Dell Technologies, il personale è calato del 10% in 12 mesi

Dell Techn sede Riconoscimento editoriale- MajestiX B / Shutterstock.com
L’esercizio chiuso il 2 febbraio ha visto un calo del fatturato del 14%, mentre i dipendenti sono scesi da 133mila a 120mila: un calo doppio rispetto alle aspettative

Il personale di Dell Technologies nei 12 mesi dell’anno fiscale 2024 (3 febbraio 2023-2 febbraio 2024) è calato del 10%, circa 13mila persone, per effetto di due grosse tornate di tagli.

Una è avvenuta in febbraio, e di questa Dell ha reso pubblica l’entità degli esuberi, circa 6mila. L’altra sarebbe avvenuta in agosto, e di questa l’azienda non ha fornito dettagli, ma questa seconda tornata è deducibile dai documenti ufficiali (10-K filing) che le aziende quotate negli USA devono consegnare alla Sec, l’autorità di Borsa.

“Durante l’esercizio 2024 abbiamo messo in atto diverse misure per ridurre i costi, compresa la riduzione delle assunzioni, riorganizzazioni interne e altre azioni”, scrive Dell in un recente 10-k filing. “Queste azioni hanno comportato una riduzione del nostro personale complessivo”.

In effetti dai documenti di bilancio ufficiali il personale di Dell risultava di 133mila persone il 3 febbraio 2023, ed è sceso a 120mila persone il 2 febbraio 2024. Il conto è presto fatto: sono 13mila posti in meno, cioè il 9,8%.

Si tratta di circa il doppio degli esuberi che il mercato si aspettava un anno fa: una differenza che testate come The Register attribuiscono all’andamento peggiore del previsto del mercato PC.

Nell’ultimo anno fiscale (2024), chiuso appunto lo scorso 2 febbraio, Dell ha fatturato 88,4 miliardi di dollari, calando del 14% rispetto all’esercizio 2023, che aveva portato al record di fatturato di sempre per l’azienda: 102,3 miliardi.

Scomponendo nelle principali aree di business, il comparto infrastructure è calato del 12% a 33,8 miliardi, in un anno in cui le aziende enterprise hanno rallentato gli investimenti in quest’area, nonostante il boom dell’AI. Inoltre Dell ha terminato un importante accordo commerciale con VMware a causa dell’acquisizione di quest’ultima da parte di Broadcom.

Invece il comparto Client Solutions è sceso del 16% a 48,9 miliardi.

“Abbiamo generato 7,8 miliardi di cash flow in questo esercizio, restituendo 7 miliardi agli azionisti dal primo trimestre 2023, e siamo ottimisti per il fiscal year 2025, tanto che abbiamo aumentato il dividendo del 20%”, ha detto la CFO Yvonne McGill.

“Il nostro ottimo andamento nel comparto dei server ottimizzati per l’AI continua, con aumenti di ordini del 40% e un backlog praaticamente raddoppiato”, ha dichiarato Jeff Clarke, vice chairman e COO di Dell. “Abbiamo appena iniziato a tastare le opportunità che l’AI ci offre”.

Immagine: riconoscimento editoriale- MajestiX B / Shutterstock.com

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La Cina eliminerà i chip Intel e AMD nei computer governativi: rischio sicurezza

intel arm
La decisione rientra in una chiara strategia di “autosufficienza tech”, che punta a completare la transizione tecnologica ai prodotti di aziende nazionali entro il 2027

Nel nuovo elenco del China Information Security Evaluation Center non sono presenti i chip di AMD e Intel tra quelli approvati dalla Cina come idonei per PC e server governativi. Nel documento stilato a fine 2023, l’architettura x86 è presente, ma solo per quanto riguarda i chip prodotti dalla Shanghai Zhaoxin Integrated Circuit, le cui CPU però non sono all’altezza degli Xeon di Intel o degli Epyc di AMD. Gli altri chip approvati sono basati su architettura Arm o RISC-V.

L’elenco cita anche i sistemi operativi approvati per desktop e server e anche qui non compare nulla di “occidentale” (lo stesso dicasi per i database). I sistemi elencati sono infatti:

  • Galaxy Kirin, un derivato di Linux sviluppato dalla National University of Defense Technology cinese
  • Tongxin OS, una variante di Debian sviluppata dalla UnionTech di Shanghai
  • Fangde OS, un altro Linux nazionale

EU Chip

Il Financial Times, che ha riportato la notizia nei giorni scorsi, ha parlato con alcuni fornitori di informatica in Cina, i quali hanno confermato che stanno in effetti eliminando gradualmente prodotti come i PC Windows. La decisione del governo cinese si inserisce in una chiara strategia di “autosufficienza tech”, che punta a completare la transizione tecnologica verso i prodotti di aziende nazionali entro il 2027 (le ultime stime parlano di circa 90 miliardi di dollari di investimenti entro tre anni perché ciò accada).

E non sono certo buone notizie per Intel e AMD, con la prima che grazie alla Cina genera circa il 27% delle sue vendite su base annua (per AMD la quota è invece attorno al 15%). Inoltre, se al momento la decisione riguarda solo il settore governativo, in futuro potrebbe toccare anche il mercato consumer, con un danno ancora più significativo per il fatturato dei due giganti tech americani.

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