Il Quantum Computing e il suo impiego nella Sanità

computer quantistici
Le potenzialità di questa tecnologia emergente nel settore dell'healthcare. Senza dover aspettare ancora molti anni, qualcosa si muove anche in Italia.

Non è un tema di strettissima attualità, ma è molto meno fantascientifico di quanto si possa pensare. Il quantum computing e il suo impiego nell’healthcare è infatti un argomento di discussione per le enormi potenzialità che potrebbe rivelare in tempi anche più brevi del previsto. “Sono restio a indicare una tempistica precisa: un anno? Si tratta di due anni, tre anni per entrare in produzione? Ma oggi stiamo vedendo risultati reali che ci dicono che questo sarà fattibile nel breve termine“, è l’opinione di Christopher Savoie, CEO dello sviluppatore di software quantistico Zapata Computing. E i primi esempi si sono già visti.

Atomwise, azienda americana che si propone l’obiettivo di avere le migliori medicine il più in fretta possibile, per accelerare i tempi utilizza supercomputer che individuano le terapie da un database di strutture molecolari. La sua rete neurale AtomNet esamina più di cento milioni di composti al giorno.

Nel 2015 ha lanciato una ricerca virtuale di farmaci sicuri ed esistenti che potessero essere riprogettati per trattare il virus Ebola. Ha trovato due candidati farmaci in meno di un giorno, abbreviando un processo di ricerca durato mesi. In un altro esempio, InSilico Medicine ha fatto notizia con l’annuncio che il processo di sviluppo di un nuovo farmaco candidato è durato solo 46 giorni grazie all’aiuto del suo algoritmo intelligente.

Sempre negli Stati Uniti Cleveland Clinic, nome importante nella sanità Usa, ha siglato una partnership decennale con Ibm che ha fornito due computer quantistici, ingegneri e formazione per il nuovo centro di ricerca della clinica che studia la genomica, gli agenti patogeni emergenti, le malattie legate ai virus e le minacce alla salute pubblica. Fino a questo accordo, Ibm aveva installato sistemi quantistici solo nelle proprie strutture.

E l’Italia? Qualcosa si muove. Da pochi giorni ha iniziato la sua attività la Fondazione ICSC che gestirà uno dei cinque Centri Nazionali previsti dal PNRR. Nasce così il Centro nazionale di ricerca in high performance computing, big data e quantum computing che, proposto dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), che conta 51 membri fondatori distribuiti su tutto il territorio nazionale, provenienti dai settori pubblico e privato, dal mondo della ricerca scientifica e dell’industria.

Il nuovo Centro farà base al Tecnopolo di Bologna, una cittadella dell’innovazione promossa dalla Regione Emilia-Romagna, che già ospita il datacenter del Centro Meteo Europeo e a breve accoglierà il supercalcolatore Leonardo gestito da Cineca, e il Centro di Calcolo dell’INFN, e metterà in rete e a sistema le specifiche conoscenze, competenze e risorse di realtà che operano in tutta Italia in molteplici ambiti, con l’obiettivo di costruire un’infrastruttura distribuita e trasversale che supporti la ricerca scientifica e il mondo produttivo nell’innovazione e digitalizzazione del Paese. Il Centro svolgerà attività di ricerca e sviluppo a favore dell’innovazione nel campo delle simulazioni, del calcolo e dell’analisi dei dati ad alte prestazioni.

Più operazioni in modo più veloce

In Europa il paese guida è la Germania dove il Centro tedesco per la ricerca sul cancro (DKFZ) sta progettando di utilizzare il computer quantistico IMB Q System One a Ehningen per analizzare i dati dei pazienti affetti da cancro per un trattamento personalizzato. Secondo Raoul Klingner, Direttore della gestione e della governance della ricerca presso la Fraunhofer-Gesellschaft: “L’uso dell’informatica quantistica in un campo così complesso e significativo come la terapia oncologica personalizzata mette in evidenza il potenziale che l’informatica quantistica offre alla medicina e a numerosi altri settori“. A questi movimenti corrisponde una crescita del business che dovrebbe superare cinque miliardi di dollari entro il 2028. L’assistenza sanitaria è uno dei settori che si prevede svolgeranno un ruolo chiave nel guidare questa crescita, con un tasso di crescita di oltre il 30%. Altre previsioni assicurano un roseo futuro al quantum.

