VMware Cloud Foundation: tagli di prezzo ma stop alle licenze perpetue

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VMware Cloud Foundation ha annunciato il passaggio immediato alle formule in abbonamento, alcuni dei quali saranno proposti a metà del prezzo precedente

VMware Cloud Foundation Division ha annunciato quella che viene descritta come “una drastica semplificazione del nostro portafoglio prodotti”, oltre alla fine delle licenze perpetue e al passaggio alla formula ad abbonamento, alcuni dei quali proposti a metà del prezzo precedente. Cloud Foundation Division è una business unit di Broadcom dedicata ai prodotti di virtualizzazione dei server, cloud privato e ibrido di VMware come vSphere, VSAN e Cloud Foundation.

Sono cinque i punti emersi nell’annuncio di ieri di Cloud Foundation Division:

  • Cessazione immediata delle vendite di licenze perpetue e di contratti di supporto aggiuntivi per le licenze perpetue
  • Riduzione del portafoglio prodotti della divisione a due prodotti. La suite cloud ibrida Cloud Foundation sarà proposta con un prezzo di listino delle licenze in abbonamento ridotto della metà (non si capisce però rispetto a quale prezzo) e con “livelli di servizio di assistenza più elevati, tra cui un supporto migliorato per l’attivazione della soluzione e la gestione del ciclo di vita”.  L’altro prodotto è vSphere Foundation, parte dello stack di virtualizzazione principale di VMware che aggiunge la “gestione intelligente delle operazioni” (presumibilmente elementi della suite Aria). VMware vSphere Standard e VMware vSphere Essentials Plus rimarranno in vendita “per le implementazioni con requisiti più limitati”
  • Componenti aggiuntivi opzionali per i due prodotti sopra citati, tra cui servizi di storage, ransomware e disaster recovery e servizi di piattaforma applicativa, con “ulteriori servizi e offerte avanzate” tra cui Private AI, disponibili a breve”
  • Un’offerta di abbonamento “bring-your-own” che consente ai clienti di utilizzare i loro abbonamenti nel cloud approvato da VMware di loro scelta
  • Un programma di “trade-in” che consente ai titolari di licenze perpetue di passare a prodotti in abbonamento, con incentivi sui prezzi di aggiornamento

Il direttore generale di Cloud Foundation Division, Krish Prasad, ha definito i cambiamenti come il culmine degli sforzi precedenti all’acquisizione per semplificare il portafoglio di VMware. “Questo cambiamento è il passo successivo naturale della nostra strategia pluriennale volta a rendere più semplice per i clienti il consumo delle nostre offerte esistenti e delle nuove innovazioni”, ha scritto Prasad. “Riteniamo che un modello di abbonamento supporti i nostri clienti con l’innovazione e la flessibilità di cui hanno bisogno quando intraprendono le loro trasformazioni digitali”.

L’immediata cessazione delle vendite di licenze perpetue e dei relativi contratti di assistenza probabilmente non sarà apprezzata da tutti i clienti, che dovranno ora cambiare i loro piani per adattarsi alla strategia di Broadcom. VMware però aveva segnalato da tempo la sua intenzione di spostare i clienti verso licenze in abbonamento, in parte perché ha cambiato le pratiche di sviluppo del software per dare priorità al lavoro sulle nuove funzionalità per gli abbonati che utilizzano i suoi prodotti in cloud. Broadcom sta quindi continuando la strategia passata di VMware e sostiene che questo migliorerà la capacità di innovazione dei clienti, che poi è quello che VMware dice da un paio d’anni a questa parte.

Il taglio dei prezzi per gli abbonati a Cloud Foundation (non ancora specificato in dettaglio) è stato comunque inaspettato. Broadcom si era impegnata a non aumentare i prezzi, ma non aveva mai accennato a tagli nè tantomeno a un loro dimezzamento. Molti clienti VMware la considereranno quindi una piacevole sorpresa, viste le mosse passate di Broadcom per aumentare i prezzi dopo l’acquisizione di CA e Symantec.

