La space economy italiana vale 230 milioni (+15%), ma deve diventare ecosistema
Nel 2023 il mercato italiano dei servizi di osservazione della Terra dallo spazio ha proseguito la sua crescita e ha raggiunto i 230 milioni di euro, +15% rispetto al 2022.
È il principale dato del nuovo report dell’Osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano, secondo cui la space economy sta diventando sempre più strategica in Italia, grazie alle sue implicazioni sullo sviluppo tecnologico ed economico anche in settori tradizionalmente distanti.
Alla filiera spazio italiana sono riconosciute alte competenze tecnologiche nei diversi ambiti (Osservazione della Terra, Comunicazione Satellitare, Navigazione Satellitare e Esplorazione Spaziale) e un’integrazione su tutta la value chain. Ma per la creazione di un mercato nazionale sostenibile e competitivo sul piano internazionale è necessaria la creazione di un vero ecosistema che, al momento, risulta ancora in uno stadio embrionale rispetto ad altri Paesi come Stati Uniti e Francia.
Bisogna attrarre non solo nuove aziende ma anche nuovi talenti per concepire e sviluppare servizi e applicazioni da offrire a settori economici ad oggi non interessati alla space economy”, affermano Antonio Ghezzi e Michèle Lavagna, responsabili scientifici dell’Osservatorio Space Economy.
Non è un caso che le PMI che compongono la filiera spaziale (l’83% del totale) fatichino ad avere le agenzie spaziali come clienti, a causa delle difficoltà a partecipare a bandi e gare pubbliche. In questo contesto, l’espansione della space economy verso settori esterni è agli inizi: oggi solo il 10% delle aziende End-User (imprese potenzialmente clienti di applicazioni derivanti dall’utilizzo combinato di tecnologie spaziali e digitali) si sta interessando a iniziative legate alla space economy, mentre il restante 90% non conosce il tema o non lo percepisce di valore.
Agenzia Spaziale Europea, l’Italia è la quarta contributrice
Nel 2023 i governi delle principali potenze economiche mondiali confermano i loro sforzi di investimento nello spazio per sfruttarne i benefici strategici e socioeconomici. Gli Stati Uniti restano il più grande contributore dei programmi spaziali, con 73 miliardi di dollari di investimenti governativi e un budget NASA di 26 miliardi per il 2023. Segue la Cina con 14 miliardi di dollari.
Nei programmi dell’Agenzia Spaziale Europea, il budget 2023 è stato di 7,08 miliardi di euro, di cui 4,9 miliardi di finanziamenti dei singoli stati membri. Il principale contributore è la Germania (1,05 miliardi di euro), seguita dalla Francia (1 miliardo) e Regno Unito (610 milioni). L’Italia è la quarta contributrice in Europa (perde il terzo posto dello scorso anno), con 580 milioni di euro (11,8%, -2 punti percentuali rispetto al 2022).
La filiera italiana dello spazio
Dei 230 milioni di euro che costituiscono il mercato dei servizi di Osservazione della Terra in Italia nel 2023, il 27,5% è stato investito dal settore Energy & Utilities, seguito da Agricoltura (19%) e Finanza e Assicurazioni (16%).
“Il mercato dell’Osservazione della terra, componente rilevante spesso associata all’intera concezione della New Space Economy, registra un aumento che ne consolida l’importanza all’interno della Space Economy nazionale”, spiegano Angelo Cavallo e Camilla Colombo, Responsabili Scientifici dell’Osservatorio Space Economy.
“Il 71% del fatturato delle imprese del settore è generato da forniture al comparto pubblico, mentre il restante 29% grandi imprese, PMI e startup. Un trend che in parte è dovuto alle innumerevoli risorse messe a disposizione tramite bandi pubblici, PNRR in primis”. In termini di distribuzione geografica, il 35% del fatturato è dovuto al commercio interno, mentre il 65% è frutto di relazioni oltreconfine”.