Cosa sia il quantum computing lo spieghiamo in questo articolo, mentre qui proviamo a elencare quali sono i settori in cui potrebbe rivelarsi molto utile. In generale il quantum permette di svolgere molte più operazioni in modo più veloce. Per esempio, nel caso tedesco, la quantistica rende più efficaci i trattamenti contro il cancro. La radioterapia rimane il trattamento principale per i pazienti, ma se non è calibrata correttamente può uccidere le cellule sane insieme a quelle tumorali. Produrre un piano di radioterapia richiede l’elaborazione di migliaia di variabili e richiedere molte ore. Attualmente i centri medici utilizzano l’informatica classica, ma con una tale quantità di dati i risultati non sono sempre accurati come si spera. L’informatica quantistica può eseguire tutte le possibili permutazioni e considerare un maggior numero di dati in un lasso di tempo più breve, per produrre un piano di trattamento meglio ottimizzato.

Il quantum può anche migliorare la diagnosi delle malattie rare in diversi modi. Per loro natura, le malattie rare non si manifestano spesso, quindi la maggior parte dei medici non è esperta nell’individuarle. I computer quantistici possono supportare potenti strumenti di apprendimento automatico in grado di confrontare un numero maggiore di sintomi con un insieme quasi illimitato di malattie e condizioni. Grazie alle informazioni più dettagliate fornite dal sequenziamento genomico completo supportato dai computer quantistici, i medici possono comprendere le malattie a un livello più profondo. Il sequenziamento genomico quantistico ha anche già fatto emergere diagnosi accurate per malattie rare che non erano state identificate in precedenza, consentendo talvolta un trattamento efficace con risultati impressionanti.

I vantaggi del quantum computing per l’imaging clinico

I computer quantistici possono valutare le immagini più velocemente rispetto all’informatica classica, migliorando e velocizzando l’analisi di scansioni complesse come le risonanze magnetiche. Inoltre, l’informatica quantistica può creare “dati falsi” per gli algoritmi diagnostici. Quando non ci sono abbastanza dati per addestrare un algoritmo a rilevare un tumore raro, per esempio, i computer quantistici possono offrire dati di riempimento per completare il modello.

L’imaging è un altro possibile campo di applicazione. I dispositivi di imaging e scansione quantistica sono ancora agli inizi, ma gli scienziati sono entusiasti delle loro possibilità. Combinando le nanoparticelle con l’informatica quantistica si potrebbero creare sensori quantistici, che potrebbero consentire una diagnosi più precoce e affidabile di patologie come il cancro o la demenza. MacQSimal, azienda specializzata nella quantistica, mira a sostituire le ingombranti, costose ed energivore macchine per la magnetoencefalografia con sensori quantistici per scansioni cerebrali più accurate. Nel frattempo, MetaboliQS sta lavorando per un imaging cardiaco multimodale più sicuro, al fine di migliorare la diagnosi delle malattie cardiovascolari.

L’industria farmaceutica è uno dei settori che maggiormente potrebbe usufruire dei benefici dell’impego di questa tecnologia. Con il quantum lo studio e sviluppo di nuovo farmaci potrebbe essere molto più veloce. L’esecuzione di ricerche su computer quantistici potrebbe dispiegare l’esame di tutte le possibili molecole a una velocità oggi inimmaginabile per i test.

Analisi del DNA con il quantum computing

Situazione analoga per le sperimentazioni cliniche in silico che indica fenomeni di natura chimico-biologica riprodotti in una simulazione matematica al computer, invece che in provetta o in un essere vivente. Il calcolo quantistico potrebbe far progredire notevolmente la costruzione di “esseri umani virtuali” e di simulazioni complete come HumMod, che presenta più di 1.500 equazioni e 10.000 variabili come fluidi corporei, circolazione, elettroliti, ormoni, metabolismo e temperatura della pelle. Si aprirebbero anche le porte a sperimentazioni cliniche “dal vivo” con il maggior numero possibile di pazienti virtuali. Non solo accorcerebbe in modo massiccio il tempo necessario per tali sperimentazioni, ma anche la loro qualità e completezza.

Altro campo di applicazione riguarda sequenziamento e analisi del DNA. Gli ultimi due decenni hanno visto cambiamenti radicali nella genetica e nella genomica. Ci sono voluti più di 15 anni per decifrare il codice del Dna umano: il Progetto Genoma Umano è iniziato nel 1990, è costato miliardi di dollari e ha potuto presentare i suoi risultati finali nel 2006. Sebbene le condizioni tecniche, il tempo e il costo del sequenziamento dei genomi siano stati ridotti di un fattore di un milione in meno di dieci anni, la rivoluzione è in ritardo.

