In una vicenda che promette di avere ripercussioni significative nel panorama della tassazione delle grandi aziende digitali, l’Agenzia delle Entrate italiana (come riportato da Il Sole 24 Ore) ha avviato un’indagine su una presunta evasione fiscale da parte di Google stimata a circa un miliardo di euro. Una somma notevolmente superiore rispetto ai 306 milioni che la grande G aveva versato nel 2017 per risolvere una precedente controversia fiscale in Italia.

All’epoca, Google utilizzava un intricato sistema di società con sede in Irlanda, Olanda e Bermuda, noto come Double Irish with a Dutch Sandwich per minimizzare il carico fiscale, dal momento che permetteva di dirottare i profitti verso giurisdizioni a bassa tassazione.

Il fulcro della nuova indagine svolta dal Nucleo economico-finanziario della Guardia di Finanza di Milano ruota attorno a un concetto relativamente nuovo nel diritto tributario: la stabile organizzazione materiale. Questo approccio innovativo, già applicato con successo nel caso di Netflix di due anni fa che aveva portato il gigante dello streaming a versare all’erario italiano quasi 56 milioni di euro, rappresenta un cambiamento significativo nel modo in cui le autorità fiscali valutano la presenza di aziende tecnologiche multinazionali in un paese.

Agenzia delle Entrate Google

In sostanza, questo concetto considera l’infrastruttura tecnologica di un’azienda (server, reti e piattaforme digitali) come una forma di presenza fisica (e fiscalmente rilevante) nel paese, anche in assenza di dipendenti o uffici tradizionali.

Le autorità stanno anche esaminando attentamente i pagamenti di royalties effettuati dalla filiale irlandese di Google, che mantiene una presenza stabile in Italia. Questo aspetto dell’indagine potrebbe gettare luce su complesse strutture societarie internazionali utilizzate dalle grandi aziende tecnologiche per ottimizzare il loro carico fiscale.

Sebbene il metodo del Double Irish with a Dutch Sandwich sia stato successivamente smantellato, le autorità italiane sembrano convinte che Google continui ad adottare strategie di ottimizzazione fiscale che meritano un esame approfondito. Questa nuova indagine potrebbe quindi segnare l’inizio di un approccio più rigoroso alla tassazione delle grandi aziende tecnologiche in Italia e potenzialmente in altri paesi europei.