La via italiana all’intelligenza artificiale tra finanziamenti a startup e vigilanza
L’evento virtuale Artificial Intelligence day: la rivoluzione de-generativa? ha visto anche la partecipazione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’innovazione Alessio Butti, il cui intervento integrale è disponibile qui. Secondo Butti è importante per il nostro Paese arrivare a due obiettivi sull’intelligenza artificiale: il primo riguarda il fondo per le startup, l’altro è di contare sulla vigilanza di un’agenzia o di una Authority, in questo caso AgID, con il supporto del Garante Privacy e dell’ACN. “ChatGPT rischia di essere una tecnologia straripante; per questo serve equilibrio tra diritti umani e diritto all’evoluzione”.
L’evento ha visto anche la presentazione di un sondaggio condotto da Ipsos Italia per conto di Class Editori, secondo il quale il 54% degli italiani vorrebbe rallentare lo sviluppo dell’IA per sei mesi, il 32% non imporrebbe questo vincolo e il restante 14% non ha una posizione chiara in merito.
“Il Governo è consapevole che non ci può essere un intervento legislativo di carattere solamente nazionale ed è per questo che siamo in relazione continua e costante con l’Europa“, spiega Butti. “L’Europa ha impiegato infatti ben due anni per arrivare ad un testo approvato al momento in Commissione. Stiamo rischiando una cosa: cioè di continuare a concepire un impianto legislativo molto lento rispetto all’evoluzione tecnologica che corre e che va disciplinata”.
“Penso sia importante arrivare a due obiettivi”, continua il Sottosegretario. “Il primo riguarda il fondo per le startup. In questi giorni ho incontrato i vertici di CDP, e, con i fondi del Dipartimento della Trasformazione Digitale, abbiamo l’intenzione di stanziare inizialmente circa 150 milioni di euro di risorse da erogare per lo studio, la ricerca e la programmazione riguardo l’intelligenza artificiale. Il Paese deve produrre IA. Come per le telecomunicazioni ci deve essere una politica industriale anche per l’intelligenza artificiale. L’altro è di contare sulla vigilanza di un’agenzia o di una Authority. L’agenzia esiste già ed è AgID che potrebbe fare uno studio molto attento su quelli che sono i rischi e le regole da indicare. Ovviamente deve parametrarsi, confrontarsi e deve farlo sistematicamente con il Garante per la protezione dei dati personali, ma anche con chi si occupa di cybersecurity, per cui è evidente che l’approccio con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) ci deve essere e deve essere importante”.
Nei giorni scorsi, sul tema IA e Italia, era intervenuto anche Romano Prodi nel corso della presentazione del libro Internet fatta a pezzi scritto a quattro mani dall’ingegnere informatico Vittorio Bertola e dall’imprenditore ed ex deputato Stefano Quintarelli. In quell’occasione l’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea si era così espresso sul tema: “Siamo di fronte a un cambiamento totale della società: le big tech hanno già un enorme potere politico ma, con l’intelligenza artificiale, potranno gestire l’informazione in modo ancora più pervasivo. In un modo che potremmo definire totale. Se prima sembrava anacronistico limitarle, adesso è necessario farlo, altrimenti c’è il pericolo che controllino il mondo”.