5G: Panasonic è pronta coi suoi Toughbook, ma l’infrastruttura latita
“Siamo pronti per aiutare i clienti nell’implementazione di reti private 5G, sia con i nostri dispositivi sia con il supporto di partner tecnologici locali”. Per voce di Luca Legnani, Vertical Marketing Manager, Panasonic ha voluto chiaramente ribadire che la sua gamma di notebook rugged Toughbook è già ora utilizzabile all’interno di progetti basati sulla rete 5G grazie al fatto che integra moduli specifici. Ma anche di sottolineare come l’azienda sia disponibile, in prima persona o coinvolgendo il proprio canale, per essere parte di proof of concept che prevedano l’impiego della nuova rete di telecomunicazione. A riguardo Luca Legnani ha dichiarato: “In questo momento in tutta Europa stiamo partendo con un programma di proof of concept per affiancare i clienti interessati all’utilizzo di reti private 5G e capire se poter soddisfare direttamente le loro esigenze o con l’aiuto di qualche qualche partner”.
In tutta l’UE solo 71 progetti in 5G
Una precisa dichiarazione di intenti che però si deve scontrare con una realtà dei fatti che è ben lontana da consentire di parlare di soluzioni 5G, almeno sul versante commerciale. Infatti, secondo quanto ha dichiarato Luca Dozio, direttore dell’Osservatorio del Politecnico di Milano 5G and Beyond, “non ci risulta che attualmente ci siano soluzioni business ready, cioè che siano state messe effettivamente in produzione”. Non solo. Nell’ultima ricerca effettuata, l’Osservatorio ha riscontrato che all’interno della UE (quindi escluso il Regno Unito) i progetti che ufficialmente ricadevano nell’ambito del 5G erano 71. “Di questi, 4 li abbiamo classificati come showcase – ha precisato Dozio – cioè dimostrazioni di fatto delle caratteristiche del 5G e di quello che consentiranno di fare. Però si tratta iniziativa un po’ fini a sé stesse. La maggior parte dei progetti è invece nello stadio di ricerca e sviluppo. Quindi, si sta tentando di risolvere alcuni problemi tecnici per capire dove è meglio utilizzare le nuove reti e per cosa. Solo 13 progetti li abbiamo definiti almost ready, cioè mostrano chiaramente l’esigenza che tentano di risolvere. Però ci sono ancora dei problemi che non riescono a giustificare l’investimento, oppure, come è il caso delle multinazionali, si sta tentando di capire come applicare lo stesso business case a tutte le country per avere una standardizzazione dei processi e delle attività”.
A riguardo, Legnani non ha nascosto che operare in Paesi diversi con legislazioni differenti come sono quelli che compongono il Vecchio Continente impedisce di proporre ovunque la stessa soluzione, “ma – ha assicurato – è un aspetto su cui stiamo lavorando intensamente perché è il nostro obiettivo finale. In questo momento, però, quello che vogliamo è fornire ai clienti una soluzione end-to-end facile da gestire e semplice da manutenere”.
Un mercato che sta nascendo
Quello tracciato da Dozio sembra un panorama che colloca in un futuro non proprio immediato il tanto atteso impiego su vasta scala del 5G. A riguardo, lo stesso Dozio ha però sottolineato che “non è una situazione che deve allarmare più di tanto perché è lo specchio di un mercato che sta nascendo. Si tratta però di un mercato complesso, che non si basa semplicemente sull’avere un canale più potente attraverso il quale trasmette, ma implica un modo diverso di lavorare a cui l’ecosistema delle telecomunicazioni si deve adeguare. È un processo che richiederà del tempo”.
Inoltre, Dozio ha precisato che i 71 progetti rilevati sono quelli di cui le aziende o gli enti che ci stanno lavorando possono dare notizia. Soprattutto, sembra esserci un certo movimento sommerso attorno a progetti ristretti, che riguardano piccole porzioni di grandi realtà.
Legnani ha infatti sostenuto che “alcuni ambiti si stanno mostrando più attivi sul versante 5G, come automotive, logistica, porti e aeroporti. Tutti ambienti che hanno in comune una grande estensione territoriale che è difficile coprire con altre tecnologie. Quindi è verosimile aspettarci i primi concreti use case in questi settori”. In pratica, sul versante business, al momento ci si sta principalmente focalizzando sull’uso del 5G nelle private network.
L’esempio del Porto di Livorno
Un esempio in tal senso arriva dal Porto di Livorno che, in partnership con Consorzio Interuniversitario Italiano per le Telecomunicazioni (CNIT) e al team di Ericsson Research in Italia, ha sviluppato il progetto “5G Port of the Future”. L’obiettivo di tale progetto era di dimostrare come le innovazioni tecnologiche possano ottimizzare le operazioni portuali e produrre un reale valore economico e di sostenibilità. E i risultati sono stati di tutto rilievo: un risparmio di 2,5 milioni di euro l’anno (grazie all’ottimizzazione delle operazioni di attracco delle navi), un incremento del 25% della produttività (attraverso gru e banchine comandate da remoto grazie al 5G) e una riduzione dell’8,2% delle emissioni di CO2 per le operazioni portuali di ogni container terminal.
L’obiettivo di questo progetto era far diventare il Porto di Livorno un banco di prova per la sperimentazione e la validazione di nuove soluzioni innovative 5G. Tuttavia, nonostante gli ottimi risultati, come sembrano confermare i dati dell’Osservatorio del Politecnico, non si sono ancora avuti molti altri progetti dello stesso calibro nei porti europei.
Muoversi prima che sia troppo tardi
Un’azienda può quindi trovarsi di fronte all’importante decisone se investire o meno nel 5G. Non è però una scelta facile perché non vuol dire solo usare un sistema di comunicazione differente, ma apportare un più radicale cambiamento che implica di modificare i processi e introdurre anche nuove modalità di lavoro.
Secondo Dozio è però una decisone che va affrontata. E si dovrebbe farlo in fretta perché “muoversi troppo tardi può essere un rischio. Oggi anche la piccola PMI compete in un mercato globale e rimandare la decisione può creare un gap di competenze che poi diventa difficile da recuperare e si perdono porzioni di mercato rispetto ad altri competitor che invece hanno già iniziato a usare il 5G. Il suggerimento è di non aspettare che parta il mercato ma di cercare di anticiparlo perché il 5G può essere una rivoluzione importante in tutti i settori e gli ambiti applicativi sono molteplici”.
Per facilitare la transizione dall’attuale 4G al 5G, i Toughbook di Panasonic integrano due moduli: uno per il 4G e uno per il 5G. Quest’ultimo può essere utilizzato secondo due modalità: non-standalone e standalone. La prima usa le frequenze del 5G, ma impiega ancora il 4G per alcune funzioni per gestire la comunicazione, mentre la modalità standalone usa esclusivamente l’infrastruttura di rete 5G potendo quindi sfruttare appieno tutti i benefici che questa offre in termini di velocità, ampiezza di banda e latenza. “Questo non è solo un vantaggio per l’investimento, ma anche nelle previsioni di utilizzo a lungo termine”, ha concluso Luca Legnani.