HP SitePrint aumenta la produttività nel mondo delle costruzioni

HP SitePrint aumenta la produttività nel mondo delle costruzioni
HP SitePrint è una soluzione robotizzata progettata per il settore edilizio che aumenta la produttività fino a dieci volte rispetto alle tecniche di layout manuale.

HP ha annunciato i risultati dello studio State of Construction Productivity, che mostra come l’industria delle costruzioni stia lottando con le sfide della produttività e delle risorse umane, nonostante rappresenti quasi il 10% del PIL globale. Secondo McKinsey, il settore delle costruzioni è rimasto indietro rispetto ad altri settori, con una crescita annuale di appena l’1% negli ultimi due decenni. A titolo di confronto, nello stesso periodo l’industria manifatturiera ha registrato una crescita media annua del 3,6%.

Il nuovo studio di HP sui professionisti del settore edile negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Germania ha inoltre rilevato che quasi due terzi dei lavoratori ritengono che il settore non sia vicino a risolvere il problema della produttività. Nel frattempo, il 30% degli intervistati considera la produttività il problema principale del settore. Ma mentre il 71% degli intervistati ritiene che la tecnologia possa risolvere la crisi della produttività, solo il 3% dei CIO del settore edile ha dichiarato che negli ultimi 12 mesi sono state introdotte nelle loro aziende tecnologie che aumentano la produttività.

In questo scenario di scarsa produttività, si inserisce HP SitePrint, una soluzione robotizzata che stampa layout di cantieri complessi con precisione millimetrica aumentando la produttività fino a dieci volte rispetto alle tecniche di layout manuale. Nei giorni scorsi, in occasione dell’evento HP Imagine, HP ha annunciato la disponibilità di SitePrint in Germania, Austria e Svizzera a partire dal primo novembre dopo il successo ottenuto in Nord America e nel Regno Unito.

Si tratta di una buona notizia per il settore edile, dato che il 59% degli intervistati non ha riscontrato miglioramenti nella produttività nell’arco della propria carriera. Una maggiore attenzione allo sfruttamento della tecnologia e all’automazione di alcune attività è fondamentale per aiutare l’edilizia a rivoluzionare i processi e a migliorare la produttività e SitePrint sta facendo la differenza.

HP SitePrint

“Nel nostro primo giorno di utilizzo del dispositivo, abbiamo fatto una gara tra SitePrint e un team di quattro persone che si occupava del layout manuale. La soluzione HP ha realizzato sette o otto stanze nel tempo necessario al team manuale per realizzarne due o tre” ha affermato Gerardo Rivera, COO di L5 Drywall Inc. “Con HP SitePrint siamo riusciti a eliminare gli errori e ad anticipare di settimane il nostro programma”.

Il layout, un aspetto cruciale dell’edilizia che comporta la mappatura fisica della pianta di un edificio, è noto per i suoi problemi di produttività. I lavoratori edili riferiscono che il 18% dei progetti presenta gravi errori di layout, con conseguenti rilavorazioni, ritardi di oltre 15 giorni e costi aggiuntivi pari al 9% del budget del progetto, in media. L’indagine indica anche che secondo il 64% degli intervistati la tecnologia può migliorare i metodi di impaginazione, mentre il 66% desidera che le attività di impaginazione siano automatizzate.

Digitalizzando quello che per lungo tempo è stato un compito manuale e dispendioso in termini di tempo, SitePrint rende più facile e veloce per i professionisti dell’edilizia dare vita a un’idea in cantiere, riducendo i costi ed evitando la carenza di manodopera.

Tra gli altri dati rilevanti dello studio, emerge che:

  • Il 64% ritiene che l’aumento della produttività migliorerà la carenza di alloggi
  • Il 66% ritiene che l’aumento della produttività aiuterebbe ad attrarre la prossima generazione di talenti.
  • Il 71% ritiene che ridurrebbe le critiche ai progetti sotto gli occhi dell’opinione pubblica.

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Auto connesse? Un vero e proprio incubo per la privacy

auto connesse
Le auto connesse a Internet di tutti i principali produttori sono state bocciate nei test sulla privacy e sulla sicurezza dei dati personali condotti da Mozilla.

