Le priorità e le nuove idee dei CIO per il 2023
Indice dell'articolo
- 1) ESG: questo sconosciuto. Analisi del Carbon footprint in azienda, l’evoluzione dei Data Center a basso impatto energetico, la sfida del green computing
- 2) Sopravvivere agli esperti del Team Digitale, specialmente ai consulenti generalisti. Una operazione di “change management” nella cultura aziendale o una “caccia alla soluzione miracolosa”?
- 3) Il CIO è il vero “braccio destro” del CEO e degli organi di governo dell’azienda sulle tematiche di tecnologia, digitale e sostenibilità?
- 4) Modern vs vintage: il cloud è realmente fully-operational?
- 5) Metaverso, Realtà Virtuale, Realtà Aumentata: cosa ci aspetta per le applicazioni di business?
- 6) I dati sono al centro delle aziende, ma chi definisce la strategia e il governo dei dati?
Lo scorso anno è stato un altro anno cruciale per l’IT, con i responsabili tecnologici che hanno imparato nuove lezioni per implementare iniziative IT orientate al valore e creare una nuova cultura dell’ambiente di lavoro. I CIO dovranno affrontare queste e altre sfide nel corso del 2023: quali sono i progetti per l’anno appena iniziato e gli obiettivi generali a cui puntano, andando oltre le singole iniziative e innovazioni tecnologiche?
Abbiamo chiesto alla community del CIO Club Italia di condividere le sfide e le difficoltà che stanno affrontando. Da un sondaggio interno sono emersi sei temi particolarmente sentiti. Ce ne parlano Tiziano Andreoli, CIO di NMS Group Spa, e Gianluca Duretto, Advisor per la trasformazione digitale Acquario Romano, rispettivamente Delegato per la Lombardia e Delegato per il Lazio del CIO CLUB Italia.
1) ESG: questo sconosciuto. Analisi del Carbon footprint in azienda, l’evoluzione dei Data Center a basso impatto energetico, la sfida del green computing
“Negli ultimi sei mesi i titoli delle società che rispettano i criteri stabiliti in base alle indicazione dell’Onu sull’ambiente, il sociale e la governance sono andati meglio rispetto a quelli che non lo fanno”. Lo ricordavano, dati alla mano, i top ¬manager di BlackRock (colosso mondiale dei fondi di investimento) al Meeting annuale 2022 dei consulenti finanziari dell’Efpa, l’associazione che riunisce i professionisti del risparmio che hanno conseguito la certificazione europea.
La sensibilità verso questo tema sta crescendo, da un lato; per contro, da un punto di vista aziendale, non è facile come sembra: assimilare, seguire e applicare i principi di sostenibilità ambientali con un’attenzione all’ambito dei dipendenti/clienti richiede, come sempre, una comprensione dell’intero ecosistema aziendale, non solo di alcune Funzioni. Similmente a quanto si è diffuso nell’ambito Cyber, la strategia ESG è un percorso di graduale consapevolezza e comprensione dell’azienda non come banale ‘entità che opera’ ma ‘come entità che ha un impatto’; l’introduzione o l’esecuzione di un processo, attraverso un device (che sia un impianto oppure un PC) richiedono l’analisi in termini di “footprint”: l’adozione di parametri “focused” sull’ambiente nel quale la società opera, sulle iniziative sociali coinvolgendo l’intera struttura gerarchica aziendale richiede impegno e investimenti che portano a un ritorno di immagine e, molto più importante, qualità di vita e lavoro.
Tanti esempi oggi ci dimostrano quanto sia possibile e percorribile questa strada: le colonne portanti di un’azienda, i Green Data Center in sensibile aumento, così come l’interesse per rendere meglio sostenibili quelli esistenti; i clienti, sempre più sensibili al tema, che diventa un criterio di scelta dei partner. Dati i costi necessari per seguire questa strada, è doveroso porsi il dubbio: “Posso richiedere all’esterno il servizio di cui necessito per i miei obiettivi di business?”.
Lo scenario 2023 per il CIO: entrare nella sfida, analizzare i servizi e processi aziendali per capirne il successivo change, spingere e guidare la trasformazione che da vintage deve necessariamente arrivare a modern. I mal di pancia sono dietro a ogni angolo: il budget sempre risicato, la non sensibilità del top-management, la resistenza al cambiamento (non solo dell’IT). Ma non si deve lasciare spazio allo “sconforto”: l’ottimizzazione in ottica ESG è un’ottima vetrina che permette all’azienda di dimostrare la propria efficienza unita alla sensibilità verso tematiche importanti, di conseguenza prima o poi viene affrontata (un po’ come la programmazione ad oggetti o il cloud nel passato). E stiamo lontani dal greenwashing!
