Apple e DMA: sideloading delle app su iOS e nuove tariffe per gli sviluppatori
Apple ha delineato i suoi piani per consentire agli sviluppatori di software di distribuire le loro applicazioni agli utenti dell’Unione Europea al di fuori dell’App Store. Le nuove regole arrivano in risposta al Digital Markets Act (DMA) europeo che, tra le altre cose, richiede alle aziende con più di 45 milioni di utenti attivi mensili e una capitalizzazione di mercato di 75 miliardi di euro di rendere le proprie app compatibili con quelle dei rivali e di permettere agli utenti di decidere quali app installare sui propri dispositivi, introducendo di fatto la pratica del sideloading delle applicazioni su iOS.
A partire da marzo, con l’entrata in vigore del DMA, gli sviluppatori potranno inoltre offrire app store alternativi sugli iPhone e scegliere di non utilizzare il sistema di pagamento in-app di Apple, che prevede commissioni fino al 30%. Tuttavia, gli sviluppatori dovranno comunque sottoporre le app all’esame di Apple, che dovrà verificare la presenza di rischi di cybersicurezza e che addebiterà comunque una “commissione per la tecnologia di base” ai principali sviluppatori di app anche se non utilizzano alcun servizio di pagamento di Apple.
Tim Sweeney, amministratore delegato di Epic Games che ha intentato una causa antitrust contro Apple negli Stati Uniti, ha criticato le modifiche previste da Apple e non crede che siano legali ai sensi del DMA. “Apple propone di scegliere quali store possono competere con il suo App Store”, ha scritto Sweeney su X. “Potrebbe impedirci di lanciare l’Epic Games Store e distribuire Fortnite attraverso di esso, per esempio, o bloccare Microsoft, Valve, Good Old Games o nuovi concorrenti”.
Apple ha distribuito ieri agli sviluppatori gli strumenti per iniziare a modificare i loro accordi commerciali e i consumatori vedranno i cambiamenti con un aggiornamento di iOS a marzo (il prossimo iOS 17.4). A differenza degli USA, dove ovviamente il DMA europeo non conta, nell’UE gli sviluppatori potranno utilizzare gratuitamente un processore di pagamento di terze parti all’interno di un’applicazione App Store. Apple permetterà inoltre agli utenti di iPhone dell’UE di selezionare di default un browser web e un’applicazione per i pagamenti contactless a loro scelta, il che significa (ad esempio) che chi usa iOS in Europa potrà effettuare pagamenti contactless senza per forza utilizzare il sistema proprietario Apple Pay.
Ma anche se gli sviluppatori sceglieranno di non utilizzare l’App Store o il sistema di pagamento di Apple, dovranno comunque pagare la già citata tassa sulla tecnologia di base di 50 centesimi di euro all’anno che Apple addebiterà agli sviluppatori dell’UE per la prima installazione delle loro app, a partire dal primo milione di installazioni (sono per ora esclude dal pagamento di questo tassa organizzazioni non profit, scuole o governi).
“Le nuove policy di Apple sono piene di clausole che rendono difficile capire esattamente come influiranno sugli sviluppatori, per non parlare del tono passivo-aggressivo sui potenziali rischi per la sicurezza e la privacy derivanti dalle modifiche, che evidenziano come Apple non sia affatto entusiasta di conformarsi al DMA”, ha commentato Nick Wingfield di The Information.
“Questa policy, che si applica sia all’App Store di Apple, sia ai marketplace alternativi di app, compenserà in parte i risparmi che gli sviluppatori otterranno grazie alle minori commissioni di Apple nell’UE. Tuttavia, Apple ha rassicurato gli sviluppatori che, considerando la soglia di 1 milione di installazioni, meno dell’1% degli sviluppatori pagherà la tassa sulle loro app nell’UE”, continua Wingfield.
“Ma questo potrebbe essere un po’ fuorviante, almeno per quanto riguarda i mercati alternativi di app. Infatti, Apple prevede di addebitare anche a questi marketplace la tariffa annuale per la prima installazione di ogni app che un utente ottiene attraverso tali marketplace, indipendentemente dal numero di installazioni dell’app. O almeno così sembra, visto che da quanto scritto da Apple non si capisce se la tassa si applica alle app che gli utenti installano attraverso altri marketplace o all’app che contiene il marketplace stesso. Nel primo caso, c’è da scommettere che la maggior parte dei marketplace di app alternativi nell’UE non sarà in grado di sostenere da sola la nuova tassa di Apple e si limiterà a trasferire il costo agli sviluppatori attraverso le tariffe dei propri marketplace. Sebbene quindi le modifiche di Apple sembrino in apparenza rivoluzionarie, soprattutto considerando tutto il trascorso “protezionistico” di Cupertino, è troppo presto per dire quale sarà il loro impatto”, conclude Wingfield.