OpenAI lancia il GPT Store e GPT Team per la condivisione privata in azienda

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Dopo la novità dei GPT personalizzati di fine 2023, OpenAI ha lanciato il GPT Store e il piano a pagamento GPT Team. Ecco tutti i dettagli.

Sono passati due mesi da quando OpenAI ha annunciato i GPT e gli utenti hanno già creato oltre 3 milioni di versioni personalizzate di ChatGPT. Oggi l’azienda guidata da Sam Altman ha annunciato il lancio del già chiacchierato GPT Store, che include una vasta gamma di GPT sviluppati dai partner di OpenAI e dalla comunità.

Alcuni dei primi GPT in evidenza nello store includono:

  • Raccomandazioni personalizzate sui sentieri di AllTrails
  • Ricerca e sintesi dei risultati di 200 milioni di articoli accademici con Consensus
  • Espandere le proprie capacità di codifica con Code Tutor di Khan Academy
  • Progettare presentazioni o post sociali con Canva
  • Imparare la matematica e le scienze sempre e ovunque con il tutor CK-12 Flexi AI

Costruire il proprio GPT è semplice e non richiede alcuna competenza di codifica. Per assicurarvi che il vostro GPT sia conforme, consultate le nostre ultime policy di utilizzo e le linee guida di GPT. Per garantire che i GPT rispettino le nostre politiche, abbiamo istituito un nuovo sistema di revisione in aggiunta alle misure di sicurezza esistenti che abbiamo integrato nei nostri prodotti. Il processo di revisione comprende sia la revisione umana, sia quella automatizzata”, ha scritto OpenAI.

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Nel primo trimestre del 2024, OpenAI lancerà inoltre un programma di guadagno per i “builder” di GPT per il quale saranno forniti prossimamente tutti i dettagli sui criteri di pagamento.

Oltre al GPT Store, OpenAI ha aggiunto alla sua offerta il nuovo piano self-service ChatGPT Team, che costa 25 dollari al mese per utente se la fatturazione è annuale, o 30 dollari al mese per utente con fatturazione mensile.

ChatGPT Team offre l’accesso GPT-4 e DALL-E 3 e a strumenti come Advanced Data Analysis, oltre a includere uno spazio di lavoro collaborativo dedicato ai team e strumenti di amministrazione per la loro gestione. “Come per ChatGPT Enterprise, siete voi a possedere e controllare i vostri dati aziendali: noi non facciamo training sui vostri dati o conversazioni aziendali e i nostri modelli non imparano dal vostro utilizzo”, ha scritto OpenAI.

ChatGPT Team include:

  • Accesso a GPT-4 con finestra contestuale da 32K
  • Strumenti come DALL-E 3, GPT-4 con Vision, Browsing, Advanced Data Analysis e un tetto massimo di messaggi più elevato
  • Nessun training effettuato sui dati o sulle conversazioni aziendali
  • Spazio di lavoro sicuro per team
  • Creazione e condivisione di GPT personalizzati con il vostro spazio di lavoro
  • Console amministrativa per la gestione dello spazio di lavoro e del team
  • Accesso anticipato a nuove funzionalità e miglioramenti

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“I GPT personalizzati possono essere particolarmente utili per le aziende e i team. Con i GPT, potete infatti personalizzare ChatGPT in base alle esigenze e ai flussi di lavoro specifici del vostro team (senza bisogno di codice) e pubblicarli in modo sicuro nell’area di lavoro del vostro team. I GPT possono aiutare a svolgere un’ampia gamma di compiti, come ad esempio l’assistenza nella gestione dei progetti, l’onboarding dei team, la generazione di codice, l’analisi dei dati”.

OpenAI sostiene infine che l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei flussi di lavoro organizzativi quotidiani può rendere un team più produttivo. In un recente studio della Harvard Business School, i dipendenti del Boston Consulting Group che hanno avuto accesso a GPT-4 hanno infatti dichiarato di aver completato le attività il 25% più velocemente e di aver ottenuto una qualità del lavoro superiore del 40% rispetto ai colleghi che non vi hanno avuto accesso.

A tal proposito il Dr. John Brownstein, Chief Innovation Officer del Boston Children’s Hospital, ha dichiarato: “Con ChatGPT Team, siamo stati in grado di sperimentare GPT innovativi che migliorano la produttività e la collaborazione del nostro team. Man mano che integriamo i GPT in modo sicuro e responsabile in tutte le operazioni interne, siamo consapevoli dell’impatto trasformativo che questo avrà nel rafforzare i sistemi che consentono ai nostri medici, ricercatori, studenti e personale amministrativo di fornire le migliori cure a ogni paziente che varca le nostre porte”.