2) Sopravvivere agli esperti del Team Digitale, specialmente ai consulenti generalisti. Una operazione di “change management” nella cultura aziendale o una “caccia alla soluzione miracolosa”?
Digital, Transformation, Disruption e così via… Giunti all’anno 2023 i termini che si utilizzano per indicare un change, un cambiamento, sono limitati quanto le parole del vocabolario! Ora, quale CIO non vorrebbe (si legga “sogna”) una ottimizzazione (disruption) delle attività (process) impiegando nuove tecnologie (digital) a servizio dell’intera azienda (change)?
“Il budget è sempre troppo elevato” e “non sono necessarie risorse”, sono le scontate risposte; qualche volta, troppo spesso in realtà, come opzione alternativa ci si affida a consulenti “generalisti”: soluzione miracolosa “chiavi in mano”, nessuna preoccupazione, risultato – quasi – garantito! Eoni di esperienza, hanno visto tutti i campi e i settori possibili. Ovviamente non serve generalizzare, ma è sempre bene tenere a mente e riconoscere tutte le persone che con impegno, competenza e fatica portano avanti l’attività di consulenza (quale CIO non ha presente questa seconda categoria e affiderebbe a queste persone le sfide più svariate?).
Come districarsi quindi in questo caotico balletto?
Gli ultimi anni hanno gradualmente e inesorabilmente rivoluzionato lo scenario degli integrator e service provider: la semplice vetrina di pubblicità lascia il posto al passaparola (networking), le slide con liste di competenze sostituite dal feedback attivo (reputation); queste caratteristiche sono solo due esempi e aiutano il CIO nel lavoro incessante di scrematura degli esperti.
Fondamentale per il CIO anche in questo 2023 (ma in generale come percorso di evoluzione), diventa la capacità di competence check: se ne parla spesso riferendosi al personale tecnico che si vuole portare in azienda e che si vuole trattenere, ma parimenti è fondamentale nella valutazione obiettiva dei consulenti per sopravvivere agli esperti, supportando l’azienda nel suo percorso di Digital e Transformation change.
Chi vive, lavora e respira l’azienda, chi la conosce e segue ogni giorno la sua vita (i processi) deve avere la consapevolezza di comprendere e definire un obiettivo; affidandosi alle giuste competenze consulenziali si colma il knowledge & skill gap con tempi definiti e risultati importanti, desiderati e, perché no, con ottima gestione dei costi.
3) Il CIO è il vero “braccio destro” del CEO e degli organi di governo dell’azienda sulle tematiche di tecnologia, digitale e sostenibilità?
Il CIO…una figura reale, non ancora parte degli Avengers (per quello è necessario almeno salvare il Pianeta, ma siamo sulla strada buona), che riesce a orchestrare ecosistemi diversi tra loro e di decadi distanti, collaborare con il Business, diffondere la cultura digitale, spingere e guidare la trasformazione, gestire ogni tipo di complessità…“le basi”, si dirà!
Dopo la pandemia, si potrebbe esclamare per l’ennesima volta, “si è visto cosa può fare l’IT!”. E’ finalmente cambiato qualcosa? La risposta nel 2023 inizia con un “NI”. In Italia una buona percentuale di realtà vede l’IT come il tecnico che sistema i computer o la rete o l’ERP; fortunatamente, per contro, ci sono anche realtà dove il CIO è un ruolo sentito, interpellato e inserito nei team strategici… Ma il lavoro da fare è impegnativo e a tutti i livelli.
“Il CIO deve dimostrare per primo di essere all’altezza” è spesso l’obiezione, ma altrettanto spesso non viene messo in condizioni di dimostrarlo! Più semplice un team strategico senza l’IT (troppo tecnicismo, troppi vincoli, troppe condizioni, troppi “se”…), e si ritorna all’anello chiuso senza particolari eventi che ne possano far emergere il ruolo strategico.
Quindi per il 2023, e negli anni a venire, cosa può aspettarsi la figura del CIO? Nella propria realtà, si cerca sempre di continuare a fare la differenza: nelle condivisioni quotidiane, nelle chiacchiere al caffè con i colleghi, il CIO con tenacia e determinazione mostra di non essere il semplice technician che parla di indirizzi IP, ma con il business di business, di domande, soluzioni e scelte!
Non ultimo, il CIO può contare su supporto, networking e feedback condiviso attraverso le associazioni, perché, in fondo, “l’unione fa la forza”. CIO Club Italia, con l’obiettivo di divulgare, promuovere e sponsorizzare il ruolo del CIO anche nelle PMI, è sempre in prima linea: creando le basi per un ruolo definito e certificato, organizzando eventi su tutto il territorio italiano, partecipando attivamente a importanti incontri nazionali (“CIO Panel”), contribuendo efficacemente alla diffusione di questa (nuova) visione (il CIO è quindi un “essere maledetto” oppure un “profeta salvatore”?).
