La scorsa settimana un tribunale tedesco ha stabilito che le creazioni generate dall’intelligenza artificiale possono essere brevettate, a condizione che un essere umano sia indicato come inventore. Il caso è stato promosso dall’Artificial Inventor Project, che ha avviato una serie di casi di prova legali pro bono per ottenere i diritti di proprietà intellettuale per i prodotti generati dall’IA in assenza di un inventore o autore umano tradizionale.

L’obiettivo del progetto è stimolare il dialogo sull’impatto dell’IA e di tecnologie simili e di fornire indicazioni su quanto possa essere tutelabile la produzione dell’intelligenza artificiale.

Nel caso della scorsa settimana, il Bundesgerichtshof, il più alto tribunale civile tedesco, ha stabilito che il design di un cestino per il pranzo prodotto da un sistema di intelligenza artificiale chiamato DABUS può essere brevettato. Il richiedente umano, lo scienziato proprietario di DABUS, è stato indicato come inventore, ma nella domanda era chiaro che il prodotto era stato concepito dall’IA.

IA Germania

Ryan Abbott, professore di diritto e scienze della salute presso la Surrey University e membro dell’Artificial Inventor Project, ha dichiarato in un comunicato che la sentenza “ha confermato che un’invenzione generata dall’IA è tutelabile e che una persona fisica può essere indicata come inventore, anche se l’IA è stata utilizzata per generare l’invenzione”.

Mentre il caso tedesco si è concentrato su un cestino per il pranzo, la posta in gioco è ovviamente molto più grande. Una delle questioni più importanti è garantire la trasparenza sulle modalità esatte di produzione di un’invenzione e di stabilire che i prodotti generati dall’IA siano tutelabili. Si vuole che le persone utilizzino l’IA per produrre nuovi farmaci o ottimizzare componenti industriali, perché da questo si ottengono risultati utili. Non si tratta di motivare i singoli individui, ma di motivare le aziende e i professionisti che utilizzano l’IA”, continua Aboott.

La sentenza tedesca potrebbe portare un po’ di chiarezza sui risultati dell’IA, ma non risolve le questioni in corso sugli input e il training dell’IA, soprattutto dopo il caso di GitHub Copilot della scorsa settimana.

Richard Hynes, cofondatore di ManagementStudio, ha dichiarato: “Penso che ChatGTP (e compagnia IA) sia il più grande furto di copyright e di proprietà intellettuale che il mondo abbia mai visto e che i prossimi anni dell’IA saranno dominati da cause legali che stabiliranno se il modo in cui OpenAI e altri hanno acquisito i loro dati di addestramento sia stato illegale”.