvvigionamento energetico d’Europa perché si trova una posizione geostrategica straordinaria: vediamo se fra i progetti non ancora messi in cantiere qualcosa può essere perfezionato. Se poi rischiamo veramente di perdere i soldi, certo che nessuno li vuole perdere, ma non mi pare che la Commissione europea sia così irragionevole. Moltissime nazioni stanno aprendo questo confronto con la Commissione: a tutti conviene che quei soldi siano spesi nel migliore dei modi possibile”.

Tocca però notare che sulla questione dell’approvvigionamento energetico, il compagno di partito e Sindaco di Piombino Francesco Ferrari si sta opponendo a che la città portuale toscana diventi il punto d’approdo per un rigassificatore, che sarebbe necessario a creare una fonte alternativa al gas russo. Vedremo se il compenso proposto da Meloni a titolo di risarcimento alla città, insieme alla disciplina di partito, saranno sufficienti a convincere Ferrari a far entrare in funzione il rigassificatore prima che le riserve nazionali di gas si esauriscano.

Questione di circostanze oggettive

Per aprire il confronto a cui si riferisce Giorgia Meloni, nel suo programma elettorale Fratelli d’Italia cita esplicitamente l’intenzione di agire nei limiti consentiti dall’articolo 21 del Regolamento europeo sul Next Generation EU che regola lo stanziamento dei fondi del PNRR. Tuttavia, l’articolo 21 prevede un solo caso in cui il piano possa essere modificato, ovvero se “non può più essere realizzato, in tutto o in parte, dallo Stato membro interessato a causa di circostanze oggettive”. E tra queste circostanze non viene contemplato un cambio di Governo, perché, precisa la UE, si ritiene che il PNRR riunisca i piani di un Paese e non di un Governo.

D’altra parte, lo scorso maggio, la Commissione Europea ha dimostrato una certa flessibilità includendo tra le circostanze oggettive che possono ostacolare il raggiungimento di traguardi e obiettivi intermedi l’inflazione (cha sta aumento soprattutto a fronte della crescita del costo dell’energia).

Subito alla prova con la legge di bilancio

Giorgia Meloni avrà però presto l’opportunità di mostrare qual è la sua reale posizione nei confronti del PNRR. Infatti, tra le sfide che attendono il nuovo governo, c’è la definizione della manovra economica che arriva in un momento tremendamente delicato per il Paese e con tempi che si annunciano già molto stringenti. Uno dei primi appuntamenti sarà la legge di bilancio, che dovrà essere approvata entro il 31 dicembre, pena l’esercizio provvisorio. E dovrà essere una manovra con un limitato margine di rinegoziazione del Recovery Plan per garantire la sicurezza dei conti per il prossimo anno. La legge di bilancio sarà il primo vero test per non perdere la prossima tranche di fondi del PNRR.

Ricordiamo infatti che in questi giorni è arrivato il via libera della Commissione Europea alla seconda tranche di finanziamenti: si tratta di 21 miliardi di euro. L’obiettivo è di realizzare nei prossimi due mesi il 55% dei target in scadenza a fine anno. Mario Draghi lascerà in eredità al nuovo Premier 29 target raggiunti e 26 in dirittura di arrivo.

Il futuro della digitalizzazione per Forza Italia e Lega

La transizione tecnologia, il passaggio al digitale e il cloud sono alcuni dei temi portanti all’interno del PNRR, che Mario Draghi aveva spesso messo in evidenza quali abilitatori del rilancio del sistema Italia. Nei programmi elettorali di tutti i partiti tali temi si sono invece un po’ persi, per lasciare spazio ad argomenti sicuramente più di impatto, ma meno efficaci sul piano della ripresa e della resilienza. Questo è stato il motivo che ha indotto il Consorzio Italia Cloud a interpellare le forze politiche per avere un’indicazione sulle strategie che saranno applicate nell’ambito della transizione digitale dal prossimo Governo, con l’obiettivo di mettere in luce il grado di consapevolezza sui temi principali su cui si giocherà la partita dell’innovazione e dell’indipendenza tecnologica.

Della coalizione che ha vinto le elezioni hanno risposto alle domande di Consorzio Italia Cloud Forza Italia e Lega, confermando il proprio impegno su questi temi che hanno portato al centro del dibattito il Cloud italiano come fondamentale elemento di crescita di industrie e competenze locali, specialmente in questa fase di transizione. In particolare, è stata citata la necessità di avere una gestione locale di dati e apparecchiature, non dovendo più fare più affidamento in maniera preponderante su infrastrutture di fornitori internazionali. Un importante risalto è stato dato anche al contenimento dei consumi, in ottica sia di risparmio energetico, sia di minor impatto ambientale.

Non resta che attendere l’insediamento del nuovo Governo per verificare se le intenzioni espresse fatte troveranno un riscontro concreto.