L’informatica quantistica però può dare una spinta significativa al settore: con essa sarà possibile un sequenziamento più rapido, nonché un’analisi più completa e veloce dell’intero genoma. Inoltre, le previsioni saranno più affidabili, poiché i computer quantistici potrebbero tenere conto di un numero ancora maggiore di informazioni rispetto ai computer tradizionali, e potrebbero persino integrare ogni dato genomico nelle cartelle cliniche. Con il diffondersi dei wearable bisognerà gestire e analizzare una mole impressionante di dati calcolabili in trilioni di gigabyte. Un lavoro che può essere fatto solo dai computer quantistici.

E poi c’è la gestione della letteratura scientifica. Su Pubmed ci sono 34 milioni di articoli. Se un singolo medico potesse leggere solo 3-4 studi del suo campo di interesse a settimana, non potrebbe finirlo in una vita intera e nel frattempo uscirebbero milioni di nuovi studi.

IBM Watson ha già provato ad affrontare il problema, ma l’informatica quantistica porterebbe tutto questo a un livello completamente nuovo e potrebbe persino aumentarlo con abilità speciali offrendo anche un supporto decisionale ai medici. È solo questione di tempo.

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La minaccia quantistica: informatica quantistica e crittografia

crittografia
Nessuno sa quando accadrà, ma stanno arrivando macchine quantistiche in grado di minacciare l'odierna crittografia.

L’informatica quantistica continua a occupare lo spazio nebuloso e ancora un po’ confuso tra l’applicazione pratica e la speculazione teorica, ma si sta avvicinando sempre più all’uso nel mondo reale. Uno dei casi d’uso più interessanti per i computer quantistici è la moderna crittografia di Internet.

Il nome Quantum Computing deriva dal fatto che tale tecnologia si basa sulle proprietà delle particelle subatomiche. In particolare, i computer quantistici utilizzano qubit (bit quantistici) invece delle cifre binarie (bit) che conosciamo da decenni quando si parla di sistemi informatici tradizionali.

I qubit sono di natura probabilistica, mentre i bit sono deterministici. I bit sono binari (on o off, true o false, 0 o 1), mentre i qubit sono diversi. La base fisica di un qubit può essere costituita da numerosi fenomeni, come lo spin di un elettrone o la polarizzazione dei fotoni. Questo è un argomento affascinante: il regno delle equazioni lineari che collegano immaginazione e realtà. La meccanica quantistica è considerata un’interpretazione di una realtà sottostante, piuttosto che una descrizione, ed è sede di un’intensa complessità computazionale.

Lo stato di un qubit è descritto come una sovrapposizione lineare dei due possibili stati. Una volta osservato, lo stato viene risolto in vero o falso. Tuttavia, lo stesso input non si risolverà necessariamente nello stesso output e lo stato quando non osservato può essere descritto solo in termini probabilistici.

Dal punto di vista della fisica classica, ciò che è ancora più sorprendente è che i qubit in un computer quantistico possono abitare più stati contemporaneamente. Quando un computer campiona un qubit per il suo stato, si risolve in un singolo o/o (noto come collasso della funzione d’onda).

Il calcolo quantistico in crittografia

Tutto ciò è piuttosto interessante da un punto di vista scientifico e filosofico, ma qui vogliamo occuparci principalmente degli aspetti pratici della crescente capacità del calcolo quantistico nella nostra vita quotidiana. Nei prossimi anni, l’impatto più profondo sarà probabilmente nella crittografia.

La via più nota dall’informatica quantistica alla crittografia è una svolta teorica avvenuta nel 1994: l’algoritmo di Shor. In teoria, questo algoritmo ha mostrato la capacità di una macchina quantistica di Turing di risolvere in modo efficiente una classe di problemi che erano intrattabili utilizzando i computer tradizionali: la fattorizzazione di grandi numeri interi.

Se avete familiarità con algoritmi di crittosistemi asimmetrici come Diffie-Hellman e RSA, sapete che si basano sulla difficoltà di risolvere fattori per grandi numeri. Ma cosa succede se il calcolo quantistico riesce in questo intento?

Craccare grandi numeri interi con la meccanica quantistica

L’algoritmo di Shor e una manciata di altri algoritmi sfruttano la meccanica quantistica per decifrare le funzioni unidirezionali al centro della crittografia asimmetrica. Il calcolo quantistico adiabatico è stato utilizzato anche per attaccare la fattorizzazione.

Gli algoritmi di Shor e altri contano sulla capacità del computer quantistico di abitare una moltitudine di stati in virtù dei qubit. Quindi campionano quei qubit (il che fa collassare il loro stato) in un modo che consente un alto grado di probabilità nel campionamento. In sostanza, la domanda “Quali sono i fattori per un dato numero?” viene affidata al misterioso mondo dell’invisibile, dove le proprietà delle particelle possono esistere in più stati. Quindi, interroghiamo quelle proprietà per la risposta più probabile. 

