5G in Italia: crescita lenta, ma nel 2025 il mercato può arrivare a 200 milioni

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Per guidare il mercato 5G italiano verso lo scenario più ottimistico avranno un ruolo fondamentale i grandi progetti sistemici, pubblici o misti pubblico-privato, spiega l'Osservatorio 5G & Beyond del Polimi

Gli ultimi 12 mesi sono stati molto importanti per lo sviluppo del 5G, anche se in Italia, nonostante un alto livello di copertura della rete su tutto il territorio, si vede uno sviluppo di progetti molto lento. Le prospettive, però, sono buone.

Entro il 2025 il mercato industriale potrà infatti valere 40 milioni di euro nel caso in cui la quinta generazione di reti mobili sarà utilizzata solo per test tecnologici e parziale re-ingegnerizzazione di processi. Se invece si lavorerà nella giusta direzione in modo che l’offerta si strutturi e che il 5G diventi lo standard per la connettività industriale e nel mondo business, il mercato italiano potrà valere 200 milioni di euro. In questo secondo caso, si raggiungerà un valore con una curva di crescita in linea con i primi anni di innovazioni diventate poi pervasive nel mondo business, come l’Internet of Things o il Cloud.

Sono alcuni dei risultati della recente ricerca dell’Osservatorio 5G & Beyond del Politecnico di Milano. Secondo Antonio Capone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond, sul versante tecnologico si sono affermate alcune evoluzioni che già si erano intuite negli scorsi anni, come le architetture basate sulla disaggregazione delle funzioni della rete secondo lo standard Open RAN e le reti private, che già esistono in 4G ma solo con il 5G diventeranno un’importante componente architetturale e strategica.

Lato mercato industriale, negli USA sono entrati nel mondo del 5G privato i grandi player del cloud con un approccio legato al loro modello di business; una mossa strategica che non può sfuggire ai nostri attori telco e a tutto l’ecosistema perché, sempre secondo Capone, nei prossimi due-tre anni si giocherà la partita decisiva per il settore anche sulla base delle scelte che dovranno essere fatte in Europa sulla gestione dello spettro radio.

“La causa del lento sviluppo del mercato in Italia è da ricercarsi in particolare nella difficoltà a reperire terminali industriali per sviluppare use case all’offerta di connettività”, spiega Giovanni Miragliotta, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond. “Non va però trascurata nemmeno la difficoltà nel trovare una proposizione di valore ben definita che giustifichi l’investimento iniziale. Per guidare il mercato del 5G verso lo scenario più ottimistico, un ruolo fondamentale è quello dei grandi progetti sistemici, pubblici o misti pubblico-privato; la transizione verso il 5G di comparti come forze di polizia, reti ferroviarie, utilities, città intelligenti può creare massa critica, standardizzare l’offerta, chiarire i meccanismi di valore e accelerare la transizione da un mercato di sperimentazioni ad un mercato di applicazioni”.

La copertura della rete

Secondo le analisi DESI 2022 e GSMA Intelligence, il 5G in Italia copre tra il 96% il 99,7% della popolazione; secondo questi dati l’Italia è il paese con la maggiore copertura 5G in Europa, contro il 65,8% della media. Questa fotografia considera, però, la copertura ottenuta con il cosiddetto Dynamic Spectrum Sharing (DSS), che consente a un operatore telefonico di sfruttare lo spettro di frequenze del 4G anche per il 5G. Considerando solo la copertura 5G Non Stand Alone (NSA), l’Italia a fine 2021 risulta tra gli ultimi paesi in Europa, con un valore pari al 7,3%.

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Le azioni intraprese nei primi mesi del 2022 dovrebbero compensare almeno in parte questa situazione; gli investimenti degli operatori TLC hanno infatti permesso di incrementare circa dell’80% la copertura della popolazione in NSA rispetto al 2021. Con le risorse del PNRR, verranno colmate alcune lacune di copertura delle porzioni di territorio meno popolate con nuovi siti e verranno realizzati rilegamenti in fibra ottica per tutti i siti radiomobili che sono ancora collegati in ponte radio.

Il ruolo dei fornitori cloud nell’ecosistema 5G

Nello scenario di evoluzione della tecnologia 5G si iniziano a notare alcuni movimenti interessanti nel portafoglio dei grandi player che forniscono servizi cloud a livello mondiale. Se in Europa questi attori stanno stringendo alleanze con le telco, negli USA stanno invece lanciando delle offerte indipendenti. Si tratta di servizi ancora molto semplici e che difficilmente potranno rispondere alle esigenze delle grandi imprese, ma che rappresentano una soluzione adatta al contesto attuale. In questo modo i cloud provider stanno iniziando a costruirsi know-how e un ecosistema di partner, con l’intento di posizionarsi presso i clienti come innovatori anche in quest’ambito.

“Questa situazione potrebbe rappresentare un cambio epocale lungo la filiera TLC, con i fornitori cloud che si affiancano agli operatori contendendo a quest’ultimi i clienti. Nel momento in cui cambiasse la regolamentazione europea, i cloud provider che avessero già sviluppato un’offerta e un’esperienza presso i clienti, potrebbero intercettare la maggior parte del nuovo spazio di mercato, lasciando indebolite le filiere locali. Su questo fronte, quindi, serve una risposta da parte di tutto l’ecosistema europeo” sottolinea Luca Dozio, Direttore dell’Osservatorio 5G & Beyond.

Le reti private

All’interno del mercato industriale (B2b) nel 2022 cresce l’interesse verso le reti radiomobili dedicate o private, tipologia che già esiste in ambito 4G, ma che con il 5G diventa componente architetturale e strategica per operatori e utilizzatori, grazie a un ventaglio di nuovi servizi avanzati realizzabili. Le reti private 5G consentono copertura radio dedicata, utilizzo mirato e garantito delle risorse di rete focalizzato al servizio radio offerto, oltre alla possibilità di utilizzare le infrastrutture cloud del cliente per realizzare un’architettura edge (vicino all’utente) efficace.

Nelle 27 nazioni dell’Unione Europea al momento ci sono 71 casi di deployment di rete privata/dedicata per il mercato B2b, sviluppati principalmente nei settori Manifatturiero (46%), Logistica (18%) e Trasporti (11%). Nessun caso, però, è Business Ready e, quindi, effettivamente in produzione. Questo dimostra come si tratti di un mercato che non ha ancora individuato chiaramente l’applicazione che permette di realizzare il vero potenziale. Così come per il mondo B2b, anche per il B2c sembra esserci un’evoluzione dei progetti abbastanza contenuta rispetto a quanto ci si potesse aspettare osservando le caratteristiche e il potenziale della rete di quinta generazione.

L’Open RAN

Tra le tecnologie per il 5G di maggior interesse si conferma l’Open RAN (Radio Access Network), cioè la possibilità di passare da un’architettura di rete monolitica gestita da un fornitore a una composta da più blocchi funzionali gestiti da più attori indipendenti. Disaggregare le diverse funzioni di rete di accesso radio, insieme alla possibilità di utilizzare hardware (server) generico, consente di proteggere maggiormente l’investimento nelle reti radio di ultima generazione. Permette inoltre una migliore gestione dei costi, ma anche di svincolarsi dalla dipendenza da un unico fornitore di tecnologia. La disaggregazione del RAN consente in prospettiva di rendere molto più efficiente la rete radiomobile 5G dal punto di vista del consumo energetico, migliorando l’alimentazione degli apparati e i consumi dei sistemi di raffreddamento delle sale che li ospitano.

