Licenziamenti Google: analisti preoccupati per i servizi cloud
Google ha appena annunciato tagli per 12.000 posti di lavoro, ma per alcuni azionisti non sono mai abbastanza. Prendete per esempio Christopher Hohn, socio amministratore di TCI Capital Fund Management, che ha azioni Alphabet per 6 milioni di dollari: ha scritto al CEO Sundar Pichai chiedendogli di tagliare altre migliaia di posti di lavoro e di ridurre i compensi dei dipendenti rimasti. Alphabet ha già in programma di tagliare la sua forza lavoro del 6%: una mossa che interesserà il personale di tutta l’azienda, compresa la sua divisione di cloud computing aziendale.
È la seconda volta che Hohn scrive ad Alphabet. Nella sua prima lettera a Pichai scritta a novembre, chiedeva all’azienda di intraprendere un’azione aggressiva per correggere l’aumento dell’organico, dei compensi dei dipendenti e delle perdite operative nella divisione Other Bets dell’azienda.
La seconda lettera, scritta il giorno in cui Alphabet ha annunciato i licenziamenti, sosteneva che l’azienda avrebbe dovuto ridurre ulteriormente la base dei costi, riportando la forza lavoro ai 150.000 dipendenti che aveva alla fine del 2021. Prima della recente tornata di licenziamenti, l’azienda contava 187.000 dipendenti.
Tuttavia, la possibilità di ulteriori tagli di posti di lavoro in Alphabet ha suscitato preoccupazioni per le ripercussioni che potrebbe avere su servizi come Google Cloud, una delle attività più redditizie e in rapida crescita dell’azienda. Nell’ottobre 2022, Google Cloud è infatti cresciuto del 38% su base annua raggiungendo un fatturato di 6,9 miliardi di dollari, mentre la crescita complessiva del fatturato di Alphabet è rallentata del 6%.
“Ulteriori licenziamenti in Google potrebbero avere un impatto sulla qualità dei servizi di Google Cloud” ha dichiarato Hyoun Park, analista di Amalgam Insights. “Hanno già licenziato personale tecnico dalla divisione cloud computing, soprattutto in India, nonostante si tratti di un business in crescita per l’azienda”.
Nonostante il ricorso all’automazione, la portata dell’infrastruttura cloud di Google implica la necessità di un numero significativo di lavoratori per mantenerla in funzione. Secondo Park, le aziende che riducono radicalmente il personale dei data center (come ha fatto Twitter di recente) si troveranno rapidamente in difficoltà: “Il cloud richiede un sacco di persone per il supporto, in quanto un’azienda sta fondamentalmente esternalizzando i propri carichi di lavoro a un’altra organizzazione. Si tratta quindi di una preoccupazione a cui Google deve dare una risposta, soprattutto perché questi licenziamenti sono pubblici, il che potrebbe portare a problemi di assistenza che potrebbero presentarsi rapidamente”.
Gli effetti dei licenziamenti su innovazione e servizi
Park vede licenziamenti come quelli di Alphabet (destinati a soddisfare gli investitori) come una minaccia per i futuri servizi offerti alle imprese. “Questi licenziamenti sembrano essere un tentativo di placare gli investitori piuttosto che una mossa per prendere le migliori decisioni aziendali dal punto di vista del puro profitto”, ha detto Park. “È difficile capire come questi licenziamenti modificheranno l’ammontare dei profitti dell’azienda se non di qualche punto percentuale. Quindi, non si tratta di un cambiamento fondamentale a livello di profitto”.
Tuttavia, un altro analista ritiene che i licenziamenti siano stati un male necessario. “Il ridimensionamento di Google è stato salutare per l’azienda, che dovrebbe concentrarsi sulla crescita del fatturato e tagliare più ruoli” ha dichiarato Gene Munster, managing partner della società di consulenza Deepwater Asset Management. Munster ha dichiarato di non aspettarsi che la riduzione iniziale della forza lavoro di Alphabet influisca su alcuno dei suoi servizi, anche se non sa cosa potrebbe accadere nel caso di ulteriori licenziamenti.
Appello a tagliare gli stipendi
Hohn di TCI ha ripetutamente sollecitato Alphabet a ridurre i compensi dei dipendenti. Nella sua prima lettera a Pichai, criticava il salario medio di 295.884 dollari di Alphabet perché troppo alto. È in effetti il 67% più alto di quello di Microsoft (176.858 dollari) e di gran lunga superiore ai 117.055 dollari delle 20 maggiori aziende tecnologiche secondo i dati citati da S&P Global Market Intelligence.
“Il management dovrebbe cogliere l’occasione per affrontare il problema dell’eccessiva retribuzione dei dipendenti”, ha scritto Hohn nella seconda lettera. La concorrenza per i talenti nel settore tecnologico è diminuita, il che dovrebbe consentire ad Alphabet di ridurre le retribuzioni senza perdere personale. Secondo Park, gran parte del differenziale di retribuzione dei dipendenti di Alphabet è dovuta alle stock option.
“La maggiore retribuzione di Alphabet non deriva necessariamente dallo stipendio base, ma dall’offerta di azioni. È per questo che vediamo il divario di 50-100.000 dollari tra Alphabet e la maggior parte delle altre grandi aziende tech”.
Ma a chi giovano davvero i tagli?
C’è però anche chi sostiene che, in fin dei conti, questa ondata di tagli al personale non servirà nemmeno ad alzare il valore delle azioni, e anzi rischia di comprometterlo nel medio-lungo periodo. Perché allora le aziende stanno lasciando a casa così tante persone? Per Jeffrey Pfeffer, professore di Comportamento organizzativo presso la Stanford Graduate School of Business, i licenziamenti stanno avvenendo per via di un comportamento imitativo che si diffonde tra le aziende come un contagio sociale, e non è supportato da motivi basati su evidenze.
“Ho intervistato persone che mi hanno detto di saper bene che i licenziamenti sono dannosi per il benessere dell’azienda, per non parlare di quello dei lavoratori, ma tutti stanno licenziando e il board chiede ai vertici aziendali perché non lo stanno facendo anche loro”, dichiara Pfeffer in un’intervista pubblicata sul sito dell’Università.
Nell’intervista, Pfeffer sottolinea come anche aziende in forte attivo stiano facendo tagli, magari per poi annullare i benefici economici ingaggiando consulenti con compensi addirittura superiori. Spesso le aziende licenziano persone assunte da poco, dopo aver pagato per la loro selezione e formazione, per poi tornare nuovamente sul mercato nei momenti di picco, quando i salari e i bonus di ingaggio sono più alti. In pratica, comprano quando il valore è alto e vendono quando è basso.
Pfeffer cita poi anche gli enormi costi sociali che si hanno quando molti lavoratori di un settore perdono il lavoro contemporaneamente, cosa che limita la possibilità di essere impiegati nuovamente in poco tempo. I licenziamenti uccidono le persone, in diversi modi:
- Il tasso di suicidi è 2,5 volte superiore tra chi perde il lavoro;
- Incrementano la mortalità del 15-20% nei 20 anni successivi, per via della perdita delle assicurazioni sanitarie;
- Aumentano lo stress, che può portare a dipendenze dannose (fumo, alcool, droghe).
(Articolo di Anirban Ghoshal, Senior Writer di Computerworld)