Agli italiani il digitale nella Sanità piace. Ma con riserva
Le tecnologie digitali sono apprezzate ma non altrettanto utilizzate. È una delle conclusioni dell’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità digitale che ha presentato il rapporto Sustainable Health, come il digitale cambia la percezione e il rapporto cittadino-sanità, salute e benessere.
Il rapporto indaga sulle percezioni, punti di vista e comportamenti dei cittadini rispetto al cambiamento in corso nel settore e su quanto la trasformazione digitale possa essere la chiave per la sanità del futuro. La ricerca utilizza l’indice Disitm (Digital Sustainability Index) per analizzare la propensione dei cittadini verso la digitalizzazione e la sostenibilità e analizza i comportamenti degli italiani rispetto ai servizi sanitari, legati alla salute e al benessere, disponibili online o su app.
“La ricerca mette in evidenza come le tecnologie digitali per la sanità vengano positivamente accolte da circa tre quarti della popolazione italiana, ma vengono di fatto usate da solo un terzo di essa”, dichiara Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
“La sempre più larga diffusione di wearable come smartwatch e altri strumenti digitali, ha messo in risalto la necessità di trasparenza su due temi centrali, la gestione della privacy e quella dei dati raccolti. Temi la cui mancanza sostanziale di chiarezza, ad ora, rischia di produrre da una parte un uso dei dati al di là delle aspettative degli utenti meno consapevoli, dall’altra resistenze all’uso di quelli più accorti. A questo si aggiunge il ruolo sempre più centrale della cybersecurity”.
Per il 77% il digitale ha migliorato la sanità
L’indagine della Fondazione mette in evidenza come per il 77% dei cittadini l’avvento delle tecnologie digitali nel settore sanitario ha migliorato il servizio e l’esperienza dell’utente. Questa percentuale è sostanzialmente stabile rispetto a genere, età o titolo di studio, ma varia in base al livello di digitalizzazione dei cittadini e di sensibilità verso i temi della sostenibilità, aumentando in coloro che utilizzano normalmente le tecnologie digitali.
Comunità online: per la ricerca di supporto o informazioni relative al proprio stato di salute, realtà online come forum, gruppi Facebook o siti specializzati sono frequentati da poco meno di un intervistato su cinque (18%).
Fascicolo Sanitario Elettronico e consultazione online dei referti : a utilizzarli, raramente o con regolarità, è in entrambi i casi poco più di un cittadino su tre. L’80% degli intervistati è consapevole dei benefici derivanti dall’utilizzo, mentre ancora un quinto della popolazione non lo conosce. Questi servizi risultano più utilizzati dai cittadini delle aree metropolitane nelle fasce d’età centrali della popolazione, in particolare tra 31 e 44 anni. L’utilizzo diminuisce al decrescere del livello di istruzione e aumenta in modo significativo tra gli utenti con competenze digitali, dimostrando come il driver di adozione sia proprio quello della digitalizzazione.
Ricetta elettronica : l’84% degli italiani considera la ricetta elettronica più comoda rispetto a quella cartacea. La utilizzano prevalentemente cittadini digitalizzati, perlopiù residenti nelle aree metropolitane (86%), con elevata scolarizzazione e nelle fasce d’età più avanzate della popolazione.
Telemedicina : si registrano opinioni contrastanti tra gli intervistati, dovute al fatto che i servizi di telemedicina in ambito ambulatoriale non sono ancora molto diffusi. Mentre per il 79% degli utenti la pandemia, che ne ha incoraggiato l’uso, ne ha anche evidenziato i vantaggi, primo fra tutti la velocità di accesso alle cure rispetto all’assistenza sanitaria tradizionale, dall’altra parte oltre il 70% degli italiani pensa che i servizi di telemedicina sono stati utili nel periodo della pandemia, ma ora dovrebbero essere abbandonati. Sono favorevoli alla telemedicina gli utenti più digitalizzati e attenti alla sostenibilità, ben l’86% degli intervistati, mentre soprattutto i giovanissimi, ovvero l’82% dei cittadini tra i 16 e i 17 anni, pensano debba essere abbandonata. Infine, l’80% degli intervistati riconosce alla telemedicina una funzione sociale importante di aiuto alle persone più fragili: anziani e disabili.
Visite mediche online: il 73% degli italiani pensa che le applicazioni per lo svolgimento di visite online consentono di avere un consulto medico più veloce ed efficace. La pensano così i più giovani: l’84% nella fascia 16 -17 anni, il 75% tra i 18 e i 24, il 76% nella fascia 25-30 anni.
Privacy: i giovani tra i più “confusi”. Gli intervistati ritengono che sia molto importante la tutela della privacy ma, di fronte a una necessità legata alla salute, l’utilità dei servizi online disponibili sovrasta ampiamente la necessità di tutela.
Il 66% degli intervistati ritiene infatti che la propria privacy sia più importante rispetto alla possibilità di utilizzare servizi per il consulto e/o la visita medica on-line se non in presenza di una piena tutela della propria privacy. Allo stesso tempo però, il 76% dichiara che l’utilità del servizio è tale da portarli a mettere la privacy in secondo piano. I giovani sono i più confusi: a ritenere la privacy prioritaria è infatti l’81% della fascia 16-17 anni, l’87% dei quali però, allo stesso tempo, è pronto a metterla in secondo piano di fronte all’utilità dei servizi.
Privacy e resistenze
Tutti i servizi sanitari digitali presi in considerazione nell’indagine (app per la prenotazione di consulenze online, mediche o psicologiche etc, disponibilità farmacie etc) prevedono l’impiego del digitale “solo” per la semplificazione e velocizzazione degli aspetti amministrativi o organizzativi della sanità.
Un’accoglienza favorevole era dunque ipotizzabile, e tuttavia non è generalizzata: ben un quarto degli italiani non sono d’accordo con l’affermazione di un miglioramento del servizio a opera del digitale. È significativo che, mentre nella conoscenza e nell’uso dei singoli servizi sanitari digitali le competenze digitali fanno la differenza, inducendo maggior conoscenza e maggior uso di tali servizi, nella percezione dei vantaggi digitali della medicina del futuro e in particolare della telemedicina, il livello di sostenibilità sembra aiutare più delle competenze digitali.
Nel frattempo sono però ormai sul mercato presidi sanitari digitali indossabili o impiantabili – si pensi solo al sistema digitale di misurazione della glicemia e dell’insulina impiantabile sul braccio – molto più accurati di quelli analogici ma anche molto più invasivi. È legittimo ipotizzare – rilevano da Fondazione per la Sostenibilità Digitale – che la diffusione di simili strumenti digitali acuisca il dibattito sulla privacy e la gestione dei dati così ottenuti, e aumenti anche le resistenze di alcuni pazienti a impiegarli.