In collaborazione con Progettare per la sanità Edra

AVES dona un D Wall all’Ospedale Maggiore di Parma

AVES dona un D Wall all’Ospedale Maggiore di Parma
Grazie a una donazione dell'Associazione Volontariato Emofilici e Similemofilici Parma, la struttura emiliana si dota di una nuova soluzione tecnologica 3D con telecamere e sensori sia per la prevenzione che per il recupero funzionale.

D Wall è la nuova soluzione adottata a Parma per la riabilitazione dei pazienti emofilici che fanno riferimento al Centro dell’Ospedale Maggiore. La nuova tecnologia è arrivata grazie ad AVES, Associazione Volontariato Emofilici e Similemofilici Parma e permetterà di effettuare valutazioni su postura, allineamento del corpo e deficit percettivo (propiocettivo) dei pazienti con disabilità semplici e complesse. Una palestra di ultima generazione che si compone di una sorta di specchio digitale ad alta tecnologia per valutare forza, movimento ed equilibrio in tempo reale, attraverso telecamere 3D e una piattaforma dotata di sensori. Con il grande vantaggio di stimare e rivedere in modo dettagliato i parametri di movimento del paziente e monitorare l’andamento della fisioterapia. A questo si aggiunge un insieme di strumenti e attrezzi per specifici esercizi e un ecografo di ultima generazione per approfondimenti diagnostici e terapie infiltrative mirate.

Il percorso di riabilitazione

Grazie a un nostro progetto premiato dalla Fondazione Roche e a un contributo dell’Associazione Parma Palatina, abbiamo voluto realizzare questa donazione del valore di circa cinquantamila euro nell’ottica del raggiungimento del pieno benessere psico-fisico del paziente emofilico, sia nella prevenzione che nel recupero funzionale post traumatico o post chirurgico, – spiega Luca Montagna, presidente dell’AVES di Parma – consapevoli che riabilitazione e prevenzione permettono di migliorare le condizioni fisiche e la resistenza  alle sollecitazioni esterne”.

L’attività si svolgerà presso la struttura di riabilitazione ortogeriatrica del dipartimento Geriatrico-Riabilitativo, guidata da Cosimo Costantino che collabora con il Centro HUB Emofilia del Maggiore guidato da Annarita Tagliaferri e riconosciuto a livello internazionale. Qui i malati eseguiranno una valutazione fisiatrica preparatoria all’attività e, subito dopo, un percorso di riabilitazione funzionale. “Grazie alla donazione dell’AVES è possibile elaborare un programma riabilitativo personalizzato ottenendo risultati clinici e funzionali altrimenti non raggiungibili, per i pazienti emofilici e anche per i pazienti complessi del Maggiore”, spiega Cosimo Costantino. “Con l’importante contributo di AVES si arricchiscono le nostre opportunità di prevenire le complicanze muscolo-scheletriche della malattia, in particolare  per i nostri giovani pazientiaggiunge Annarita Tagliaferricosì come sarà  migliorata la gestione delle problematiche tipiche dei pazienti emofilici adulti”.

Condividi:
 

A Rimini due interventi di protesi al ginocchio eseguiti con tecnica robotica

A Rimini due interventi di protesi al ginocchio eseguiti con tecnica robotica
Si tratta solo della prima tappa per il presidio ospedaliero di Rimini, di un progetto per l’applicazione di questa tecnologia ai pazienti dell’AUSL Romagna.

A Rimini sono stati eseguiti i primi due interventi di protesi al ginocchio con tecnica robotica dall’équipe della UO Ortopedia e Traumatologia, diretta da Stefano Landi.
Si tratta solo della prima tappa, per il presidio ospedaliero di Rimini, di un progetto di applicazione di questa tecnologia ai pazienti dell’AUSL Romagna. La tecnica robotica consente di impiantare le protesi con una precisione e un’attinenza al piano preoperatorio difficili da ottenere con la chirurgia tradizionale.

Le ricadute sul post-operatorio

Per lo svolgimento degli interventi l’équipe operatoria ha seguito una formazione specifica, mentre i pazienti vengono studiati con un protocollo TAC dedicato al fine di registrare le informazioni, imprescindibili sull’anatomia individuale, da trasmettere al computer che guida il braccio robotico. Gli interventi si sono svolti presso l’Ospedale di Ravenna, in base al progetto del Dipartimento osteoarticolare dell’AUSL della Romagna. Il percorso prevede che i pazienti, dopo aver completato l’iter preoperatorio all’ospedale Infermi, siano ricoverati presso la Unità operativa di Ortopedia di Ravenna, dove i chirurghi dell’équipe di Rimini eseguono l’intervento. Nella seconda giornata post-operatoria i pazienti vengono quindi nuovamente trasferiti all’ospedale Infermi per proseguire la degenza e la riabilitazione.

In accordo con i dati di letteratura – spiega Landi – abbiamo avuto modo di riscontrare quanto la grande precisione di posizionamento dell’impianto abbia positive ricadute sulla qualità del percorso post-operatorio e riabilitativo. Il controllo post dimissione dei primi due pazienti ci ha fornito dati molto confortanti. Sono emersi ottimi risultati funzionali oggettivi, suffragati da un’elevata soddisfazione soggettiva per una sostanziale completa ripresa delle normali attività”. Per il prossimo mese sono già stati programmati altri quattro pazienti.

Condividi: