Le piattaforme di sviluppo low-code cresceranno del 25% nel 2023
Di fronte al preoccupante gap di competenze IT in corso, le piattaforme low-code e no-code in grado di automatizzare i processi e consentire ai lavoratori di svolgere attività per le quali non sono naturalmente predisposti stanno registrando una crescita significativa. Negli ultimi quattro anni, secondo le più recenti stime di Gartner, le vendite di piattaforme applicative low-code e no-code (LCAP) sono cresciute di oltre 1 miliardo di dollari all’anno, da 3,47 miliardi di dollari nel 2019 a 8 miliardi di dollari previsti per il 2022.
Nei prossimi due anni, si prevede inoltre che quello LCAP sarà il segmento in più rapida crescita del mercato delle tecnologie di “iperautomazione”, come lo chiama la stessa Gartner. Questo settore dovrebbe infatti crescere del 25% a circa 10 miliardi di dollari nel 2023 e a 12,3 miliardi nel 2024. “Le organizzazioni si rivolgono sempre più a tecnologie di sviluppo low-code per soddisfare le crescenti richieste di una distribuzione delle applicazioni più rapida e flussi di lavoro di automazione altamente personalizzati” ha affermato Varsha Mehta, senior market research specialist di Gartner.
Insieme a LCAP, le tecnologie di iperautomazione come l’automazione dei processi aziendali e l’automazione dei processi robotici dovrebbero raggiungere quasi 32 miliardi di dollari nel 2024 rispetto ai 18,5 miliardi del 2021. “L’alto costo dei talenti tech e una crescente forza lavoro ibrida contribuiranno all’adozione della tecnologia low-code” ha dichiarato Jason Wong, analista vice presidente di Gartner.
Secondo un recente report di Morgan Stanley, ci sono 26 milioni di sviluppatori nel mondo, con però una necessità prevista di 38 milioni entro il 2024. La tecnologia low-code è progettata per colmare proprio questa lacuna di talenti IT, perché consente praticamente a chiunque di essere uno sviluppatore. Gartner prevede che entro il 2025, il 70% delle nuove applicazioni sviluppate dalle aziende utilizzerà tecnologie low-code o no-code, rispetto a meno del 25% nel 2020.
Nel frattempo, i dipartimenti IT rimangono sotto pressione per la carenza di talenti IT e i progetti di digitalizzazione in corso aumentano ulteriormente la pressione sulle risorse esistenti. Infatti, secondo uno studio di Salesforce, il 72% dei leader IT afferma che i backlog dei progetti stanno impedendo loro di lavorare su progetti strategici. Sia i business technologist, sia i cosiddetti “citizen technologist” (dipendenti senza formazione IT formale ma con un certo acume tecnologico), utilizzano applicazioni low-code e no-code per soddisfare le esigenze aziendali di “maggiore produttività, efficienza e agilità, spesso come team di fusione”, continua Wong.
Secondo Gartner il 64% degli acquisti di tecnologia è finanziato, almeno parzialmente, da business unit (BU) al di fuori dell’IT, mentre il 26% degli investimenti tecnologici è finanziato interamente dall’organizzazione IT. Sempre Gartner prevede che entro il 2026 gli sviluppatori al di fuori dei dipartimenti IT formali rappresenteranno almeno l’80% della base di utenti per gli strumenti di sviluppo low-code, rispetto al 60% nel 2021.
La società di ricerca IDC è d’accordo con questa previsione. In una nota, IDC sostiene infatti che la carenza globale di sviluppatori a tempo pieno aumenterà da 1,4 milioni nel 2021 a 4 milioni entro il 2025, il che lascerà inevitabilmente più spazio a sviluppatori non professionisti. Un altro sondaggio di gennaio condotto sempre da IDC su 380 aziende ha mostrato che il 48,6% degli intervistati sta acquistando piattaforme low-code o no-code per spostare l’innovazione internamente.
Le piattaforme low-code richiedono pochissimo codice e utilizzano, al suo posto, un set di strumenti modulare (simile all’uso di Lego) per creare app aziendali. In confronto, le piattaforme no-codice richiedono solo l’immissione di testo per formule o espressioni semplici. Alcune delle piattaforme low-code più popolari includono Zoho Creator, Microsoft PowerApps, Visual LANSA, Retool, m-Power, Appian, Mendix, OutSystems e Google App Maker. Alcune piattaforme low-code sono anche preintegrate per funzionare con altri fornitori e le loro piattaforme come Salesforce, QuickBooks o Oracle.
Sebbene le piattaforme low-code semplifichino la creazione di app aziendali, comportano alcuni rischi per la sicurezza, dal momento che i loro utilizzatori non hanno sempre familiarità con le best practice di sicurezza delle applicazioni e potrebbero non essere consapevoli delle potenziali vulnerabilità. Il software low-code può anche essere più difficile da scalare e integrare con le piattaforme CRM ed ERP esistenti.
Secondo Gartner, anche gli investimenti in tecnologie low-code che supportano l’innovazione e l’integrazione componibile cresceranno man mano che le organizzazioni abbracceranno l’idea di “impresa componibile”, ovvero un’azienda agile e progettata per l’adattabilità e la resilienza in tempo reale di fronte all’incertezza.
“Le tecnologie di sviluppo low-code supportano l’impresa componibile consentendo la creazione di soluzioni software più agili e resilienti”, conclude Wong. “Queste tecnologie possono essere utilizzate per comporre e ricomporre componenti modulari e funzionalità aziendali pacchettizzate, con lo scopo di creare applicazioni personalizzate in grado di adattarsi alle mutevoli esigenze aziendali”.