Intel ha abbandonato l’idea di una fabbrica in Italia?
L’annuncio da parte di Intel della costruzione di una nuova fabbrica in Polonia, che affiancherà quella di Danzica attualmente in espansione, potrebbe essere l’atto conclusivo, quello che fa svanire definitivamente le speranze di vedere sorgere un impianto in Italia, con tutti i relativi benefici di investimenti e occupazione.
È vero che a riguardo non c’è conferma ufficiale, e che Intel in Italia si è premurata di dire che la fabbrica polacca non sostituisce quella di cui da tempo l’azienda sta discutendo con il Governo italiano. E che dovrebbe portare all’introduzione di tecnologie innovative nell’ambito della fase di back-end della produzione. Tuttavia, si tratta di una precisazione che non è inclusa nel comunicato ufficiale diffuso a livello globale, dove invece viene chiaramente specificato come la prossima fabbrica di assembly & test di Wrocław (Breslavia) rappresenta un tassello strategico nell’ecosistema paneuropeo dei semiconduttori.
Tra i vari motivi che portano a questa affermazione c’è anche l’ottima ubicazione del nuovo sito che, sottolinea Intel, è “ben posizionato per collaborare con il sito di produzione di wafer all’avanguardia previsto in Germania e con il sito di produzione di wafer già esistente in Irlanda. Questa vicinanza consentirà una stretta collaborazione tra i tre siti produttivi e contribuirà ad aumentare la resilienza e l’efficienza dei costi della catena europea di fornitura dei semiconduttori”.
La stessa funzione di back-end
Intel precisa anche che, quale sito di assembly & test, la fabbrica di Wrocław riceverà i wafer completati dalle fabs, li taglierà in singoli chip, li assemblerà in prodotti finali e li testerà per verificarne le prestazioni e la qualità. Oltre ai wafer completi, l’impianto sarà in grado di accettare anche singoli chip e di assemblarli in prodotti finali.
La struttura potrà accettare wafer e chip da Intel, Intel Foundry Services o altre fonderie. In pratica, la fabbrica di Wrocław effettuerà quella che Intel definisce attività di back-end, la stessa prevista per l’impianto che avrebbe dovuto sorgere in provincia di Verona.
A riguardo, Maurizio Riva, ex Country e General Manager di Intel Italia, in un post su LinkedIn scrive: “Che il governo sia di Giallo/Verde, Centro SX o Centro DX, sembra che l’Italia non riesca ad attrarre investimenti esteri. La posizione ufficiale è che la Fabbrica di Assembly and Test appena annunciata in Polonia da Intel, si occuperà di una fase diversa della produzione rispetto a quella prevista in Italia. A me non risultano “fasi diverse” e credo che la Fabbrica in Polonia sia quella destinata all’Italia. Spero di essere presto smentito per il bene dell’Italia e degli Italiani. Questa opportunità sembra appesa a un filo. Intanto le fabbriche Intel le farà anche in Germania con centro di ricerca in Francia. Il Governo Meloni deve accelerare e chiudere al più presto!”.
E forse non è un caso che l’investimento iniziale previsto per la fabbrica polacca sia di circa 4,6 miliardi di euro, lo stesso ammontare della prima tranche indicata per la costruzione del sito italiano, che poi globalmente avrebbe dovuto raggiungere 11 miliardi di euro.
Più capitali verso la Germania
A drenare capitali verso destinazioni diverse dall’Italia ha poi contribuito anche il nuovo accordo con il Governo tedesco. Infatti, Intel ha dato notizia di aver portato da 20 a oltre 30 miliardi di euro l’investimento previsto per un mega sito all’avanguardia nella produzione di wafer di silicio che sorgerà nei pressi di Magdeburgo e che prevede la realizzazione di due fabbriche.
“La costruzione della Silicon Junction a Magdeburgo è una parte fondamentale della nostra strategia di crescita di Intel – ha dichiarato Pat Gelsinger, CEO di Intel, in occasione della firma dell’accordo – Insieme all’annuncio del nostro investimento a Wrocław, in Polonia, e ai siti irlandesi che già gestiamo su scala, questo crea un corridoio di capacità dai wafer ai prodotti confezionati completi che non ha eguali e rappresenta un passo importante verso una catena di fornitura equilibrata e resiliente per l’Europa”.
Intel ha evidenziato che la nuova struttura di siti nel Vecchio Continente contribuirà a creare una catena di valore end-to-end per la produzione di semiconduttori all’avanguardia unica nel suo genere in Europa.
In pratica, non viene espressamente esclusa la possibilità di nuovi impianti per la produzione di chip, ma viene puntualizzato che quella attualmente prevista copre già tutta la catena, dal produttore di processori al costruttore di device, lasciando quindi poche opportunità a ulteriori sviluppi.
L’aspetto sovvenzioni
Opportunità che potrebbero essere legate all’aspetto economico. Infatti, l’apertura di un nuovo impianto è legata alle sovvenzioni che quel Paese è in grado di assicurare a Intel. In questo senso, mentre non si è ancora saputo quali siano i termini accordo della nuova fabbrica in Polonia, è noto che in Germania si è giunti a un ampliamento dell’investimento di Intel perché il Governo tedesco ha assicurato circa 10 miliardi di euro di sussidi (l’offerta iniziale era di 6,8 miliardi).
In Italia, la trattativa era iniziata con il Governo Draghi, si era poi interrotta per il cambio alla guida del Paese. La ripresa è stata laboriosa sia della burocrazia sia della definizione di un nuovo piano industriale. Riguardo il relativo contributo pubblico, dovrebbe coprire il 40% della parte CapEx (circa 3 miliardi di euro), con un sostanziale contributo della regione dove dovrebbe sorgere il nuovo sito.
A marzo dello scorso anno è stato creato un fondo di 4,15 miliardi di euro da investire fino al 2030 per lo sviluppo di processori. E per il 2023 l’investimento previsto era di 500 milioni di euro. Una cifra che, se si fa un paragone in percentuale con l’accordo definito in Germania, va sicuramente rimodulata per sedersi di nuovo al tavolo delle trattative con Intel. Sempre che non sia troppo tardi e che i 4,5 miliardi investiti in Polonia non siano proprio quelli originariamente destinati all’Italia.