Sì, il CIO è un abilitatore, un teammate che ascolta e capisce le esigenze del business e le traduce – in molti casi anticipa – in azioni tecnologiche, in change management in modo da agevolare, facilitare, ottimizzare i processi aziendali… Un ruolo critico, quindi! Sono esempi gli scenari emergenziali: grazie alla tecnologia si può lavorare in ogni condizione e da qualunque luogo (remoto); con la Trasformazione Digitale si è migliorato questo scenario portandolo da emergenziale a ordinario, quotidiano. In casi come questo il ruolo del CIO è fondamentale perché, insieme al CEO e al top-management, è in grado di capire le esigenze tecnologiche che permettono un Business efficace, decisivo e competitivo.
Obiettivi per il 2023? Come ogni buon proposito, rimboccarsi le maniche partendo da sé stessi, ponendosi verso la tecnologia e le persone: dal modo in cui comunichiamo, dai bocconi amari che continuamente “mandiamo giù”… Never give up and always give in!
4) Modern vs vintage: il cloud è realmente fully-operational?
“Cloud or no-Cloud? This is the question”… Dato che ogni anno le previsioni sono sempre più ottimistiche, ci si aspetta anche per il 2023 una crescita decisa (alcuni analisti si spingono verso un +20%).
Dando un’occhiata alle varie fonti, tuttavia, molte di esse concordano su un punto: cloud sì, incremento sì, ma con condizione. Se prima dei ben noti eventi avversi, come lo scenario bellico attuale e la questione energetica, la condizione riguardava i costi e la fiducia verso il cloud (quindi più una “questione di feeling e di portafoglio”), le condizioni attuali impongono un pensiero attento ai consumi (sostenibilità), alla portabilità (lock-in), la sovranità dei dati e non ultima la sicurezza.
Un esempio recente di questa attenzione è la notizia che 37Signals, sviluppatrice di Basecamp, ha iniziato un processo di back-in verso un’infrastruttura propria, dopo anni nel cloud, a fronte di analisi di dettaglio sui consumi prestazioni e costi.
In ogni caso, la crescita attesa nel 2023 è principalmente dovuta al consolidamento di progetti iniziati negli anni passati, per entrambe le tipologie di Cloud Pubblico e Privato, con un occhio di riguardo a trend evolutivi importanti come la Data Intelligence e l’Edge Computing. In questo panorama, peraltro complesso già di per sé, va ovviamente considerato lo scenario internazionale di incertezza che potrebbe rallentare tale processo.
Un punto fondamentale è l’attenzione del CIO all’argomento: elevata disponibilità dei servizi, tempi di approvvigionamento delle risorse certi, stretti ed indipendenti da cause geografiche, la mancanza di elevate competenze interne stanno portando molte realtà a esplorare uno scenario cloud, dall’applicativo all’infrastruttura, fino a considerare l’impatto legato alla sostenibilità (di nuovo ESG).
Un esempio può essere l’evoluzione del modo di lavorare: avere risorse (persone) più appagate, consapevoli e soddisfatte del proprio lavoro non riguarda più solo il cosa si fa (what?) ma anche il come si lavora, con quali strumenti (environment) e con quali vincoli ‘di sistema’ (how?). Spingendo il ragionamento più in avanti, i dipendenti devono poter lavorare quotidianamente come se lavorassero da remoto, anche quando sono in azienda: questo permette una coerenza nel modo e nei processi, una spinta importante tecnologica che, perché no, si può tradurre in saving da parte dell’azienda stessa e in improvement sulla satisfaction delle risorse.
Anche dal punto di vista della Security il cloud può essere determinante, permettendo a realtà medio-piccole di accedere a infrastrutture e sistemi che di norma sarebbero appannaggio solo di grosse realtà: anche in questo caso, saving per i clienti e per i fornitori, mantenendo uno standard elevato in termini di qualità.
Il 2023 quindi vede il CIO analizzare il cloud al fine di ottimizzare i propri servizi aziendali, renderli maggiormente efficienti e indipendenti dalla location geografica, con attenzione alla sostenibilità e alla proprietà dei dati, arrivando a campi sempre più innovativi ed evoluti: un esempio è la recente presentazione di Amazon Omics nel campo delle piattaforme avanzate di processing e analisi di dati di ricerca.
5) Metaverso, Realtà Virtuale, Realtà Aumentata: cosa ci aspetta per le applicazioni di business?
L’applicazione del web3 come estensione dell’esperienza e della “customer journey” dei portali Internet tradizionali e i nuovi strumenti di condivisione del lavoro, che dopo la pandemia sono diventati le applicazioni standard più usate (al pari delle classiche di office automation) sono due delle applicazioni di maggior respiro e importanza del cosiddetto Metaverso. Ma cos’è e cosa non è il metaverso? Cos’è web3 e perché solo quest’ultimo è una reale applicazione di quanto Meta e Microsoft, con i loro CEO, definiscono come “metaverso”?