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Servizi cloud, le tariffe in Europa aumenteranno del 30%

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Canalys: mercato cloud infrastrutturale in crescita trimestrale del 28%, ma è la crescita più bassa di sempre. Sul podio AWS (market share 32%), Microsoft (22%) e Google (9%)

Secondo la società di ricerca Canalys la spesa mondiale in servizi cloud infrastrutturali è aumentata del 28% rispetto a un anno fa, superando i 63 miliardi di dollari nel terzo trimestre 2022. Un dato certamente notevole rispetto alla media dell’IT, ma è il più basso tasso di crescita trimestrale di sempre in questo mercato, e il primo sotto il 30%, secondo le rilevazioni di Canalys, che nella definizione di “servizi cloud infrastrutturali” include sia i servizi IaaS che quelli PaaS.

La domanda a lungo termine di tecnologie per la digitalizzazione rimane forte, e la migrazione al cloud rimane la strada maestra per supportare tale strategia, si legge nel report della società di ricerca. Ma l’ìmpatto negativo dell’inflazione e dei prezzi dell’energia inizia a farsi sentire anche in questo mercato in fortissima crescita ormai da anni: le aziende stanno rispondendo all’incertezza economica riducendo le spese, cosa che comincia a influire anche sulla domanda di servizi cloud. Tutti i principali vendor infatti, nonostante i notevoli tassi di crescita che vedremo, hanno mancato i target di fatturato trimestrali, e hanno emesso warning sulle prospettive dei prossimi mesi.

“La pressione dell’incertezza economica sta spingendo molti utenti enterprise a ridurre il rischio operativo tagliando i budsget IT”, commenta in un comunicato Alex Smith, VP di Canalys. “Nonostante i grandi contratti e il backlog di ordini da soddisfare, la crescita dei fornitori cloud può essere vincolata dagli inevitabili rinvii dei progetti di molti clienti impauriti dall’outlook economico”.

Gli hyperscaler, continua Smith, dovranno affrontare un periodo di costi in aumento e tassi di crescita in calo, che potrebbe indurli a previsioni molto conservative per il 2023. “Secondo le nostre previsioni gli hyperscaler dovranno aumentare le loro tariffe in Europa del 30% per compensare la crescita dei costi energetici”.

Il podio: AWS cresce del 27%, Azure del 35% e Google del 48%

Amazon Web Services (AWS) si è confermata al primo posto del mercato anche nel Q3 2022 con una quota del 32%, registrando una crescita anno su anno del 27% (inferiore ai piani) e continuando nell’espansione della sua rete, con una seconda region negli Emirati Arabi e l’annuncio di nuove region in Thailandia.

Microsoft Azure è al secondo posto, con una quota del 22% e una crescita annuale del 35%, trainata, sottolinea Canalys, da una forte execution nei rinnovi contrattuali, spiega Canalys, che sottolinea il lancio del primo data center di Azure in Qatar, che ne fa il primo hyperscaler a proporre servizi di livello enterprise in questo campo nel paese che sta per ospitare i mondiali di calcio.

Google Cloud ha ulteriormente aumentato il tasso di crescita, che ha toccato il 48%, espandendo la sua quota di mercato al 9%. Canalys ne segnala la forza nel settore consumer, i risultati nel settore pubblico, e nuove regioni aperte nel Far East (Malaysia, Thailandia, Nuova Zelanda).

mercato servizi cloud infrastrutturali Canalys Q3 2022I tre maggiori hyperscaler insieme rappresentano quindi quasi due terzi del mercato (63%), una quota che è ormai piuttosto stabile da diversi trimestri.

“Gli hyperscaler continuano a espandere e rafforzare le loro infrastrutture per raggiungere sempre più clienti, e nello stesso tempo stanno cercando di trovare le giuste innovazioni tecnologiche per trainare la crescita del business”, osserva Yi Zhang, Research Analyst di Canalys.

La crescita dell’adozione dei servizi cloud ha stimolato le riflessioni sul valore che può essere estratto dai dati in cloud: sia Google che Microsoft hanno evidenziato lo sviluppo di prodotti nelle aree dell’analisi dati e dell’AI, che dovrebbero assicurare una nuova ondata di creazione di valore nel mercato dei servizi cloud nei prossimi anni”.

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