Appian è l’azienda per l’automazione dei processi end-to-end
Dopo l’ultimo incontro avvenuto nel 2019 a San Diego, Appian ha chiamato ancora a raccolta clienti e partner nella medesima città californiana per riprendere simbolicamente il discorso dove era stato interrotto e fare con loro, in presenza, il punto della situazione e raccontare quali sono i progetti e le strategie in atto.
Di aprire i lavori dell’Appian World 2023 si è fatto carico Matt Calkins, CEO e fondatore dell’azienda. Ha raccontato come in questi anni “di lontananza forzata” ci sia stata un’importante crescita di Appian e la determinazione di una precisa fisionomia: “Definire Appian è più semplice ora di quanto non lo sia mai stata in qualsiasi momento della nostra storia – ha affermato Calkins – siamo una piattaforma per l’automatizzazione di processi end to end, una suite completa di tecnologie per la gestione dei processi”. Questo, in pratica significa che ora gli sviluppatori possono manipolare, analizzare, estendere, controllare o modificare un processo. Possono addirittura scoprire nuovi processi. E tutto ciò all’interno di Appian.
Va da sé che l’ottimizzazione dei processi comporta un miglioramento dell’efficienza. “Oggi dobbiamo muoverci tutti più velocemente – ha sostenuto Calkins – e per farlo dobbiamo essere più efficienti. La nostra missione è aiutarvi a raggiungere tale risultato. E oggi abbiamo tutti gli strumenti adatti per consentire di raggiungere questo risultato”. Ma su tutti, Calkins ha voluto evidenziarne due: Data Fabric e artifical intelligence (AI).
Data Fabric, un successo annunciato
Il CEO dell’azienda ha sottolineato come, da quando è stata lanciata un anno fa, la proposta Data Fabric sia stata adottata da circa il 94% dei clienti. Una percentuale che non è dettata dall’obbligo di utilizzo (è infatti un’opzione), quanto invece al fatto che gli utenti ne hanno apprezzato i benefici in termini di produttività.
Calkins ha voluto ricordare che la Data Fabric è un database virtuale che analizza le diverse fonti di dati di un’azienda collocandosi al di sopra di queste per consentire agli utenti di leggere o scrivere su tali fonti come se fossero unificate. La Data Fabric esegue una sorta di indicizzazione automatica per permettere veloci risposte alle interrogazioni su dati che comunque rimangono separati. È un mezzo per scoprire, unificare, proteggere e ottimizzare un’intera gamma di oggetti che possono esistere all’interno di un panorama di dati distribuiti.
Calkins ha indicato come alternativa alla Data Fabric il buco nero dei dati. “Si tratta di quella tipica situazione in un’azienda cede a un provider tutti i dati per ottenerne un valore. E i dati ceduti non sono mai abbastanza: bisogna continuare a fornirne. Così il provider ottiene i dati e l’azienda perde la flessibilità: è un pessimo scambio. L’organizzazione perde il controllo e la libertà in termini di ciò che può fare con i suoi flussi di informazioni”.
Scalare in tempi difficili
Oggi ogni azienda ha capito che deve fare di più con meno risorse. “In tempi facili, non è un problema scalare, basta staccare un assegno – ha sottolineato Calkins – ma oggi che siamo appena usciti da una pandemia, che l’economia è instabile e che è in atto un conflitto bellico non è semplice raggiungere l’obiettivo. Tuttavia, credo che il nostro settore, anche in un periodo di crisi come l’attuale, sia prossimo a un grande balzo, una rivoluzione nella produttività. E che la tecnologia sia pronta. L’aumento della produttività arriverà da molte parti, ma il motore centrale sarà l’artificial intelligence”.
Calkins ha però precisato che Appian non pensa all’artifical intelligence allo stesso modo dei concorrenti, che spesso ne parlano solo per vedere salire il valore delle azioni. La filosofia di Appian stabilisce che “l‘AI deve essere facile da usare, tanto quanto i benefici pratici che si possono ottenere da essa – ha detto Calkins – Il valore dell’AI deriva dai dati e la nostra filosofia è che voi dovreste conservare i vostri dati e non darli ad altri per addestrare l’IAI per casi d’uso incentrati su applicazioni e processi”. Quanto affermato da Calkins richiama la nuova tecnologia Appian AI Skill Designer di cui l’azienda ha dato notizia proprio in questi giorni. Tuttavia, il CEO dell’azienda ha evidenziato che quando si parla di AI bisogna avere ben chiari due approcci fondamentali: l’AI pubblica e l’AI privata.