Cosa cambierà da qui al 2030 e perché il mercato avrà un valore incredibile, secondo le previsioni dei più grandi analisti finanziari come Citi Bank, BCG e tutte le società che si occupano di consulenza strategica? Per citare Citi Group, nel 2022 ha rilasciato stime per un mercato tra gli 8 ed i 13 trilioni di dollari e soprattutto il 40% della spesa totale digitale focalizzata sul metaverso.
Web3 è Internet con una maggiore profondità e una nuova esperienza per l’utente, che può letteralmente interagire e navigare in ambienti 3d molto più simili a quelli reali. Web3 necessita pero’ di banda larga, come quella garantita dal 5G o dalla fibra, e soprattutto di blockchain che, con gli NFT, ci permette di dare finalmente una interazione completa a degli oggetti unici sul web.
Metaverso invece è solo XR extended reality dato dalla crasi delle tecnologie Virtual Reality e Augmented Reality, e necessita di una interazione con visori che permettano fluidità e restituzione in alta definizione, e soprattutto gamepad, così da interagire con oggetti e persone presenti. Metaverso quindi è una estensione della VR o AR già vista e usata in ambito industriale, ampiamente sperimentata nella prototipazione o negli scenari di manutenzione.
Cosa manca a una completa adozione di una delle oltre 50 piattaforme presenti sul mercato? La regola è sempre quella delle tecnologie emergenti e, come dice Gartner, il 2022 è stato il primo anno di adozione della nuova tecnologia “metaverso”. Le cause di una mancata adozione sono da trovare nella ricerca di una “reale” killer application, come sono state le applicazioni di Office Automation per Microsoft, ma anche e soprattutto la tematica dell’interoperabilità, su cui la blockchain sicuramente offre una prima soluzione.
Però Microsoft e Meta, con i loro visori, creano sul mercato una situazione di duopolio. Con la diffusione di Teams come strumento leader nella office automation, a seguito dello sviluppo di Mesh e Mesh4teams con l’acquisizione della tecnologia sviluppata nel gaming da parte di Activision, Microsoft è pronta a darci questa killer application prevista per metà dell’anno corrente.
Cosa succederà quando invece di usare Teams come tutti noi manager (purtroppo troppo spesso) passeremo agli avatar negli ambienti virtuali di Mesh? finalmente l’attenzione salirà come dai primi esperimenti di riunioni su Horizon, per esempio? Usare una lavagna condivisa attira meglio l’attenzione dei nostri ospiti se stiamo facendo una lezione online o del tutoring o semplicemente presentando l’ennesimo avanzamento di piano di progetto?
Questa sì, sarà una rivoluzione e un efficientamento in tutto quello che è collaborative working.
6) I dati sono al centro delle aziende, ma chi definisce la strategia e il governo dei dati?
In un mondo dove tutto è ormai legato alla connessione più che alle infrastrutture, i dati hanno sempre più un ruolo dominante e sono al centro della strategia IT delle aziende e per i CIO.
Focalizzarci sui dati non è più solo un obiettivo chiaro, che deve essere sempre condiviso e stabilito con il top management, che vuole analisi e sintesi in tempo reale o dalle funzioni di business principali, vendite, produzione, amministrazione, risorse umane. Da qualche anno il focus delle aziende si è spostato su soluzioni di machine learning e di intelligenza artificiale per tutta l’analisi predittiva, sempre più focalizzato su supporto in fase decisionale e definizioni di strategie sempre più precise.
Mai come adesso è prioritario definire data strategy e data governance chiare in linea con GDPR e policy legali, perché la mole di dati continua ad aumentare e per governarla bene l’IT deve avere regole chiare, condivise e soprattutto utilizzate. Ed è fondamentale agire insieme alla “data literacy”, un’alfabetizzazione di base che permetta di leggere, utilizzare, analizzare e comunicare dati consolidati validi e corretti.
Un approccio corretto al dato non può prescindere da una definizione di una strategia di come i dati vengono catalogati, utilizzati e normati, e questo passa dal governo dell’azienda di cui l’IT è strategia ed operatività, fino alle linee di business e a tutti gli operatori.
Bisogna superare archivi locali più o meno consolidati e strutturati delle funzioni, che ne gestiscono autonomamente la qualità e la quantità, e passare a consolidare e analizzare in ambienti consolidati unici.
Quindi la priorità non è solo l’accesso al dato in modalità sempre più veloce o la gestione dei Big Data, ma avere regole chiare e definite per una reale “governance” del dato aziendale. Regole e strumenti devono andare di pari passo con strategie e definizione a tutti i livelli di metodologie e pratiche aziendali.