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Con Rabbit R1 l’IA generativa promette di mandare in pensione le app

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Al CES 2024 è stato mostrato il Rabbit R1, dispositivo portatile che si presenta come un gadget “no smartphone” e AI-first e che può ricordare come concept l’AI Pin di Humane. La sua missione? Mandare in pensione le app.

C’è un dispositivo, piccolo e all’apparenza insignificante, che sta facendo discutere un po’ tutti al CES 2024 in scena in questi giorni a Las Vegas. Si chiama Rabbit R1, arriverà a marzo anche in Italia ed è stato realizzato dalla startup Rabbit; si presenta come un gadget “no smartphone” e può ricordare come concept l’AI Pin di Humane.

A differenza dei dispositivi che possono eseguire ChatGPT per rispondere a domande di ogni tipo, compreso proprio l’Ai Pin da 699 dollari, il Rabbit R1, che di dollari ne costa solo 199, è in grado di usare le “app” al posto dell’utente grazie all’intelligenza artificiale generativa ed è per questo che può considerarsi un dispositivo “AI-first”.

L’R1 funziona su un sistema operativo proprietario (Rabbit OS) che non supporta le applicazioni tradizionali e, oltre a un classico modello LLM, ne utilizza anche uno LAM (modello di azione di grandi dimensioni o Large Action Model) che gli consente di navigare tra le app e di svolgere attività al posto dell’utente.

Questo modello permette a Rabbit OS, che pare essere 10 volte più veloce degli attuali progetti IA basati sull’interazione con la voce, di imparare come gli esseri umani navigano nelle app, indipendentemente dalla piattaforma e, ad esempio, impara cosa deve succedere per prenotare un hotel e lo fa per voi con un semplice comando vocale.

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Un LAM può essere usato anche per insegnare al modello l’uso di un’applicazione o di un sito web. L’IA, in pratica, impara cosa e dove “premere” per poi replicarlo su specifica richiesta dell’utente. tutto ciò viene fatto attraverso Rabbit Hole, un portale web dove si accede a tutti i servizi che r1 sarà in grado di controllare come Uber, Spotify, ChatGPT e qualsiasi altro servizio a cui si desideri che l’intelligenza artificiale possa accedere.

All’interno di questo piccolo device Rabbit ha inserito un SoC MediaTek Helio P35 da 2,3 GHz, 4 GB di RAM, 128 GB di spazio di archiviazione, porta USB-C, una batteria che dovrebbe durate tutto il giorno e uno slot SIM. Come l’Ai Pin, si tratta di un dispositivo che deve essere sempre connesso a Internet per funzionare, ma a differenza dell’Ai Pin, c’è anche un display touch.

Durante la presentazione al CES (video sopra) R1 ha organizzato un viaggio nel Regno Unito proponendo soluzioni per il volo, il soggiorno e il noleggio del mezzo e fornendo degli itinerari per le visite sul posto, consigliando inoltre cosa mangiare dopo aver usato la fotocamera integrata per guardare cosa ci fosse nel frigorifero.

Ovviamente, da qui a profetizzare che dispositivi simili possano rimpiazzare gli smartphone ce ne passa, anche perché presto gli stessi produttori di smartphone potrebbero inserire funzioni simili nei loro prossimi modelli top di gamma senza quindi la necessità di acquistare un device apposito. Per altro, proprio in questi giorni si è saputo che Humane ha cominciato a licenziare dipendenti ancor prima dell’uscita dell’Ai Pin sul mercato e questo non getta proprio una buona luce sul futuro di questi dispositivi.

C’è poi il discorso relativo alla privacy. Rabbit afferma che nessuno avrà accesso ai dati dell’utente e anche i vari account personali a cui R1 avrà accesso non saranno memorizzati (non è però chiaro come funzionerà il tutto da questo punto di vista).

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“Quando interagite con Rabbit OS, vi verrà assegnato un ambiente dedicato e isolato sul nostro cloud per il vostro LAM. Quando R1 svolgerà delle attività per voi, utilizzerà i vostri account su cui ci avete concesso il controllo in modo sicuro attraverso il nostro portale web Rabbit Hole. R1 chiederà autorizzazioni e chiarimenti durante l’esecuzione di qualsiasi attività, in particolare quelle che comportano azioni sensibili come i pagamenti. Fornirà anche un feedback sull’esito positivo o negativo dell’attività, insieme a una motivazione, grazie alla nostra ricerca neuro-simbolica” ha dichiarato Jesse Lyu, CEO di Rabbit.

Sempre per quanto riguarda la privacy, Rabbit ha dichiarato che il microfono è attivo solo quando si preme il pulsante per parlare con R1, che quindi non è sempre in ascolto. Inoltre, la fotocamera è fisicamente bloccata quando non è in uso ed è possibile posizionare il dispositivo a faccia in giù per interrompere automaticamente l’ingresso e l’uscita dei dati.

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