Tra cause legali e nuove normative, i governi mettono Microsoft nel mirino
Indice dell'articolo
Quando Satya Nadella ha assunto la carica di CEO di Microsoft quasi 20 anni fa, ha trasformato Microsoft in un’azienda tecnologica “educata”. Sotto la sua guida, lo squalo aziendale che il governo degli Stati Uniti aveva perseguito per violazione delle leggi antitrust è diventato mite e gentile, ha giocato con i concorrenti invece di schiacciarli e ha persino lavorato a braccetto con il movimento open-source. Questo approccio ha dato i suoi frutti, tanto che oggi Microsoft è la seconda azienda al mondo per valore di mercato (2,15 trilioni di dollari), seconda solo a Apple con i suoi 2,56 trilioni di dollari.
Ma Microsoft non è più il “chierichetto” del mondo tecnologico. I governi di tutto il mondo la accusano di aver violato le leggi antitrust, le intentano cause legali, prendono in considerazione l’idea di imporre multe per centinaia di milioni di dollari e propongono regolamenti che le imporrebbero di cambiare drasticamente le sue pratiche commerciali. Le azioni legali sono rivolte alla spinta dell’azienda nel settore del gaming, al suo tentativo di controllare il business del cloud in Europa e alla sua aggressiva spinta a dominare l’intelligenza artificiale.
Cosa significa tutto questo per il futuro dell’azienda? Ecco cosa c’è da sapere sulle pressioni dei governi nei confronti di Microsoft.
La scommessa di Activision da 69 miliardi di dollari
Nel gennaio 2022, Microsoft ha annunciato l’intenzione di acquisire il produttore di videogiochi Activision per 68,7 miliardi di dollari. Se l’affare andrà in porto, si tratterà della più grande operazione tecnologica legata alla sfera consumer dopo l’acquisto di Time Warner da parte di AOL due decenni fa. Ma si tratta di un grosso “se”. Nel dicembre 2022, la Federal Trade Commission ha fatto causa per bloccare l’acquisizione. Holly Vedova, direttrice del Bureau of Competition della FTC, ha spiegato: “Microsoft ha già dimostrato che può e vuole negare i contenuti ai suoi rivali. Oggi cerchiamo di impedire a Microsoft di acquisire il controllo di un importante studio di videogiochi indipendente e di usarlo per danneggiare la concorrenza in diversi mercati gaming dinamici e in rapida crescita”.
Un problema di nome cloud
Microsoft deve però affrontare un problema ancora più grande della causa di Activision e si trova di fronte azioni governative che prendono di mira il motore della crescita dell’azienda: il cloud. Al momento, il problema più grande dell’azienda è in Europa. Un anno fa, l’Unione Europea ha iniziato a indagare sulle pratiche commerciali di Microsoft nel settore del cloud dopo che diversi fornitori europei di cloud, tra cui la tedesca NextCloud e la francese OVHcloud, hanno dichiarato che queste pratiche erano anticoncorrenziali.
Sulla base dell’indagine, nell’ottobre 2022 Microsoft ha apportato delle modifiche alle licenze che, a suo dire, hanno risolto i problemi. A novembre, il CISPE, un gruppo di fornitori di cloud europeo, ha però presentato un reclamo formale contro l’azienda presso l’UE. Il segretario generale del CISPE, Francisco Mingorance, ha spiegato: “Sfruttando la sua posizione dominante nel settore dei software di produttività, Microsoft limita la scelta e gonfia i costi quando i clienti europei cercano di passare al cloud, distorcendo così l’economia digitale europea”.
Nello specifico, secondo il CISPE Microsoft sfrutta la sua posizione dominante nei sistemi operativi, Windows 10 e 11, per indirizzare le aziende e i clienti europei verso l’infrastruttura cloud Azure e la piattaforma di archiviazione OneDrive. L’UE non si è ancora pronunciata sulla denuncia. Ma l’affermazione principale, secondo cui Microsoft utilizza Windows per danneggiare i concorrenti in altre attività, riecheggia in modo quasi inquietante la causa antitrust degli anni ’90 negli Stati Uniti che fece precipitare Microsoft nel suo “decennio perduto”.