La filiera italiana dello spazio
Secondo un’analisi dell’Osservatorio con il Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio (CTNA) su un campione di 125 imprese italiane della filiera, solo il 10% delle aziende opera esclusivamente nel settore spaziale, mentre il 90% è presente anche in altri comparti, perlopiù aviazione (46%), industria metalmeccanica (44%), ICT ed elettronica (41%), e automobilistico (34%).
La ricerca ha individuato tre archetipi di aziende della filiera spaziale:
- Produttori di hardware: produttori di grandi sistemi spaziali quali satelliti, infrastrutture di terra e infrastrutture per l’esplorazione spaziale
- Produttori ibridi: produttori di componentistica che associano ai loro prodotti servizi, quali formazione per l’utilizzo di software di osservazione della Terra
- Servizi per l’upstream: consulenti, fornitori di servizi e sviluppatori che aiutano le aziende della filiera spaziale italiana a sviluppare i propri prodotti
La difficoltà delle PMI ad interagire con gli enti pubblici si conferma anche nelle collaborazioni avviate. Solo il 35% delle PMI collabora infatti con l’Agenzia Spaziale Europea (a fronte del 67% delle grandi imprese), così come solo il 28% delle PMI ha collaborazioni in essere con l’Agenzia Spaziale Italiana (a fronte del 47% delle grandi imprese), e il 20% delle PMI collabora con enti pubblici centrali (es. ministeri), inferiore rispetto al 47% delle grandi imprese.
Secondo le imprese, le principali tendenze che cambieranno profondamente l’industria spazio e il modello di business delle aziende sono la commercializzazione dello spazio (61%), ovvero il coinvolgimento del settore privato e delle aziende commerciali nello sfruttamento delle attività spaziali, l’avvento di nuove tecnologie provenienti da altri settori (55%) e nuovi attori provenienti da settori (49%).
Trend tecnologici, dai micro-lanciatori al satellite-as-a-service
I trend tecnologici e commerciali del settore spazio sono in continua evoluzione. Anche nel 2023 si è lavorato molto sulla miniaturizzazione dei satelliti per consentire a un numero crescente di entità di lanciare in orbita piccole costellazioni satellitari. L’impatto della miniaturizzazione si estende nell’accesso allo spazio, arrivando alla diffusione dei cosiddetti micro-lanciatori.
Un altro dei temi diventati centrali anche nello spazio è quello dell’intelligenza artificiale. Oltre a migliorare velocità e qualità dell’analisi di immagini che dallo spazio giungono a terra, l’IA è oggi concepita come parte integrante dei sistemi spaziali ed è integrata a bordo di satelliti, riducendo la quantità di dati da trasferire e conservare.
Il 2023 è stato anche l’anno della corsa verso uno spazio sempre più sostenibile: da tecnologie propulsive e materiali innovativi a servizi in orbita. Si sta infine assistendo a un’altra innovazione significativa nel settore aerospaziale con l’avvento dei lanciatori stampati in 3D. Questa tecnologia non solo riduce la complessità dei veicoli spaziali, ma permette anche di abbattere i costi e i tempi di lancio.
Da un punto di vista commerciale si conferma l’interesse per gli In-Orbit Services, che vanno dalla riparazione di satelliti al rifornimento in orbita, passando per la riallocazione orbitale e l’assemblaggio di componenti 3D.
Sull’onda dell’Everything-as-a-Service che continua a caratterizzare i più diffusi business digitali, anche nello spazio si assiste alla diffusione di modelli di business “servitizzati”. Nello specifico si parla di Satellite as a Service (SaaS) e Insight as a Service (IaaS). Il primo fa riferimento alla possibilità di trasmettere dati e usufruire di servizi satellitari, delegando le complesse operazioni satellitari e la raccolta di dati a fornitori terzi. Con il modello IaaS, invece, non solo avviene la trasmissione dei dati satellitari, ma vengono anche condivisi i cosiddetti “actionable insights”, cioè le informazioni operative che derivano da tali dati.