Si chiama Privacy Not Included ed è una nuova (e parecchio inquietante) ricerca che Mozilla ha svolto sulla privacy e sulla raccolta di dati dei principali costruttori di automobili, che a quanto pare non rispettano gli standard più elementari di privacy e sicurezza nei loro nuovi modelli connessi a internet; addirittura, tutti i 25 brand automobilistici esaminati da Mozilla non hanno superato il test di Mozilla.

Colossi come BMW, Ford, Toyota, Tesla e Subaru raccolgono infatti dati sui conducenti, tra cui la razza, le espressioni facciali, il peso, le informazioni sulla salute e il luogo in cui si guida. Secondo Mozilla, alcune delle auto connesse che sono state testate hanno raccolto persino dati estremamente sensibili come dettagli sull’attività sessuale, sulla razza e sullo stato di immigrazione.

“Molte persone pensano alla propria auto come a uno spazio privato: un luogo in cui chiamare il medico, avere una conversazione personale con il proprio figlio mentre si va a scuola, piangere a dirotto per una rottura o guidare in luoghi che non si vuole far conoscere al mondo” ha dichiarato Jen Caltrider, responsabile di Privacy Not Included. “Ma questa percezione non corrisponde più alla realtà. Tutte le nuove auto connesse di oggi sono infatti veri e propri incubi per la privacy su ruote e raccolgono enormi quantità di informazioni personali”.

Le auto connesse moderne utilizzano una serie di strumenti per la raccolta dei dati tra cui microfoni, telecamere e gli smartphone che gli automobilisti collegano alle loro auto. I produttori raccolgono dati anche attraverso le loro app e i loro siti web, che possono poi vendere o condividere con terzi.

Una Tesla Model S sulle strade di Palo Alto, in California

Secondo Mozilla, il brand più esplicito da questo punto di vista è Nissan. L’informativa sulla privacy della casa automobilistica suggerisce che il produttore raccoglie informazioni tra cui l’attività sessuale, i dati di diagnosi sanitaria e i dati genetici, anche se non ci sono dettagli su come vengono raccolti esattamente questi dati. Nissan si riserva il diritto di condividere e vendere “preferenze, caratteristiche, tendenze psicologiche, predisposizioni, comportamenti, attitudini, intelligenza, capacità e attitudini” a broker di dati, forze dell’ordine e altre terze parti.

Altri produttori non se la sono cavata molto meglio. Volkswagen, ad esempio, raccoglie i comportamenti alla guida come l’uso delle cinture di sicurezza e le abitudini di frenata, per poi abbinarli a dettagli come l’età e il sesso per realizzare pubblicità mirate. La policy sulla privacy di Kia si riserva il diritto di monitorare la “vita sessuale” del cliente e Mercedes-Benz fornisce auto con TikTok preinstallato nel sistema di infotainment, un’applicazione che, come noto, ha i suoi bei problemi di privacy.

“BMW NA (North America) fornisce ai propri clienti un’informativa completa sulla privacy in merito alla raccolta dei loro dati personali. Per un controllo individuale, BMW consente ai conducenti dei veicoli di effettuare scelte granulari in merito alla raccolta e all’elaborazione delle loro informazioni personali” ha dichiarato Phil DiIanni, un portavoce di BMW. DiIanni ha inoltre dichiarato che BMW non ha esaminato lo studio, ma ha specificato che “BMW NA non vende le informazioni personali dei clienti raccolte all’interno del veicolo” e che l’azienda adotta “misure complete per proteggere i dati dei clienti”.

Il portavoce di Mercedes-Benz, Andrea Berg, non ha voluto commentare, in quanto l’azienda non ha esaminato lo studio, ma Berg ha dichiarato che l’applicazione MercedesMe Connect offre agli utenti impostazioni sulla privacy e la possibilità di rinunciare a determinati servizi. I problemi di privacy e sicurezza vanno oltre la natura dei dati che le aziende, con le loro auto connesse, sottraggono all’utente. Mozilla ha dichiarato di non essere in grado di determinare se i marchi crittografano i dati raccolti e solo Mercedes-Benz ha risposto alle domande di Mozilla.

Lo studio ha anche scoperto che molti brand praticano il “privacy washing”, ovvero presentano ai clienti informazioni per le quali non devono preoccuparsi di problemi di privacy, quando in realtà è vero l’esatto contrario. Molti dei principali produttori hanno sottoscritto i principi sulla protezione della privacy dell’Alliance for Automotive Innovation, ma secondo Mozilla si tratta di una serie di promesse non vincolanti organizzate dalle stesse case automobilistiche.

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