Non è solo in Europa però che Microsoft è sotto esame per le sue pratiche cloud. Reuters riporta che la Federal Trade Commission ha iniziato a esaminare le “pratiche commerciali dei fornitori di cloud, compresi i dettagli sul loro potere di mercato, la concorrenza e i potenziali problemi di sicurezza”. Il presidente della FTC, Lina Khan, ha dichiarato: “Ampie fasce dell’economia sembrano ora dipendere da un piccolo numero di fornitori di cloud computing” e ha proseguito affermando che l’agenzia “sta cercando di ottenere informazioni pubbliche su come l’attuale struttura del mercato e le pratiche commerciali dei fornitori di cloud influiscano sulla concorrenza e sulla sicurezza dei dati”. L’FTC non ha fatto nomi sulle aziende che potrebbero essere prese di mira, ma l’articolo di Reuters riporta che i maggiori fornitori di cloud sono Amazon, Microsoft, Google e Oracle. Dato che la FTC sta già facendo causa a Microsoft, l’azienda ha molto da temere.
Il bersaglio più grande di tutti: l’IA
Una preoccupazione forse più grande per Microsoft è quella di vedere se i governi intendono regolamentare l’IA e i chatbot come quello integrato in Bing. Microsoft è infatti convinta che l’IA e i chatbot trasformeranno l’informatica, l’economia e il modo in cui viviamo e lavoriamo e sta essenzialmente scommettendo il suo futuro su queste tecnologie. Ci sono già prove che i governi europei e forse anche gli Stati Uniti potrebbero regolamentare l’intelligenza artificiale. Dato che Microsoft è il leader del mercato, qualsiasi regolamentazione restrittiva danneggerebbe Microsoft più dei suoi concorrenti.
Il timore è che i chatbot di intelligenza artificiale generativa come quelli di Microsoft possano arrecare danni incommensurabili se non vengono regolamentati con le dovute protezioni. Un’inchiesta del New York Times ha scoperto che sia Google che Microsoft hanno ignorato gli avvertimenti dei propri dipendenti e degli esperti di etica aziendale sui danni che i chatbot avrebbero potuto causare e li hanno portati prematuramente sul mercato per guadagnare quote di mercato. Da allora, più di 1.000 ricercatori e leader del settore tecnologico, tra cui Elon Musk, Steve Wozniak e Rachel Bronson, presidente dell’organizzazione Bulletin of the Atomic Scientists che gestisce il Doomsday Clock, hanno chiesto una pausa nello sviluppo di potenti IA perché la tecnologia presenta “profondi rischi per la società e l’umanità”.
Il gruppo ha aggiunto: “Se tale pausa non può essere attuata rapidamente, i governi dovrebbero intervenire e istituire una moratoria”. E i governi stanno prestando attenzione. L’Italia ha temporaneamente vietato ChatGPT e altri paesi europei stanno studiando misure simili. La stessa UE ha proposto leggi che regolamentano l’IA. Il responsabile dell’industria dell’UE Thierry Breton ha spiegato: “Come dimostrato da ChatGPT, le soluzioni di IA possono offrire grandi opportunità per le aziende e i cittadini, ma possono anche comportare dei rischi. Ecco perché abbiamo bisogno di un solido quadro normativo per garantire un’IA affidabile basata su dati di alta qualità”.
Anche gli Stati Uniti, che di solito non si preoccupano di regolamentare la tecnologia, hanno preso nota. Il Presidente Biden, parlando dell’IA, ha dichiarato: “Le aziende tecnologiche hanno la responsabilità di assicurarsi che i loro prodotti siano sicuri prima di renderli pubblici”. Quando gli è stato chiesto se l’IA potrebbe essere pericolosa, ha risposto: “Resta da vedere. Potrebbe esserlo”.
I commenti di Biden potrebbero rivelarsi più che semplici parole. L’11 aprile, la National Telecommunications and Information Administration (NTIA), un’agenzia del Dipartimento del Commercio che consiglia la Casa Bianca sulle politiche di telecomunicazione, ha chiesto un contributo pubblico per eventuali regolamenti sull’IA. L’agenzia ha dichiarato di voler garantire “che i sistemi di IA siano legali, efficaci, etici, sicuri e comunque affidabili”. L’amministratore dell’NTIA Alan Davidson ha spiegato: “I sistemi IA responsabili potrebbero portare enormi benefici, ma solo se affrontiamo le loro potenziali conseguenze e i loro danni. Affinché questi sistemi raggiungano il loro pieno potenziale, le aziende e i consumatori devono potersi fidare di loro”.
Il risultato
Non è ancora chiaro cosa succederà a Microsoft. Almeno per il momento, le azioni governative non hanno danneggiato direttamente l’azienda nel settore del cloud e, stando a quanto riferito, l’azienda sta cercando di stare un passo avanti agli investigatori dell’antitrust dell’UE offrendo di cambiare ancora una volta le sue pratiche di licenza per il cloud. Finora si è poi parlato molto (ma agito poco) per quanto riguarda la regolamentazione dell’IA, anche se tutto questo potrebbe cambiare rapidamente. E se così fosse, anche le sorti di Microsoft cambieranno.