Digitalizzazione, un rapporto UE fotografa la situazione post pandemia
È un fatto ormai assodato che il ricorso alla digitalizzazione e l’accelerazione di progetti già in atto abbiano rivestito un ruolo essenziale nell’assicurare alle aziende di poter proseguire la loro attività durante il periodo del Covid-19. E ciò soprattutto quando i famigerati DPCM hanno impedito di recarsi in azienda per evitare la diffusione del virus. Questo, però non è valso solo per l’Italia, anche negli altri Paesi dell’UE le imprese hanno seguito la stessa via.
Il nuovo rapporto Digitalisation in Europe 2022-2023: evidence from the EIB Investment Survey tira le somme e ci dà ora un’idea degli effetti che tale ricorso alla digitalizzazione ha avuto sul processo di trasformazione digitale nelle aziende nella fase post Covid-19 (sono state 12.800 quelle intervistate). Scopriamo così che il 53% delle imprese dell’UE ha attuato misure per rafforzare la presenza digitale, come per esempio l’offerta di prodotti online.
Colmato il divario con gli Stati Uniti
Però, mentre le imprese europee hanno fatto grandi progressi, la quota di aziende che ha investito nella digitalizzazione come risposta alla pandemia è stata ancora più alta negli Stati Uniti. Il divario è dovuto principalmente alle micro e piccole imprese dell’UE, che hanno investito meno delle aziende statunitensi per diventare più digitali.
Solo il 30% delle microimprese dell’Unione europea ha dichiarato di aver adottato nel 2022 misure per migliorare la digitalizzazione, rispetto al 63% delle grandi imprese. Tuttavia, negli ultimi quattro anni, l’Unione europea ha colmato il divario con gli Stati Uniti nell’adozione di tecnologie digitali avanzate. Infatti, nel 2022, il 69% delle imprese dell’UE ha implementato tecnologie digitali avanzate, rispetto al 71% degli Stati Uniti.
La digitalizzazione, una sfida fondamentale
“La digitalizzazione rappresenta una sfida fondamentale per l’Unione Europea nel suo percorso verso l’innovazione e la competitività globale. È solo attraverso un impegno congiunto e una visione strategica che potremo colmare il divario con gli Stati Uniti e rendere l’Unione Europea una forza trainante nell’innovazione digitale – ha affermato Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente BEI – In questo contesto, l’Italia svolge un ruolo fondamentale. Il paese ha un’economia solida e un settore manifatturiero di grande rilievo, ma deve aumentare gli investimenti nella digitalizzazione per sfruttare appieno le opportunità offerte dalle nuove tecnologie per stimolare la crescita economica, creare posti di lavoro di alta qualità e favorire lo sviluppo di un ecosistema innovativo”.
Alle parole di Gelsomina Vigliotti hanno fatto eco quelle di Debora Revoltella, Direttrice del Dipartimento Studi economici della BEI: “Per realizzare la transizione digitale e sfruttarne i benefici nel lungo periodo, l’UE dovrebbe spingersi oltre l’adozione della tecnologia e valutare le implicazioni a più ampio raggio che la digitalizzazione comporta nella società. Consentire ai lavoratori di migliorare le proprie competenze digitali sarà fondamentale per creare un ambiente favorevole all’innovazione all’interno dell’Unione europea, e ciò a sua volta renderà le imprese e le regioni più competitive e resilienti”.
Il problema delle competenze
Nonostante i progressi compiuti, rimangono però notevoli disparità nelle infrastrutture digitali tra le regioni dell’UE. E il 14% delle imprese ritiene che l’accesso limitato alle infrastrutture digitali rappresenti un grave ostacolo agli investimenti. Da sottolineare, poi, che gli sforzi di digitalizzazione delle imprese dipendono anche fortemente dalla disponibilità di lavoratori con adeguate competenze digitali. Nelle regioni in cui tali competenze superano il livello medio c’è la tendenza ad adottare tecnologie digitali avanzate. Ma le stesse regioni sono state anche quelle dove si sono avuti i più consistenti investimenti in digitalizzazione durante la crisi del Covid-19. Da ciò emerge chiaramente come sia essenziale che le regioni migliorino i sistemi di istruzione e formazione per aggiornare continuamente le competenze dei lavoratori e offrire opportunità di apprendimento online per colmare il divario digitale.
L’indagine rimarca che le imprese situate in ambienti altamente innovativi dal punto di vista digitale hanno tendenzialmente investito di più nella digitalizzazione per risultare più resilienti alla pandemia.
Anche il commercio svolge un ruolo fondamentale nella digitalizzazione, prova ne è che le imprese operanti negli scambi internazionali adottano più frequentemente tecnologie digitali avanzate. Analogamente, le imprese digitali mostrano una maggiore resilienza agli squilibri commerciali e li affrontano in modo più proattivo.
Più digitale, più sostenibile
Le tecnologie digitali possono poi fornire un valido aiuto nell’affrontare sfide di sostenibilità (come la mobilità urbana intelligente, l’agricoltura di precisione e le supply chain sostenibili), contribuendo a ridurre le emissioni e facilitando la transizione verso un’economia più verde.
Le imprese digitalmente avanzate sono anche più inclini a investire in misure per il contenimento del climate change: lo ha fatto il 57% di queste realtà, rispetto al 43% delle imprese non digitali.
La trasformazione digitale in Italia
Oltre a fotografare la situazione del ricorso al digitale a livello continentale, il nuovo rapporto fornisce anche un dettaglio per i singoli Paesi. Nel caso dell’Italia spicca il fatto che, mentre l’uso delle tecnologie digitali avanzate nelle imprese è il linea con quello del resto dell’Europa (68% contro 69%), c’è invece un divario notevole in termini di aumento dell’uso del digitale come risposta al Covid-19: 41% in Italia e, come detto, 53% in Europa. Quest’ultimo aspetto diventa sempre più accentuato al diminuire delle dimensioni dell’azienda: si passa dal 50% delle grandi imprese al 25% delle microimprese. Le tecnologie digitali più diffuse nel nostro Paese sono le piattaforme (oltre il 50%), la robotica avanzata (50%) e l’Internet of Things (40%). Seguono i droni (25%), big data e AI (23%), stampa 3D (19%) e AR/VR (10%). In pratica, si nota come le esigenze che si tende a risolvere con il digitale siano quelli di un Paese con un tessuto industriale in cui il manifatturiero gioca un ruolo di primaria importanza.
Il rapporto include anche un’analisi sull’impiego della tecnologia digitale avanzata per proteggere l’impresa contro rischi che possono derivare da catastrofi dovute al clima: in Italia il 31% delle aziende afferma di avvalersene (38% è la media europea).