Scadute le convenzioni con i provider: quale futuro per SPID?
Dopo aver superato i 33 milioni di scrizioni, quale sarà il destino di SPID? A questa domanda stanno cercando di dare una risposta concreta l’AgID e le 11 aziende che hanno l’autorizzazione a erogare le credenziali del Sistema pubblico di identità digitale.
A tal fine, lo scorso lunedì 21 febbraio c’è stato un incontro tra il direttore generale dell’AgID, Francesco Paorici, e le 11 aziende. Ordine del giorno era stabilire se e come si può avviare una trattativa per individuare condizioni che possano convincere i gestori delle credenziali di SPID a proseguire nella loro attività. Infatti, le convenzioni con le 11 aziende sono scadute lo scorso 31 dicembre, ma il Governo d’ufficio ha prorogato i contratti fino al prossimo 23 aprile, come riporta Wired. Data oltre la quale i gestori non sono però disposti andare, nel senso che non hanno alcuna intenzione di rinnovare il contratto per 36 mesi come viene proposto. Almeno non alle condizioni che lo hanno regolato sinora.
Primo punto: l’aspetto economico
Al primo posto delle rimostranze dei gestori di SPID c’è l’aspetto economico. La procedura di attivazione dà l’idea che il servizio sia gratuito o al massimo ci sia da pagare una cifra simbolica una tantum. In realtà, per mantenere attivo l’accesso consentito da SPID alle 12.000 Amministrazioni Pubbliche, compresi servizi regionali e locali, gli 11 gestori sostengono di dover sostenere spese che stimano attorno a 1,8 euro a utente l’anno, che globalmente vorrebbe dire circa 60 milioni di euro. Una somma per la quale vorrebbero poter ottenere un adeguato supporto economico.
Secondo punto: più chiarezza sul progetto SPID
Un secondo aspetto verso il quale le aziende puntano il dito è la poca chiarezza sulla volontà del Governo a proseguire nel progetto SPID. Lo scorso mese di dicembre, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alessio Butti, ha apertamente dichiarato che riterrebbe opportuno sostituire SPID con la Carta di Identità Elettronica (CIE) perché rappresenta una spesa per lo Stato e, alla fine, i servizi a cui permettono di accedere i due strumenti sono simili. Però l’utilizzo è molto diverso. Un esempio arriva dall’app iO per usufruire dei servizi della PA: nel 90,4% dei casi si accede usando come credenziale SPID.
D’altra parte, è lo stesso Dipartimento per la trasformazione digitale a far sapere che nel 2022 gli accessi tramite SPID ai servizi online pubblici e privati sono stati oltre 1 miliardo, mentre le autenticazioni con CIE hanno raggiunto quota 21 milioni. E questo nonostante numero di attivazioni di SPID sia molto vicino a quello della CIE: 33,5 milioni il primo e circa 32,7 milioni la seconda. In pratica, SPID è in media usato 50 volte di più della CIE per accedere ai servizi. Sicuramente un ostacolo all’uso della CIE sta nel fatto che, siccome utilizza un chip, per poterla usare è necessario disporre di uno specifico lettore di cui solitamente non dispongono gli utenti.
Terzo punto: SPID come sistema di identità digitale europeo
Un’altra richiesta che arriva dalle 11 aziende provider di SPID è quella di proporre lo stesso SPID per il futuro sistema di identità digitale, il progetto a cui da tempo sta lavorando la Commissione europea.
Solo se sono soddisfatte le richieste, le 11 aziende sono disposte a concedere una proroga per la gestione dello SPID fino al 30 giugno mantenendo le attuali condizioni.
La trattativa è iniziata, ma la strada verso una soluzione si preannuncia decisamente tortuosa.
La novità: riunire SPID e CIE
A complicare le cose potrebbe poi contribuire un’idea che sta prendendo sempre più corpo presso il Dipartimento della Trasformazione digitale: riunire in un unico servizio SPID e CIE che faccia capo a un’unica app, la quale potrebbe anche essere iO. Il nuovo servizio, per cui si propone il nome di di Identità digitale nazionale, sarebbe un’idea in linea con il progetto della Commissione europea, la quale prevede proprio la disponibilità di un sistema di identità digitale continentale che poggi su un’unica app.
Per giovedì 23 febbraio è stato organizzato presso il Dipartimento della Trasformazione digitale un incontro tra il sottosegretario Alessio Butti con esperti tecnici per verificare la fattibilità di un progetto che porti all’unificazione di SPID e CIE.