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Il numero più grande mai scomposto dall’algoritmo di Shor è 21, mentre il calcolo quantistico adiabatico ha scomposto con successo 143. Questi algoritmi sono sofisticati e alquanto impressionanti, ma finora i loro numeri sono irrisori. L’attuale standard per RSA è 2048 bit, ovvero 617 cifre! Tuttavia, mentre “attaccavano” il numero 143, i ricercatori hanno inconsapevolmente rivelato un approccio in grado di consentire numeri più grandi, almeno in teoria. Un esempio è 56.153, che è ancora un numero relativamente piccolo rispetto a quello che sarebbe necessario per compromettere i crittosistemi del mondo reale.

La minaccia per l’infrastruttura di sicurezza web

Quanto velocemente avanzerà la tecnologia fino al punto in cui potrà avvicinarsi a numeri significativamente più grandi? È interessante notare che gli algoritmi simmetrici che utilizziamo ogni giorno (come AES) non sono terribilmente vulnerabili agli algoritmi quantistici. L’algoritmo di Grover non è in grado, nemmeno in teoria, di ridurre il tempo necessario per attaccare questi algoritmi molto più degli algoritmi classici, a condizione che vengano utilizzate chiavi a 256 bit.

La maggior parte delle comunicazioni sicure simmetriche, tuttavia, stabilisce le sue chiavi tramite uno scambio asimmetrico. Quindi, la maggior parte del traffico web oggi è vulnerabile agli attacchi avanzati di calcolo quantistico. Se un utente malintenzionato riesce a scoprire la chiave stabilita all’inizio di un’interazione, non sarà utile alcuna cifratura simmetrica.

Quindi la minaccia per l’infrastruttura di sicurezza web è reale. Pensiamo un momento alle dinamiche in gioco. Le prime cose da considerare sono l’economia e l’accesso. In questo momento, solo le organizzazioni più grandi e con a disposizione budget immensi possono permettersi di armeggiare con sistemi quantistici in grando di rappresentare una minaccia per la sicurezza.

IBM, Google e ricercatori in Cina sono in lizza per la leadership nella produzione di sistemi praticabili, insieme a una serie di grandi progetti universitari. Dietro le quinte, però, le agenzie governative come la National Security Agency degli Stati Uniti non sono sicuramente inattive su questo versante e, proprio la NSA, ha una sua opinione precisa sulla questione della crittografia pubblica e del calcolo quantistico.

Sicurezza in evoluzione per l’informatica quantistica

È improbabile che attori su piccola scala raggiungano capacità di calcolo quantistico sufficienti per attaccare le moderne chiavi asimmetriche, se non molto dopo che lo avranno fatto le grandi istituzioni. Ciò significa che ci aspetta un lungo periodo di tempo in cui l’infrastruttura di sicurezza può evolversi in modo reattivo alle dinamiche del calcolo quantistico.

Nessuno sa quando emergeranno macchine quantistiche davvero minacciose per le criptovalute, ma sembra probabile che accadrà. Due parametri per capire la questione sono il numero di qubit in un sistema e la longevità di quei qubit.

I qubit sono soggetti a quella che viene chiamata decoerenza, ovvero l’interazione irreversibile fra i sistemi quantistici e l’ambiente esterno che determina la perdita della coerenza della funzione d’onda. Il problema è che sia il numero, sia la longevità dei qubit sono difficili da quantificare. Quanti qubit sono necessari per un pratico attacco riproducibile su una chiave RSA 2048? Alcuni dicono dozzine, altri dicono milioni. Quanta coerenza è richiesta? Alcuni dicono centinaia di nanosecondi, altri dicono minuti.

Crittografia post-quantistica

Tutte le strade portano a un mondo post-quantistico e molte persone ci stanno già lavorando sodo. Il National Institute of Standards and Technology degli Stati Uniti sta organizzando concorsi per lo sviluppo di algoritmi resistenti ai quanti e alcuni di questi progetti stanno ottenendo risultati.

In ultima analisi, possiamo dire che la minaccia quantistica alla crittografia è reale e basata su risultati sempre più reali. Ma per ora, è più che controbilanciata da forze compensative. Alla fine potremmo dover dire addio ad alcuni dei nostri vecchi amati algoritmi, che però saranno sostituiti da nuovi. Insomma, ci aspetta un decennio a dir poco interessante.

 

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