Non mancano però le sfide. Come ha sottolineato Michael Warrilow di Gartner, negoziare la fine delle licenze perpetue non sarà né gradito né facile, poiché non si tratta di un lavoro a valore aggiunto e probabilmente richiederà una migrazione forzata per coloro che possiedono licenze e contratti di supporto per il software più vecchio.

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Servizi cloud pubblici: ricavi a quasi +20% nella prima parte del 2023

servizi cloud pubblici
Secondo IDC il fatturato mondiale del mercato dei servizi cloud pubblici ha totalizzato 315,5 miliardi di dollari nella prima metà del 2023, con un aumento del 19,1% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Secondo i nuovi dati dell’IDC Worldwide Semiannual Public Cloud Services Tracker, il fatturato mondiale del mercato dei servizi cloud pubblici ha totalizzato 315,5 miliardi di dollari nella prima metà del 2023, con un aumento del 19,1% rispetto allo stesso periodo del 2022.

La categoria Software as a Service Applications ha continuato ad essere la principale fonte di ricavi dei servizi cloud pubblici, rappresentando quasi il 45% del totale, mentre l’Infrastruttura come servizio (IaaS) è stata la seconda categoria di ricavi con il 20,4% del totale e la Piattaforma come servizio (PaaS) e il SaaS-SIS Software di infrastruttura di sistema hanno fornito rispettivamente il 18,0% e il 16,9% dei ricavi complessivi. PaaS e SaaS – SIS sono state tra l’altro le categorie con la più rapida crescita dei ricavi anno su anno.

“Mentre si sta rafforzando la pervasività dell’IA, i fondamenti delle tecnologie cloud e dei fornitori PaaS del cloud pubblico come partner strategici per le imprese e le aziende di tutte le dimensioni sono evidenti”, ha dichiarato Lara Greden, research director, Platform as a Service, IDC. “Le aziende continuano ad accelerare l’adozione del cloud per la modernizzazione e le nuove iniziative di applicazioni intelligenti basate su tutti i tipi di flussi di dati. La forte crescita del mercato PaaS non proviene solo dai pochi leader, ma da un ampio ecosistema di fornitori PaaS che soddisfano le esigenze dei clienti nel cloud”.

I principali fornitori di servizi di cloud pubblico hanno mantenuto le loro posizioni nella prima parte dell’anno, con il fatturato combinato dei primi 5 (Microsoft, Amazon Web Services, Salesforce Inc., Google e Oracle) che ha rappresentato il 41% del totale mondiale ed è rimasto relativamente invariato rispetto all’anno precedente. Con offerte in tutte e quattro le categorie, Microsoft è rimasta in prima posizione nel mercato complessivo dei servizi di cloud pubblico con una quota del 17,1%, seguita da Amazon Web Services con una quota del 12,6%.

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IDC prevede che il fatturato dei servizi cloud pubblici a livello mondiale raggiungerà i 663 miliardi di dollari nel 2023, con un aumento del 20,0% rispetto al 2022 e un aumento simile previsto per il 2024. Anche se il tasso di crescita annuale rallenterà leggermente nel corso del periodo di previsione, si prevede comunque che il mercato fornirà un tasso di crescita annuale composto (CAGR) quinquennale del 19,4%, con un fatturato mondiale che raggiungerà 1,34 trilioni di dollari nel 2027.

“Le organizzazioni riconoscono l’importanza di rimanere all’avanguardia dei progressi tecnologici, come l’IA generativa o l’analisi in tempo reale, per migliorare le loro operazioni commerciali e ottenere un vantaggio competitivo”, ha dichiarato Dave McCarthy, vicepresidente della ricerca, Cloud and Edge Infrastructure Services di IDC. “La natura dinamica del cloud e la continua evoluzione dei servizi cloud lo rendono una piattaforma ideale per le organizzazioni per adottare nuove tecnologie. Questo crea una grande opportunità per i fornitori di servizi cloud di offrire servizi completi di assistenza e gestione, riducendo il carico sui team IT e accelerando la distribuzione e l’integrazione di nuove tecnologie”.

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