AI pubblica e AI privata
Calkins ha descritto l’AI pubblica come quell’artificial intelligence in cui un’organizzazione, per trarre vantaggio dai propri dati, deve fornirli a uno specialista che usa un’AI addestrata su dati di terzi, che quindi non fornirà mai risultati simili a quelli che si potrebbero ottenere con un modello di AI sviluppato su set di dati dell’azienda. Va da sé che il medesimo modello di AI nello spazio pubblico può essere utilizzato dai più aziende concorrenti.
Al contrario, con l’AI privata ogni organizzazione può addestrare la propria artificial intelligence internamente, in modo che la totalità dei benefici di quel modello di AI rimanga all’interno dell’organizzazione stessa. Si tratta di un’AI basata su modelli open source disponibili pubblicamente che sono però addestrati internamente all’azienda quindi costruiti si dati specifici (che così non sfuggono mai al controllo) e adatti a soddisfare esigenze specifiche. Appian consente l’uso sia dell’AI pubblica sia dell’AI privata, ma, ovviamente, privilegia di gran l’impiego dell’AI privata.
Calkins ha voluto enfatizzare che l’AI può aiutarci a prendere decisioni, ma non deve decidere. Può offrire opzioni di scelta, ma devono essere le persone a stabilire quali azioni andrebbero intraprese in funzione di tali opzioni. Per questo motivo, il CEO di Appian ha concluso dicendo: “L’IA è un partner, non un sostituto. È un partner fantastico, ma è solo un partner. Per fare un paragone musicale, dovrebbe essere un ottimo componente di una band, ma mai un grande solista”.
Rinnovato anche il Partner Program
Appian ha colto l’occasione di Appian World 2023 per lanciare anche un nuovo Partner Program volto a sostenerne la crescita e la differenziazione sul mercato. Le novità comprendono una nuova struttura, un accesso migliorato e facilitato alla formazione e anche premi e incentivi finanziari.
“Il 2023 è l’anno in cui Appian diventerà partner-driven – ha commentato Chris Jones, Chief Revenue Officer di Appian – Il nostro obiettivo principale è l’incremento delle vendite attraverso i partner e le alleanze: crediamo fermamente che quando si lavora insieme in una partnership concreta, incentrata sul superamento delle aspettative dei clienti, si possa offrire ai clienti un’esperienza straordinaria”.
Il nuovo Partner Program di Appian include livelli di coinvolgimento e performance ancora più elevati, grazie ai quali i partner potranno beneficiare di maggiori incentivi finanziari, premi e sconti. Appian ha aumentato le opportunità di lead-generation e i fondi di marketing per favorire le strategie di go-to-market reciproche.
“Abbiamo ridisegnato il programma in modo da allinearlo sia alle strategie go-to-market dei nostri partner sia ai settori in cui sono specializzati – ha sottolineato Mark Dillon, Senior Vice President, Global Partner Organization di Appian – L’allineamento delle risorse e delle capacità collettive a sostegno della nostra nuova struttura favorirà una collaborazione significativa, aiutandoci a fornire insieme soluzioni di livello globale per i nostri clienti”.
Più in dettaglio, Appian ha arricchito la libreria di corsi online e creato nuovi contenuti interattivi sviluppati da esperti in materia per garantire che i partner siano sempre aggiornati sulle ultime funzionalità e best practice.
Ricordiamo che i clienti di Appian possono individuare la risorsa partner più adatta per le loro esigenze aziendali attraverso la Partner Directory. La visibilità è ora rafforzata dalla presenza della voce “Partner” nella barra di navigazione superiore della homepage dell’azienda. Anche la Appian Partner Community è stata migliorata per garantire che i partner possano accedere facilmente ad approfondimenti, risorse e strumenti esclusivi.