Telecomunicazioni: in Europa investimenti record, ma su 5G e edge cloud siamo indietro
Nel 2023 gli investimenti nelle telecomunicazioni (Tlc) in Europa hanno raggiunto la cifra record di 59,1 miliardi di euro (+5% annuo), e a fine anno 6 europei su 10 avevano accesso all’FTTH.
Tuttavia solo 10 reti su 114 in Europa erano 5G standalone (5G SA) e il nostro continente è in ritardo rispetto all’Asia e al Nord America per le offerte di edge cloud.
ETNO, la principale associazione europea di telecomunicazioni, ha presentato questi e altri risultati nel rapporto State of Digital Communications 2024 , che traccia i progressi a livello europeo di innovazioni quali 5G SA, Open RAN ed edge cloud. Queste tecnologie stanno ridefinendo la leadership nella connettività e, di conseguenza, sono cruciali per raggiungere gli obiettivi socio-economici dell’Europa e garantire l’autonomia strategica nel settore tecnologico.
Una rete 5G SA utilizza il core 5G, il che significa che non dipende da generazioni precedenti come il 4G. Ciò consente i casi d’uso più innovativi, come le reti campus per gli impianti di produzione. Con 10 reti 5G SA operative, l’Europa ha fatto meglio del Nord America, con le sue 4 reti, ma è rimasta indietro rispetto all’Asia, che ne ha 17.
Per quanto riguarda l’edge cloud, che porta la capacità di calcolo vicino all’utente finale, l’Europa ha contato 4 offerte commercializzate nel 2023, distanziando sia la regione Asia-Pacifico (17 offerte), sia il Nord America (9 offerte).
Per quanto riguarda l’Open RAN (la forma più flessibile di rete di accesso radio), l’Europa conta 11 sperimentazioni e implementazioni, più del Nord America, che ne ha 8, ma dietro all’Asia e al Giappone, che ne hanno 19. Queste cifre sottolineano la necessità di una politica industriale a favore dell’innovazione e degli investimenti nell’ecosistema della connettività europea.
Buoni progressi nell’FTTH, ma gli obiettivi 5G e gigabit sono lontani
Con l’obiettivo dell’UE di raggiungere la piena copertura 5G e gigabit entro la fine di questo decennio, il report ha rilevato che in Europa sono ancora necessari ulteriori investimenti significativi per l’installazione prima di raggiungere gli obiettivi. Nel 2023, il 5G in Europa ha raggiunto l’80% della popolazione, rispetto al 73% dell’anno precedente, ma siamo ancora indietro rispetto a Paesi come Corea del Sud (98% di copertura 5G), Stati Uniti (98%), Giappone (94%) e Cina (89%).
Per quanto riguarda invece le reti fisse, l’Europa ha raggiunto il 79,5% di copertura gigabit-capable nel 2023, contro il 97,0% della Corea del Sud, l’89,6% degli Stati Uniti e l’81,4% del Giappone, mentre la copertura FTTH della popolazione europea (esclusa la FTTB – Fiber to the Building) ha raggiunto il 63,4% nel 2023, rispetto al 55,6% dell’anno precedente. Tuttavia, il report indica che alla fine del decennio circa 40 milioni di persone nell’UE non avranno ancora accesso a una connessione gigabit fissa.
Tlc europee: la debolezza dei fondamentali dovrebbe essere motivo di allarme
I ritardi di questa diffusione, che si ripercuotono sugli utenti, si riflettono sia negli investimenti pro capite non ottimali, sia nella debolezza complessiva della salute finanziaria del settore, che sono motivo di preoccupazione in termini di competitività. Nel 2022, il CapEx pro capite delle telecomunicazioni in Europa si è infatti attestato a 109,1 euro, inferiore a quello della Corea del Sud (113,5 euro) e di gran lunga inferiore a quello degli Stati Uniti (240,3 euro). In termini assoluti, tuttavia, gli investimenti europei nel settore delle telecomunicazioni hanno raggiunto i 59,1 miliardi di euro nel 2022 rispetto ai 56,3 miliardi di euro dell’anno precedente, con il 60-70% dedicato all’installazione di reti mobili e fisse.
I ricavi del settore, misurati con l’Average Revenue Per User (ARPU), rimangono i più deboli di tutti i peer globali. Nel 2022, l’ARPU mobile era di 15,0 euro in Europa, contro i 42,5 euro degli Stati Uniti, i 26,5 euro della Corea del Sud e i 25,9 euro del Giappone. Lo stesso vale per l’ARPU della banda larga fissa, pari a 22,8 euro in Europa, contro i 58,6 euro degli Stati Uniti e i 24,4 euro del Giappone (solo la Corea del Sud ha registrato un valore inferiore con 13,1 euro).
Ciò si riflette nel fatto che il ROCE (ritorno sul capitale investito) dei membri dell’ETNO si è quasi dimezzato nel recente passato, a dimostrazione che è sempre più difficile per le telco europee generare ritorni adeguati sui loro investimenti. Questo avviene in uno scenario in cui i mercati retail europei rimangono estremamente frammentati e un vero e proprio mercato unico europeo delle telecomunicazioni non è ancora stato realizzato. Il rapporto rileva infine che nel 2023 l’Europa conterà 45 grandi gruppi operativi di telefonia mobile con più di 500.000 clienti, contro gli 8 degli Stati Uniti, i 4 di Cina e Giappone e i 3 della Corea del Sud.
Lise Fuhr, direttore generale di ETNO, ha dichiarato: “Gli utenti si aspettano nuove reti e la competitività dell’Europa si basa su una connettività innovativa. Per questo motivo dobbiamo intraprendere un’azione politica urgente per contribuire a rafforzare il settore europeo delle telecomunicazioni. Lo status quo – sia in termini di investimenti che di politiche – non consentirà infatti di raggiungere i livelli di innovazione di cui abbiamo disperatamente bisogno per sostenere la crescita e realizzare l’Autonomia Strategica Aperta“.